Come funziona la politica in I Simpson
Nella puntata in cui Montgomery Burns cerca di farsi eleggere c'è tutta l'idea della politica per I Simpson
Questo articolo è parte della rubrica Tutto quello che so dalla vita l’ho imparato da I Simpson in cui ogni settimana rivediamo, raccontiamo e celebriamo i 50 episodi della serie che riteniamo più significativi.
Due macchine in ogni garage, tre occhi in ogni pesce - La politica in I Simpson, seconda stagione, episodio 4
BURNS: “Che ironia Smithers. Questo clan anonimo di mascelloni trogloditi mi è costato l’elezione, tuttavia se li facessi ammazzare sarei io ad andare in galera. E questa sarebbe democrazia?”
SMITHERS: “Nobile e poetico nella sconfitta signore!”
Lo abbiamo detto più volte che il momento più interessante degli episodi dei Simpson è quasi sempre l’inizio. La serie è caratterizzata da una sorprendente densità, cioè capacità di infilare in poche decine di secondi quello che ad altri richiede minuti, molte informazioni, molte battute e molte delicatezze di sceneggiatura. Gli attacchi spesso sono i momenti più densi in assoluto. In questo episodio è la panoramica iniziale a dire tutto, dal cielo blu con le nuvole, giù attraverso degli alberi sempre un po’ più scialbi e rovinati, fino al livello terra in cui Bart e Lisa pescano in uno squallido acquitrino. La puntata sarà politica e in particolar modo parlerà della politica ecologica. L’inizio lo annuncia.
Dietro di loro arriva Dave Shutton, un personaggio molto presente nelle prime stagioni che nelle intenzioni degli sceneggiatori doveva essere un membro fisso del cast comprimario, al pari di Boe, Kent Brockman o l’uomo fumetto, e invece negli anni è andato sempre più scomparendo. Dave si presenta, anche se non è la prima volta che compare, spiegando di essere un reporter investigativo, lavora per lo Springfield Shopper. Per caso testimonia la pesca da parte di Bart di un pesce con tre occhi. È stupito e al grande Wes Archer, uno dei migliori registi in assoluto che la serie abbia avuto, basta un'altra panoramica (dopo quella iniziale) dal pesce a tre occhi fino alla centrale nucleare lì accanto per spiegare tutto tramite un’associazione. L’articolo di giornale risultante fa il resto (e Bart lo attacca sul libro dei ricordi accanto alla storia della statua che decapitò nella stagione precedente).
A quell’articolo con la foto del pesce a tre occhi ne seguono altri, parte una campagna contro la centrale nucleare e i suoi misfatti guidata da Marie Bailey, amata e rispettata governatrice dello stato dove sta Springfield, l’opposto logico del sindaco Quimby (ha anche il nome e cognome della moglie del protagonista di La vita è meravigliosa, il massimo del buono), un altro personaggio che doveva essere più centrale e invece è stato poi quasi dimenticato nelle stagioni successive. A tutti e due è invece sopravvissuto invece Blinky, il pesce a tre occhi, una delle invenzioni più potenti della serie.
Blinky in realtà era alla sua seconda apparizione, nella puntata della prima stagione "L’Odissea di Homer" lo si vedeva nuotare, e proprio avendolo disegnato così, fugacemente, per una gag, agli sceneggiatori venne voglia di creare un episodio intorno a lui. Renderlo protagonista involontario di una storia che ne dibattesse le origini.
Dietro richiesta della politica arriva alla centrale una temutissima ispezione (“Tienimi Smithers” chiede Burns quando li vede entrare). Appena accesi i contatori Geiger cominciano ad impazzire e nemmeno sono nella struttura. Le successive violazioni di sicurezza sono esilaranti, dalla gomma da masticare per tappare una falla, alla barra di plutonio usata come fermacarte, tubature che perdono acido letale, liquido radioattivo fino alle ginocchia e infine Homer che dorme sul posto di lavoro. A Burns non resta che tentare la carta della corruzione (“Qualcuno deve aver lasciato migliaia e migliaia di dollari buttati lì sul mio tavolinetto, Smithers perché non lasciamo la stanza così quando torneremo il mucchio di soldi non ci sarà più?”) ma non funziona. Le 342 violazioni del codice di sicurezza andranno sistemate per un costo di 560 milioni di dollari.
A questo punto arriva un classico: il fraintendimento con Burns. Più volte nella storia della serie Burns (che ogni volta non ricorda chi sia Homer) per una serie di intrecci ed eventi finisce per pensare che Homer sia un duro lavoratore o un genio e lo prende temporaneamente sotto la sua ala. Qui, ubriaco, incontra a tarda notte Homer nel parcheggio (che in realtà si era addormentato e non era tornato a casa) pensando che sia uno stakanovista come lui. Come avviene a Charlot in Luci della città, il miliardario ubriaco coinvolge il povero nelle sue scorribande serali. In una conversazione franca e secca Homer non volendolo mette nella testa di Burns l’idea di risolvere il problema candidandosi a governatore dello stato, così da fare lui le regole.
Viene così radunato un team di ghostwriter, autori di battute, personal trainer e spin doctor per trasformare il demonio che è il sig. Burns in un uomo da amare (“Perché i miei denti sono così in mostra?” - “Perché sta sorridendo” - “Aaahhh... Eccellente! Esattamente il genere di astuzie per cui vi pago”), e al contrario Mary Bailey in una donna odiata dalla folla. L’esposizione dei meccanismi che regolano davvero le campagne elettorali, cioè la sistematica denigrazione dell’avversario tramite un team dedicato come strategia per la vittoria, sembra poco e scontato ma non lo è.
Il nemico è Mary Bailey ma ancora di più Blinky, il pesce a tre occhi.
Non è la prima volta che in questa serie di articoli su I Simpson ci si trova a parlare della posizione politica della serie e delle contraddizioni. Una squadra di sceneggiatori liberal (tranne John Swartzwelder che sì è sempre dichiarato libertario) con Matt Groening in testa che lavora ad un show in onda su un canale a forte orientamento repubblicano, cioè Fox. Il problema era forte più che altro nei primi anni, quando la mania dei Simpson era potentissima e la squadra di produttori e sceneggiatori non aveva ancora il potere di imporre la propria volontà (per quanto sia chiara l’impronta nella maniera in cui raccontano un mondo in cui i padroni fanno di tutti per vessare i dipendenti e gli ultimi fanno le spese di ogni inefficienza). Nei decenni successivi sempre di più è stato invece preponderante l’orientamento liberal e negli ultimi anni abbiamo visto pezzi di I Simpson in cui venivano apertamente criticate politiche di George W. Bush o questioni relative alla presidenza Trump.
Nella seconda stagione la serie era però nel pieno del successo. La prima era stata un instant classic dalla popolarità potentissima e immediata. Avevano uno slot di messa in onda più conveniente di quello che sarebbe stato quello definitivo (in cui furono spostati proprio perché era chiaro che potevano essere una corazzata) e il marketing relativo ai personaggi sembrava non esaurire mai la domanda. In questa situazione viene scritto l’episodio "Due macchine in ogni garage, tre occhi in ogni pesce", il più dichiaratamente politico delle prime stagioni, in cui il sig. Burns è dichiaratamente modellato su Charles Foster Kane di Quarto potere (un calco che si porterà appresso a lungo ma che qui viene applicato per la prima volta) e in cui si parla di elezioni e di ecologia. Tematiche oggi frequenti e poco sorprendenti ma all’epoca per nulla scontate. Per nulla proprio.
Lo spot televisivo che dà il via alla campagna di Burns è un gioiello. Attacca con un classico, Burns che non sa di essere in onda e parla malissimo degli elettori per poi tramutarsi in amabile difensore degli animali, fa entrare in campo un attore che impersona Charles Darwin e assicura il fatto che il pesce a tre occhi è “un super pesce” per poi chiudere con la mano sul cuore dicendo: “Dite tutto ciò che volete su di me, posso sopportare frecciate e fiondate, ma smettetela di tormentare il povero e indifeso occhioni”. Sul finale la canzoncina “Solo un grullo non darebbe il suo voto a Monty Burns!”.
È un successo presso tutti gli strati della popolazione.
Tutta la campagna sarà una sequela di immagini popolari. Burns che trivella, Burns sopra un carro armato come Michael Dukakis nella campagna del 1988 e va dicendo con conseguente aumento della popolarità. La ciliegina sarà cenare con uno degli impiegati la sera prima della tornata elettorale. Il prescelto, nemmeno a dirlo, è Homer.
La macchina di Burns trasforma la casa mettendo quadri di Burns alle pareti al posto di quelli della famiglia ed istruisce tutti, Lisa inclusa, su come comportarsi. È tutta una farsa artificiosa, tutta una maniera di fregare gli elettori e ce lo raccontano nei modi più viscidi (le foto di Burns con occhi semichiusi e sorrisi faticosi sono una chicca).
Fino a questo punto la puntata ha messo in secondo piano il tema ecologico e si è concentrata sulla propaganda per creare paralleli con le vere campagne. Abbiamo già scritto del carro armato di Dukakis ma c’è anche il titolo preso da una vera frase usata da Herbert Hoover nella campagna del 1928 (“Un pollo in ogni pentola” e “Una macchina in ogni vialetto” per non dire della frase scritta alla lavagna da Bart che nelle repliche è diventata “It’s potato, not potatoe”, facendo riferimento ad una gaffe del vicepresidente Quayle nel 1992, quando corresse ad uno studente delle elementari lo spelling di “potato” facendo quello di “potatoe”.
La famiglia è spaccata, Marge e Lisa sono per Bailey, Homer e Bart sono per Burns. Marge in protesta contro questa forzatura, pianifica di “esprimere se stessa” con la cucina. Nonostante tutta la preparazione, le foto, le domande inginocchiate e il cane che lecca Burns, alla fine Marge servirà a Burns proprio Bilnky (con un finto movimento di macchina enfatico), scatenando il suo disgusto, facendoglielo sputare al primo boccone. E qui, di nuovo, c’è un colpo eccezionale: la stampa segue il pezzo sputato, lo fotografa al rallentatore e scappa via prima che tocchi terra. Burns è finito prima ancora che il fatto avvenga. Una delle migliori descrizioni di sempre del potere mediatico e di come la demagogia (in ogni direzione a favore o contro) sia decisiva più di qualsiasi reale politica o proposta.
È un momento non solo eccezionale per come avviene (una trovata originalissima) ma anche perché oltre ad una testa ha anche un cuore. Marge fa questo dopo aver assistito all’umiliazione della figlia Lisa, pronta a fare domande provocatorie e affilate e invece costretta a memorizzarne una banale e adulatoria. Soprattutto è un momento che rimette Blinky al centro di tutto, che poi era l’obiettivo primario: un focus sulla questione ecologica.
Alla fine Burns grottescamente distruggerà il salotto dei Simpson come fa Charles Foster Kane con la camera della sua fidanzata, promettendo vendette contro la famiglia Simpson, che tuttavia è troppo semplice, non aspira a niente e non c’è nulla che gli possa essere levato.
L’episodio è una bomba anche oggi sebbene ci appaia non così duro nei suoi attacchi perché nel tempo ci siamo abituati a standard maggiori. Tuttavia all’epoca fu davvero forte. In seguito alla messa in onda Blinky diventò un simbolo della lotta ecologista per molti anni. Tanto era infrequente affrontare con questa rabbia e pregnanza il tema che un pesce a tre occhi frutto di mutazione catturò l’immaginario collettivo.
Già nel 1991, un anno dopo la messa in onda, ad Albany un gruppo in lotta per evitare che il governo identificasse come terreno buono per una discarica di materiale tossico parte del loro vicinato si presentò all’incontro mensile della commissione che doveva deliberare il posizionamento del sito con 4 bambini vestiti come i Simpson, una versione cartonata di Blinky e una canzone che raccontava la trama dell’episodio.
Inoltre quando nel 2011 un pesce a tre occhi è stato davvero pescato vicino ad una centrale nucleare in Argentina, il riferimento usato dai media fu subito Blinky.