Come dovrebbe essere un film di Dungeons & Dragons

In attesa di scoprire qualcosa di più sull'adattamento prodotto da Jeremy Latcham, riflettiamo su come dovrebbe essere un film di Dungeons & Dragons

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Dungeons & Dragons: il gioco di ruolo ideato da Gary Gygax e Dave Arneson che da quasi cinquant’anni appassiona milioni e milioni di giocatori di tutte le età in tutto il mondo conosce una nuova primavera in questi anni. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso nell’aria: la quinta edizione del gioco di ruolo più famoso del mondo, edita da Wizards of the Coast negli USA e da Asmodee Italia nel nostro paese, ha saputo non solo rinnovare l’interesse e l’entusiasmo nei canali e presso il pubblico ad esso tradizionalmente associato, quello dei giocatori, delle fiere specializzate e delle convention. Per la prima volta, tramite iniziative di qualità, il supporto di nomi celebri (spesso a loro volta giocatori e appassionati) e il sostegno delle nuove tecnologie e dei social media, D&D inizia a far parlare di sé e a farsi conoscere anche presso una buona fetta di pubblico generalista e le iniziative multimediali che lo vedono protagonista si moltiplicano: romanzi, fumetti, videogiochi e... film?

Proprio così. Da qualche anno si parla di un approdo (o meglio, un ritorno) di Dungeons & Dragons sul grande schermo, voci che hanno trovato conferme proprio nei giorni scorsi con l’annuncio della prosecuzione di una potenziale pellicola a tema D&D. Sul film in questione si sa poco o nulla ed è presto per poter discutere di elementi effettivi. Ma vuoi per dare sfogo all’entusiasmo, vuoi per esorcizzare i timori, può essere divertente radunare la “compagnia” degli appassionati e mettersi in viaggio per esplorare le ipotesi, i desideri, le aspettative e i timori legati a una futuribile trasposizione sul grande schermo.

Come dovrebbe essere un film di Dungeons & Dragons? Proviamo a scoprirlo.

Passato Imperfetto

Forse i primi paletti da porre riguardano ciò che un buon film non deve essere: il passato remoto o prossimo di D&D sullo schermo non è dei più felici. La serie di film Dungeons & Dragons: Il gioco ha inizio, risalente ai primi anni 2000 e scivolata gradualmente dalla produzione cinematografica a quella home video e prendeva dell’universo di D&D solo gli elementi di facciata e si perdeva in trame, personaggi e situazioni bambinesche o di dubbio gusto, messe su pellicola da chi poco conosceva o poco aveva a cuore la materia d’origine.

Caso diverso ma altrettanto sfortunato quello di Dragonlance: i draghi del crepuscolo d’autunno, l’adattamento in animazione del primo capitolo della saga di Margaret Weis e Tracy Hickman, partito con le migliori intenzioni e con un cast di voci di prim’ordine, ma sottoposto a un drammatico e progressivo taglio al budget che ha finito per ridurre la qualità dell’animazione fino a livelli sconvenienti.

In breve, il primo auspicio di tutti gli appassionati è che sia fatto un investimento serio sulla pellicola, che garantisca una produzione di qualità. Per prima cosa, che dimostri rispetto e competenza nei confronti dell’universo cartaceo a cui attinge, e poi che magari ponga le basi per quelle che sono le parole magiche del cinema di intrattenimento del nuovo decennio: un cinematic universe che possa dare vita a future storie. È un’ambizione nel mirino di molti e un termine che forse viene abusato di questi tempi, ma se serve un universo narrativo in grado di reggere un’operazione di questo genere su spalle solide, quello di Dungeons & Dragons ha senz’altro i requisiti per farlo.

dragonlance

Ambientazione

D&D ha molti mondi e ambientazioni da sondare, e quasi tutti esotici e meravigliosi quanto basta da fare colpo sul grande schermo. Tuttavia, sebbene ognuno abbia i suoi preferiti e tutte le ambientazioni abbiano un impatto visivo strabiliante in grado di farsi valere sul grande schermo, a conti fatti i candidati più adatti alla trasposizione sul grande schermo restano due.

La prima ambientazione non può che essere Forgotten Realms, quella più vasta e variegata da poter accogliere ogni genere di storia originale (basti pensare che è il setting che ha ospitato tutte le principali produzioni multimediali degli ultimi anni, dai videogames ai fumetti ai romanzi). Il Faerûn è anche la terra popolata da personaggi famosi e carismatici che saprebbero coinvolgere un pubblico generalista e imporsi sul grande schermo, dall’elfo oscuro Drizzt Do’Urden al mago Elminster, dal beholder Xanathar al necromante Szass Tam.

Lo segue da vicino la già citata ambientazione di Dragonlance, che ha dalla sua il fattore epico e grandioso già impresso nel suo DNA e può contare a sua volta su una schiera di personaggi che non mancherebbero di fare breccia nel cuore del grande pubblico, dal mago Raistlin al kender Tasslehoff Burrfoot, fino alla conturbante signora dei draghi Kitiara Uth Matar. Gioca a suo svantaggio però una minore libertà narrativa, dato che una pellicola su Dragonlance sarebbe pressoché costretta a vertere su un adattamento dei relativi romanzi anziché su una storia originale. Assai probabile quindi che i draghi di Krynn debbano cedere il passo ai Reami Dimenticati.

Dungeons & Dragons: La Serie Animata?

In un mondo dove il gioco di Dungeons & Dragons nella mente del pubblico generalista è legato a doppio filo ai ragazzini di Stranger Things è possibile esimersi dal connubio ragazzi/giocatori trasportati in un mondo fantastico? Tanto più se il tema in questione è legato a un’altra colonna portante dell’immaginario collettivo per quella fetta di pubblico che più bambina non è, la serie animata di D&D prodotta nel 1983 dagli sforzi congiunti della Marvel Productions e della TSR, la casa editrice che all’epoca pubblicava i manuali di D&D. In quella serie, palesemente dedicata a un pubblico molto giovane, un gruppo di ragazzini, salito sulla giostra di un luna park a tema Dungeons & Dragons, si ritrovavano trasportati in un mondo fantastico e trasfigurati nelle razze e nelle classi tipiche del gioco (mago, ladro, elfo, e così via). Il gruppo affrontava mostri e sfide di taglio fantasy alla ricerca di un modo per tornare a strada.

Il fascino della vecchia serie animata non va sottovalutato: fa luccicare gli occhi a molti ragazzini dell’epoca che oggi costituiscono una fetta molto appetibile di pubblico adulto e in certe nazioni, come per esempio il Brasile, è radicato nell’immaginario collettivo al punto di ispirare a distanza di quarant’anni spot pubblicitari a tema...

In ultima analisi, tuttavia, il connubio tra protagonisti ragazzini e trama fantastica, da Narnia in giù, è sempre stato legato a storie di taglio più infantile e una scelta del genere finirebbe per privare il film del suo taglio più epico e universale, quindi sarebbe più saggio evitarlo (tenendo in serbo magari l’operazione per un ipotetico adattamento cinematografico di DIE dell’autore inglese Kieron Gillen, che tratta l’argomento mescolando D&D alle atmosfere horror di IT!). Questo non significa che un cameo o una breve apparizione di un certo unicorno o di un Dungeon Master non debbano trovare posto in una vicenda di più ampio respiro. Anzi, sarebbe del tutto auspicabile!

Arkhan il Crudele e il Suo Creatore

Molti sono i fattori che hanno portato Dungeons & Dragons alla rinascita odierna e analizzarli in questa sede non sarebbe né utile né rilevante. Tuttavia, di certo tra di essi rientra la “moral suasion” condotta dall’attore americano Joe Manganiello, appassionato e giocatore di vecchia data. Manganiello è uno dei protagonisti di Critical Role, la serie web che vede varie celebrità giocare a una campagna di Dungeons & Dragons davanti alle telecamere, ma soprattutto si è “speso” per divulgare il gioco e farlo conoscere al di fuori dei canali ad esso tradizionalmente riservati e proporlo a un pubblico più vasto: in una sola parola, per “sdoganarlo”.

La campagna di divulgazione di Manganiello è appassionata e costante, al punto che è quasi sicuro che una qualsiasi futura produzione di rilievo sarà dovuta almeno in parte al suo infaticabile supporto. Se così fosse (ma anche se la pellicola dovesse percorrere altri sentieri) sarebbe divertente, nonché una forma di ringraziamento apprezzabile, ritagliare un piccolo ruolo per Arkham il Crudele, il tetro dragonide paladino che Joe interpreta in Critical Role, o riservargli comunque all’attore un’apparizione di qualche tipo all’interno della pellicola.

dungeons and dragons joe manganiello

Spirito e Atmosfera

Tuttavia, giunti in fondo a questa lista dei desideri, quello che più conta è l’anima del film. Quali emozioni, quale taglio, quale spirito dovrebbe avere un film di Dungeons & Dragons per restituire agli appassionati le emozioni che provano al tavolo da gioco e per “spiegare” al grande pubblico la natura dell’esperienza ludica e recitativa dell’originale? Naturalmente, ognuno avrà la sua risposta personale a questa domanda e voler definire uno stile troppo preciso o dettagliato rischierebbe di essere presuntuoso e pretenzioso.

Rimanendo tuttavia su linee e concetti molto generali, è forse possibile definire almeno alcuni temi a grandi linee. Abbiamo già detto che sarebbe meglio non concentrarsi eccessivamente su temi e atmosfere giovanili o per ragazzi, nella speranza di poter proporre una storia di taglio più universale. Una tentazione facile sarebbe quella di seguire le orme di un’epopea fantasy epica e gloriosa come quella de Il Signore degli Anelli, eppure, forse non è nemmeno quella la strada da seguire. Un ingrediente essenziale di D&D è anche la sua ironia, che pur non dovendo prendere il sopravvento, non dovrebbe mancare da una pellicola che si prefiggesse il compito di portare sullo schermo le atmosfere dei tavoli di gioco. Un’epopea troppo seria o drammatica finirebbe inevitabilmente per suscitare un confronto con la trilogia tolkieniana, confronto diretto non solo da evitare, ma anche inapplicabile per la natura diversa dei due universi.

Una strada che ben si addica allo spirito di Dungeons & Dragons potrebbe essere in fin dei conti uno spirito non troppo dissimile dalle pellicole dell’Universo Marvel: storie dove personaggi e trame abbiano una loro dimensione ironica e scanzonata, ma dove questi temi sappiano anche farsi da parte per lasciare il posto all’epica e alla maestosità delle battaglie al momento opportuno.

È sperare troppo? Il tempo lo dirà, ma in attesa di scoprire cosa ci riserva l’esperienza sul grande schermo, nulla ci vieta di esprimere i nostri desideri... e i desideri, lo sanno tutti, sono gli incantesimi più ambiti sulla lista di ogni mago che si rispetti!

Si ringrazia Christian “Zoltar” Bellomo per la preziosa collaborazione nella stesura dell’articolo

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