Come Clint Eastwood dirige i suoi film
Giurato numero 2 sarà l'ultimo film diretto da Clint Eastwood. Cosa si dice di lui sul set, come ama lavorare e perché incarna un modo di fare cinema classico ormai al tramonto
Giurato numero 2 sarà l’ultimo film diretto da Clint Eastwood. Nonostante non sia solito agli annunci di ritiro poi disattesi (dopo Gran Torino disse di voler smettere come attore, salvo poi ritornare più volte sullo schermo), è molto probabile che questa volta sia tutto vero. A 94 anni Clint Eastwood ci consegna la sua ultima opera e con lui sembra salutarci l’ultimo interprete dello stile e del pensiero proprio della Hollywood classica. Un autore che fa film con l’etica lavorativa degli artigiani che hanno reso grande l’industria. Uno che ha attraversato molte epoche rimanendo saldo di fronte all’alternarsi di correnti, stili, visioni di cinema.
Da attore, sa dirigere gli attori. Ama circondarsi di professionisti affidabili, non tanto per avere i volti delle star che portano il pubblico in sala, ma per poter lavorare bene con quello che ha, rapido, efficiente, per valorizzare la storia che deve girare. I suoi eroi, spesso alle prese con dilemmi etici, nascono da quello che l’attore riesce a fare con la storia, non dagli artifici della regia, spesso al minimo. Un cinema austero, senza manierismi. Eppure, sin dalla sua prima regia di Brivido nella notte (Play Misty for Me), Eastwood ha dimostrato di amare e guardare il cinema, di assorbirlo e di riportarlo, a modo suo, nei suoi film. È un regista capace di lavorare con la tensione, ma anche di infilarsi in interessanti sperimentazioni narrative, come ad esempio il dittico Flags of Our Fathers - Lettere da Iwo Jima. Riesce a fare film di cuore pur avendo uomini duri come protagonisti (Gli spietati, Gran Torino). Storie dalla spiccata visione politica (American Sniper, Cry Macho) e thriller appassionanti (Mystic River).
Ecco quello che sappiamo, da interviste e dietro le quinte, su come Clint ha ottenuto lo “stile Eastwood”. La potremmo definire come la dedizione assoluta alla creazione di un racconto significativo dal punto di vista umano mischiata a un rigore lavorativo netto. Partiamo dalla caratteristica principale: Eastwood non lascia il set. Neanche quando scoppia un incendio, come accaduto durante la lavorazione di Giurato numero 2. Gli Hollywood Studios della Warner Bros sono stati evacuati, ma Eastwood ha voluto finire di girare la scena prima di mettersi in sicurezza.
Pochi ciak, si lavora leggeri
Affidabile, versatile, serio e prolifico. Eastwood incarna quello che potrebbe essere l’uomo di Vitruvio dei registi come li intende Hollywood. Uno che rispetta sia i tempi che il budget, che riesce a imbroccare successi e a convincere gli attori a lavorare con lui.
La strategia che mette in atto per rispettare le scadenze è quella di lavorare con una troupe composta solo dalle persone essenziali. Gli serve creare un ritmo sul set molto rigoroso, quasi da produzione televisiva con consegne strettissime, per fare questo raramente chiede più di un paio di take.
Il suo stile di regie è più vicino a quello di Don Siegel che a quello più caotico di Sergio Leone che lo infastidiva molto. Per Eastwood le battute devono essere pronunciate dando l’idea che siano scaturite da quel momento della storia, non pensate in anticipo. Per fare questo è buona cosa che gli attori non ripetano più volte le battute. Buona la prima insomma. Si lavora rapidi e si spende meno.
L’atmosfera sul set
La produzione va spedita, ma l’atmosfera lavorando con Eastwood è calma e rilassata. Non ama gridare “luci, motore, azione”, tutti sanno quando si sta girando senza che venga declamato. Basta un gesto, un invito al silenzio, e tutta la troupe si mette al lavoro. Come regista, dicono gli attori che hanno lavorato con lui, appare sempre sicuro di sé grazie alla preparazione prima di andare a girare che permette di avere le idee chiare su cosa vuole ottenere.
La sceneggiatura è il timone del film. Non va sul set senza averla pronta, non ama riscrivere o rigirare. Questo modo di gestire il set dà alle sequenze un aspetto a volte grezzo, come è evidente nei suoi film più recenti. Non è un regista che cerca la perfezione, ma prova a lavorare al meglio con quello che ha.
Clint Eastwood musicista
Sono fondamentali anche i collaboratori fedeli. Clint Eastwood ama circondarsi di persone che lavorano bene con lui. Fedelissimo è il montatore Joel Cox, così come il direttore della fotografia Tom Stern. Eastwood ama poi comporre brani delle colonne sonore dei suoi film. Un autore a tutto tondo che preferisce però affidarsi alle sceneggiature altrui, pur collaborando attivamente alla stesura.
Con Giurato numero 2 Clint Eastwood chiude il suo viaggio nel cinema. Lo chiude come un tutto fare, una figura unica e insuperabile, che non sembra tanto nato per il cinema, bensì nato dal cinema stesso.