Come è stato il cinema di Chloé Zhao fino ad ora e cosa aspettarci da Gli Eterni?

Che cosa potrebbe portare Chloé Zhao dall'intimo e realistico Nomadland al kolossal Marvel Gli Eterni? scopriamo lo stile della regista

Condividi
Il successo di Nomadland non è il punto di partenza per Chloé Zhao, ma l’arrivo di una trilogia non dichiarata sulla periferia e sui territori americani. Songs My Brothers Taught Me, The Rider e Nomadland sono parte di un discorso coerente, quasi intrecciato nei tre film della regista. Il salto da queste tre opere a basso budget alla grande produzione Marvel Gli Eterni segnerà per forza di cose una discontinuità rispetto alla prima parte della produzione. L’interesse principale non è però capire quanto ci sarà di diverso tra la storia di una nomade in cerca di sé e la cosmogonia dell’MCU (quasi tutto), bensì quanto Chloé Zhao riuscirà a mettere di suo ne Gli Eterni

I suoi primi tre film sono dei western moderni, con i viaggiatori come nuovi pionieri e i giovani domatori di tori come eroi antichi delle città nel deserto. Con un’epica tutta sua, Zhao eleva a miti i piccoli, le persone ai margini delle grandi metropoli, ma pienamente immerse nell’armonia con la natura. È un cinema molto simile a quello di Malick. Pur non condividendone la spinta filosofica (che cerca in tutto le domande), Nomadland ama l’essere umano e lo osserva con fare documentaristico. Non giudica i personaggi, non prende posizione, ma cerca di metterli in contrasto con le creazioni naturali.

In Songs My Brothers Taught Me questo contrasto è delegato alla voglia di partire di uno dei protagonisti. Vuole lasciare la riserva per nativi americani, in cui vive da sempre, per raggiungere la California. La natura selvaggia che lo circonda entra però a far parte di quello che è. Non la può lasciare. La pochezza di risorse non è un limite, ma una dimensione in cui si ritrova la più limpida espressione dell’esistenza.

In The Rider la carne e la finitezza sono al centro sin dalla prima inquadratura di un corpo ferito, un cranio con profonde cicatrici. Segni quasi animaleschi di una continua lotta: quella con i tori, come professione, ma anche simbolicamente quella per abbracciare il lato primordiale - e quindi quello più libero -. 

Gli Eterni ha bisogno di tutto questo. Non si può inquadrare il grande senza il piccolo. Serve una scala, una dimensione di fragilità e una di maestosità. In Nomadland Fern, il personaggio interpretato da Frances McDormand cammina in un lungo piano sequenza in un campo dove alloggiano van e roulotte. La prospettiva indirizza lo sguardo verso l’orizzonte mentre in primo piano cammina la donna. Le sue dimensioni nell’inquadratura sono come quelle delle montagne sullo sfondo, ma il sole che la illumina conferisce la suggestione di essere al cospetto di mistero cosmico oltre la percezione.

Nella mitologia Marvel i limiti sono più importanti dei modi in cui vengono superati. Sarà necessario allora per Gli Eterni adottare una prospettiva bassa, ritrovare la fragilità in mezzo agli esseri in grado di creare o spazzare via mondi.

Gli Eterni
Il produttore Kevin Feige ha più volte lodato l’insistenza di Zhao per girare in location reali. Dopo avere visto Nomadland è diventato ancora più chiaro - usiamo le parole sue - che le immagini spettacolari e maestose della natura sono una cifra stilistica personale portata dentro la Marvel.

Chloé Zhao gira con agilità, con una troupe leggera di tre o quattro elementi dietro la macchina da presa, per potere adattare le scene a quello che la realtà propone. Un tramonto, una tempesta, il soffio del vento o le reazioni spontanee delle persone non sono elementi che possono essere pianificati, ma che accompagnano gli eventi di finzione. Nomadland, ma anche i suoi film precedenti, mischiano la realtà con una trama di finzione. L’uso di attori non professionisti è un segno chiaro di questa ricerca di oggettività.

Ovviamente per Gli Eterni tutto questo non sarà possibile, e nemmeno conveniente, ma in un’intervista rilasciata a Variety dopo la vittoria dei premi Oscar, la regista ha raccontato che le cose non sono cambiate più di tanto in termini di presenza sul set. “Sin dall’inizio la Marvel sapeva come volevo girare il film, il modo in cui lo volevo riprendere. Non potevano esserci centinaia di persone in giro. Così si sono adattati molto al modo in cui volevo venisse gestito il set” dice la regista, sostenendo di essere riuscita a ricreare l’aspetto intimo e agile delle riprese, pur avendo una storia di scala epica. 

Sempre nell’intervista Zhao spiega che Gli Eterni prenderà spunto direttamente da Jack Kirby:

La sua immaginazione, il suo incredibile lavoro, sono le basi del film. Oltre a questo c’è tutto quello che i Marvel Studios hanno costruito, questo viaggio incredibile che sta proseguendo. E ancora più sopra ci sono io come un fan dell’MCU. E poi io come fan del genere, ma anche come una persona cresciuta con i film di fantascienza, con i manga e i fantasy. Come possiamo realizzare questo melting pot e inventarci qualcosa che abbia un tono diverso? È stata una cosa emozionante; tutti noi siamo entrati nel progetto volendo fare queste cose. Vedremo.

Songs my brother taught me Chloe Zhao gli eterni

In Songs My Brothers Taught Me e The Rider ha una grande importanza il retroterra di storie e leggende delle comunità. È come se ogni giorno i gruppi di persone rappresentati contribuissero a costruire la propria mitologia. La struttura delle società di questi due film, ma anche quella “liquida” di Nomadland, viene spontanea e da rapporti naturali. C’è tanta solidarietà verso un nemico non ben definito, forse attribuibile all’esistenza stessa. Anche la morte però non è annichilimento e oblio, ma un fatto naturale vissuto con serenità. 

L’intreccio di Songs My Brothers Taught Me prende il via dalla morte di un uomo, un padre assente con innumerevoli figli sparsi in tutta la comunità. Il film mostra una sorta di grande famiglia estesa per tutta la riserva. C’è un senso di fratellanza che attraversa tutte le figure che popolano lo schermo. Questo è un aspetto che avvicina molto alla concezione dei miti antichi, dove gli dei generano una progenie infinita o dove la sorte di uno è intrecciata con quella dell’altro tramite legami di sangue, spesso non noti. 

Questo è un altro aspetto che la Marvel potrebbe avere cercato in Chloé Zhao: ovvero la capacità di ricucire fili, senza però spiegare tutto. Il modo in cui suggerisce connessioni logiche, legami tra oggetti, persone, e natura, comprendendo allo stesso tempo il passato e il futuro. In Nomadland questa sua abilità è espressa nella scena della visita al parco nazionale Badlands.

McDormand si avvicina alla riproduzione di un dinosauro enorme. Lei è lì, ora, in quel preciso istante, a contemplare un’immagine del passato che la sovrasta. Poco dopo i turisti verranno invitati a tendere la mano destra e a raccogliere dell’invisibile polvere di stelle. Un oggetto che arriva dal passato del cosmo fino al nostro presente oggi. Sappiamo che Gli Eterni abbraccerà, non a caso, diverse ere Marvel.

Questo modo di concepire l’infinito attraverso piccoli oggetti è perfetto per un universo che per dieci anni ha ruotato intorno a sei gemme. 

Presumibilmente Gli Eterni non prenderà molto di quello che ha caratterizzato le prime mosse della regista. Ma il giusto. Non ci sarà da aspettarsi un film spontaneo o improvvisato. Non ci sarà nemmeno l’uso del tempo di Nomadland, come un lento lasciare che le cose accadano senza una rigida consequenzialità. Quello che Gli Eterni promette di prendere dalla visione della regista è quel senso di infinito, quella capacità di gioire di fronte alle galassie immortali, così come ascoltando il rumore di un uovo che si schiude. In fondo, le meraviglie, sono proprio il cuore della Marvel che brilla quando è capace di trovare la vita vera nella finzione. 

Continua a leggere su BadTaste