Com'è Earthlings, il film narrato da Joaquin Phoenix recentemente al centro di un sequestro con 13 ostaggi
Un uomo ha tenuto in ostaggio 13 persone costringendole a vedere il film Earthlings. L'abbiamo visto anche noi e vi diciamo com'è
Stiamo parlando di una storia dai risvolti alla Quentin Tarantino, o alla Woody Allen: un pazzo disposto a tutto pur di mostrare al mondo un film. Un fatto di cronaca di cui possiamo parlare “alla leggera”, e con un pizzico di ironia, solo perché, per fortuna, si è risolto senza vittime e con l’arresto del terrorista.
L’uomo, chiaramente fortemente instabile e disturbato, ha messo fine alla violenza solo dopo che il presidente Volodymyr Zelensky ha invitato i cittadini a vedere Earthlings.
Come prevedibile, si tratta di un documentario “a tesi” in favore dell’antispecismo. La corrente filosofica che propone di considerare il mondo animale con lo stesso valore e status morale dell’uomo. I punti di contatto tra noi e il mondo naturale partono dalla capacità degli animali di sentire, tramite un sistema nervoso, e di interagire con il mondo. Pur non essendo legati dall’appartenenza alla stessa specie, secondo questa filosofia, siamo tutti terrestri (Earthlings appunto) e in quanto tali dobbiamo convivere in parità. Il mondo animale è quindi, per questa linea di pensiero, un’altra “nazione” sulla terra, che non va “invasa” dall’operato dell’uomo.
Il documentario parte da questa premessa, la dà per assodata e condivisa, e concentra il racconto su tutti i momenti in cui invece questa “sovranità” viene violata.
E qui, bisogna ammetterlo, è difficile restare indifferenti.
Nei 15 anni che hanno seguito Earthlings, tutt'ora considerato un documentario manifesto della cultura animalista, altri film, inchieste, scandali, hanno mostrato gli orrori prodotti dalla filiera agroalimentare sulla carne. Siamo ormai abituati a vedere le immagini della caccia alle balene, gli allevamenti intensivi, ma anche la violenza nelle pratiche sportive come la caccia, la pesca o i rodei…
Eppure, ancora oggi, Earthlings è un pugno nello stomaco. Un impatto durissimo con la realtà, non mediata, senza compromessi o censure.
Il regista Shaun Monson ha avuto accesso a una quantità non trascurabile di filmati e registrazioni (più o meno nascoste). Dai macelli alle pescherie, fino alle catene di preparazione del cibo Kosher, ogni luogo diventa scenario di indicibili torture ai danni degli animali.
Se si parte dall’assunto che non vi è differenza nel valore degli esseri umani e del mondo animale, il film risulta un vero e proprio Snuff Movie difficile da dimenticare. Vediamo delfini sgozzati mentre i bambini passano a fianco per andare a scuola, centinaia di cani e gatti randagi uccisi in camere a gas, maiali affogati nei liquami della fossa biologica, mucche ricoperte di piaghe. Tra le immagini più impressionanti quella dei cuccioli di maiale a cui vengono strappati i denti, tagliate le orecchie, coda e genitali senza anestesia, per evitare che cadano vittima di cannibalismo all’interno delle gabbie; o quella dei bambini americani dediti alle loro prime avventure ai rodei.
Il film vuole essere globale e, in quanto tale, è stato distribuito in diverse nazioni, doppiato da attori sempre diversi. Per l’edizione U.S.A ha prestato la voce al film Joaquin Phoenix. L’attore premio Oscar è infatti da sempre impegnato nella difesa degli animali ed è vegano convinto sin dalla più tenera età. Aveva generato ironia, qualche mese fa, la sua campagna anti spreco portata avanti durante la stagione dei premi. Alle musiche il compositore Moby, un altro fervente attivista (si è tatuato sul collo “vegan for life” e supporta attivamente numerose associazioni come la PETA). Quest’ultimo però è assai poco ispirato nella composizione, applicando alle immagini una colonna sonora dalle atmosfere lontane rispetto a quelle viste sullo schermo. Viene il dubbio che, al momento della registrazione, il musicista non avesse ancora visto il film.
La presenza dei due artisti è chiaramente un artificio funzionale solamente alla diffusione e alla creazione di interesse intorno al film, che poco aggiunge alla riuscita complessiva del documentario.
“Make the connection”, l’ultimo invito della voce narrante di Earthlings, è un ideale sottotitolo del progetto, che ha visto nel film Unity il suo sequel e che dovrebbe vedere la conclusione della trilogia quest’anno con Beings. La connessione, che lo spettatore è invitato a fare, è simbolo efficace dell’idea di armonia espressa, ma poco approfondita, nel corso del film.
Il documentario è infatti un manifesto importante, che racconta una realtà dove è difficile non indignarsi. È un grido del regista assolutamente condivisibile e urgente, ma che, in quanto tale, non discute mai con lo spettatore. Afferma solamente.
Earthlings affronta infatti dei temi sicuramente molto rilevanti e difficili da ignorare. L’ecologia, lo sfruttamento delle risorse del capitalismo, la sostenibilità dei nostri consumi, sono interrogativi proposti però con lo shock, mai con la ragione. La visione del mondo rappresentata sullo schermo non tiene conto della complessità. Vive. Sulla rabbia e sull’indignazione, su una mobilitazione senza un piano di azione.
La soluzione offerta dal regista è infatti solo quella di un veganesimo di protesta, e non una radicale (e necessaria) riforma del sistema in cui viviamoLa soluzione offerta dal regista è infatti solo quella di un veganesimo di protesta, e non una radicale (e necessaria) riforma del sistema in cui viviamo. Per questo motivo Earthlings è un forte documentario militante, che ha dalla sua una grande dose di coraggio e sa comunicare un forte senso di urgenza, ma una pessima leva di cambiamento o di riflessione.
L’orrore mostrato rischia di assorbire tutto il (giusto) messaggio. Earthlings è un film estremo, che guarda al bianco e al nero, senza trovare mai il grigio. La natura, ad esempio, quando non torturata è sempre mostrata come idilliaca, mai selvaggia. Il mondo è fatto da torturatori umani ritratti come macchine senza cuore (sarebbe stato interessante sentire la loro voce!).
Guardare Earthlings è come assistere a una conferenza per pochi, che sentiranno il bisogno di diffondere il contenuto ai molti. Non stupisce quindi che il film si possa trovare gratuitamente in molte forme. Addirittura “localizzato” per la nostra nazione con un montaggio ad hoc che sostituisce i cartelli in inglese con quelli in Italiano. È un film che vive fortemente sulla propria community, sul passaparola che essa riesce a generare. Ed è un’opera che interroga fortemente sul rapporto tra l’urgenza dei drammi da comunicare e il linguaggio con cui vengono comunicati. Un modo di fare cinema in trincea e viscerale, che sicuramente, anche dopo i recenti fatti di cronaca, raggiungerà il suo unico obiettivo: scioccare.
Cosa ne pensate di Earthlings? Fatecelo sapere nei commenti.