Come Christopher Lee faceva "Christopher Lee": una analisi della sua scena più vista

Frame by frame il ruolo più amato di Christopher Lee, la battaglia tra Saruman e Gandalf tra improvvisi cambi di ritmo, sguardi e una pacata meschinità

Critico e giornalista cinematografico


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È un bellissimo movimento di macchina (bello svelto e rapido) in avvicinamento a Christopher Lee quello che apre la scena più vista su YouTube che lo riguarda. Si tratta della battaglia tra Saruman e Gandalf tratta da Il signore degli anelli - La compagnia dell’anello, 481.000 visualizzazioni ad oggi che sono probabilmente destinate a salire nelle prossime ore, dopo l'annuncio della sua morte a 93 anni.

È una casualità bellissima quella che vuole la sua clip più vista iniziare con un avvicinamento al suo fisico, seduto ma minaccioso. Arrivato vicino Peter Jackson rallenta e con morbidezza gli gira intorno per finire sul suo volto, sta già parlando con l’atteggiamento di un Dracula più ancestrale e magico, un colosso della magia che non ha ancora svelato il maligno da cui è animato.

Bianco, bianchissimo in un ambiente scuro fotografato a dominante blu, sembra brillare di pulito. Assolutamente innaturale, lindo negli abiti e nei capelli e incredibile nelle espressioni che se avessero un colore sarebbe ovviamente il nero. Intanto il magnetismo che ha caratterizzato tutti i suoi ruoli agisce.

Tutta la prima battuta è scandita con profondità e un’eco innaturale, fino ad arrivare a “...flesh”, ultimo vocabolo della prima battuta su cui tira una frenata, rallenta di colpo. Fantastico! Attore d’altri tempi, formatosi in teatro Lee conosce la potenza della ritmica (guardate la sua lettura di un poema di Nightmare before Christmas, puro ritmo incalzante, accelerate e frenate espressive), le frasi non vanno necessariamente pronunciate con lo stesso passo ma questo può cambiare a seconda del punto in cui ci si trova. In questa prima battuta lo fa in chiusura, per sottolinare gli ultimi vocaboli l’elenco di cose attraverso le quali vede il signore di Mordor: nuvole, ombre, terra e carne. Un elenco di elementi improbabili, l’ultimo dei quali è il più terrificante e strascicato, sembra non finire mai.

Dopo il fenomenale incipit “100% Lee”, perfetta dimostrazione della sua maestria e di perchè sia il re dei villain (come ha spiegato bene Francesco Alò) di come raggiunga quel carisma che stimola ognuno a voler guardare lui quando è in scena, comincia un duetto con Ian McKellen, un gioco di inganni gustosissimo in cui le atmosfere hanno già detto tutto (Saruman non sta con i buoni, punto e basta) ma le parole lentamente arrivano a dare conferma. Tra i dolly sghembi di Peter Jackson Gandalf comincia ad intuire qualcosa, i due si avvicinano al Palantir e Christopher Lee si siede di nuovo. A 1:20 inizia un’altra battuta che chiuderà con un fenomenale “black” che strascica come “flesh”, chiudendo con un suono duro pastosissimo, profondo come la notte. “Nero”, “Carne” istintivamente l’attore traccia una serie di parole chiave che sottolinea con le sue espressioni e con la lentezza che contraddistingue la sua idea di male.

Una volta rivelata la fazione con la quale si è schierato, chiude le uscite a Gandalf e poi, bellissimo, a 1:51 gli scappa un po’ di accento tra il sassone e lo slavo (draculesco) su “Sauron”. Non ha nessun senso (nei film fantasy si parla britannico per definizione) ma è perfetto, una sporcatura spontanea che funziona.

La scena arriva fino a 2 minuti e 25 secondi nella semi-immobilità, Lee è quasi sempre seduto e si prediligono i primi o addirittura primissimi piani da dialogo. Quando di colpo invece scoppia l’azione tutto è scatenato da un’espressione di sforzo, una in cui il volto di Lee “si apre” tra magia e furia. Mentre Ian McKellen punta sulla foga e la furia per l’inizio della battaglia, Lee regala a Jackson un primissimo piano, un “Sergio Leone” (inquadratura dei soli occhi) che non poteva non finire nel montaggio finale, se fosse un manga avrebbe i raggi tutto intorno al contorno occhi.

Si susseguono primi piani densi di dolore e una festa di controfigure che rimbalzano da tutte le parti del set fino alla chiusa spettacolare in crescendo, con musica (e Gandalf) a salire.

Saruman compare pochissimo in La compagnia dell’anello e in assoluto in tutto Il signore degli anelli, non ha il tempo sullo schermo degli altri grandi protagonisti eppure è indimenticabile. Nonostante molto di quel che lo rende un personaggio epico nel libro non stia nel film, sono momenti come questi, attimi in cui Lee troneggia e fa propria la scena attraverso tempistiche, ritmiche e espressioni talmente perfette da diventare irrinunciabili per il regista che lo rendono indimenticabile anche sullo schermo.

È questo complesso di piccole scelte e intuizioni che definisce ciò che chiamiamo la “statura” di un attore. È per questo che chi conosce il cinema vuole Christopher Lee anche in una parte piccola (lui non amava l’espressione “parte piccola”, specie se riferita a se stesso, preferiva “ruolo breve”), è per questo che è diventato un nome memorabile per tutti, perchè conosce come funziona il cinema, sa cosa fare ed è in grado di farlo. In tutti i ruoli.

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