Come Charlize Theron ha rivoluzionato la sua carriera e l’action mettendo al centro il suo corpo
Charlize Theron ha interpretato iconiche eroine action. Ma tutta la sua carriera è una grande riflessione sul corpo e il movimento
Attraenti e letali, direbbe un copywriter degli anni ’90.
Una storia drammatica
L’inizio non fu dei più facili, come raccontano le molte cronache da tabloid, con toni spesso troppo sensazionalistici. Charlize crebbe in Sudafrica, a Johannesburg, con una madre premurosa e un padre alcolizzato. Nel 1991 l’uomo entrò in casa ubriaco e armato di pistola e si mise a sparare. La madre difese la figlia, riuscì a prendere la pistola all’uomo e lo uccise. Un fatto che, ovviamente, ha segnato il carattere della ragazza, solitaria e in difficoltà per tutta la giovinezza. Un evento traumatico spesso esteriorizzato nei ruoli ricoperti sul grande schermo.
Ma la carriera di ballerina fu subito interrotta dal cinema. Il successo arrivò nel 1990 quando entrò nel cast de L’avvocato del diavolo, dove condivise il set con Keanu Reeves. Ironicamente, la carriera successiva di entrambi vide alti e bassi con un rilancio quasi in contemporanea grazie proprio al genere action.
Il corpo, dicevamo, è indagato, respinto, amato in tutte le grandi tappe fondamentali della sua carriera. Le deformazioni del volto di Aileen Wuornos da lei interpretato in Monster di Patty Jenkins, le sono valse il Premio Oscar come Miglior Attrice nel 2004. L’interpretazione della serial killer, condannata a morte per avere compiuto 6 omicidi, le dà potere ad Hollywood e la eleva allo status di attrice “vera”, capace di ruoli complessi e tridimensionali. Ed è qui che Charlize spiazza tutti e rilancia per la prima volta i suoi piani al cinema.
Il progetto successivo però non va proprio come previsto. Æon Flux - Il futuro ha inizio piace a pochi e si rivela un sonoro flop. Eppure le intenzioni dietro al film sono chiare: creare un’eroina iconica, a partire dall’attrice del momento, coniugare sensualità, effetti speciali e botte per dare il via a un nuovo franchise multimediale “alla Matrix”.
Come ha recentemente dichiarato in un’intervista, per Charlize Theron quel film ha sempre rappresentato una delle occasioni da prendere o lasciare. L’attrice si era già messa alla prova nelle scene adrenaliniche del ben più riuscito The Italian Job, ma non aveva mai avuto l’occasione di condurre da sola un intero blockbuster.
Quello delle armi e delle corse forsennate era un vestito cucito su misura per lei, e lo si era già capito da tempo. Si racconta che durante la preproduzione di The Italian Job le vennero messe in agenda 6 settimane di preparazione in più rispetto ai colleghi uomini. Questa scelta fu per lei un insulto, tanto che Charlize, per reazione, raccolse energie, coraggio e determinazione ed eseguì da sola tutti gli stunt che le vennero concessi.
Nel primo decennio degli anni 2000 la sua carriera procedette attraverso due linee parallele. Una più strettamente commerciale e popolare, con titoli come Hankock, o Biancaneve e il cacciatore (nel 2012); una legata al cinema indipendente d’autore. Eppure non è difficile rivedere la presenza degli estremi tematici che delineeranno la sua successiva produzione. North Country - Storia di Josey è il ritratto di una donna forte che combatte contro l’ignoranza e le violenze sessiste della provincia americana; Nella valle di Elah è un duro film di guerra, mentre in The Burning Plain - Il confine della solitudine, da lei anche prodotto, interpreta una giovane donna dal passato drammatico e violento.
Atomica e Furiosa
Usare l’esterno per mostrare l’interno. Bellissima, ma costantemente imbruttita. La sua carriera raggiunge il culmine con un personaggio che sembra la somma di tutto ciò che è venuto prima: Furiosa. La co-protagonista (o protagonista) di Mad Max: Fury Road è una donna violenta perché violentata. Mutilata, ma incontenibile. Silenziosa e letale, diametralmente opposta all’immagine stereotipata della donna del cinema classico: seduttrice attraverso le parole. Il personaggio rappresenta per la Theron una, rara, seconda occasione per portare sullo schermo tutto quello che non era riuscito a fare Æon Flux: creare un personaggio femminile iconico e indimenticabile capace di reggere sulle spalle infiniti possibili spin off. Ma soprattutto dimostrare al mondo che un’azione diversa è possibile. Un ruolo girato in condizione estreme alla soglia dei quarant’anni. Una vera e propria rinascita come icona di una rivoluzione al femminile per Hollywood.
Da quel momento Charlize, che ha rivestito il ruolo di produttrice in molti dei film a cui ha preso parte, decide di orientare le sue scelte per diventare una star d’azione di serie A. Si diverte tantissimo, e si vede, a interpretare la temibile Cipher in Fast & Furious 8. Ma soprattutto, incoraggiata dal successo di John Wick (come dicevamo, interpretato da Keanu Reeves) investe nell’action. Prende una graphic novel non ancora pubblicata, assume maestranze di prima categoria, si allena duramente per interpretare la protagonista, e porta al cinema Atomica bionda.
Radicalmente opposto a Mad Max, la cui azione viveva sul montaggio, Atomica bionda è fatto di lunghi piani sequenza e di lividi. É perfettamente in linea con lo stile e il gradimento del pubblico dell’azione contemporanea. Un successo non garantito, ma forte e significativo una volta arrivato.
Charlize rinasce qui, dal suo corpo ferito e dalle sue azioni. Nel 2018, un anno dopo, Jason Reitman e Diablo Cody la coinvolgono per raccontare la coinvolgente storia di una madre in Tully. Per il ruolo Charlize si prepara allo stesso modo di sempre: prende peso, si imbruttisce, rispolvera le doti attoriali, ma nonostante il successo critico fatica a intercettare il pubblico.
E ancora, nel 2020, due poli opposti: action da una parte con The Old Guard, e cinema di denuncia con Bombshell.
Per una carriera che ha proceduto sempre sui binari paralleli del grande blockbuster e del piccolo film autoriale, la scelta di abbracciare appieno la vocazione action ha ripagato aprendo a molte possibilità. La sfida ora, per l’attrice che ha cambiato così tanto le carte in tavola, è quella di non restare l’unica interprete di un cinema delle immagini, del movimento, e dell’adrenalina condotto da personaggi donna. Charlize Theron ha dimostrato che attraverso i salti nel vuoto e le sparatorie si possono raccontare storie di donne forti, verso cui il pubblico si può identificare. Ha mostrato all’industria che si può fare un cinema diverso fatto di corpi e di ferite che contengono mondi interi.
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