Cliffhanger, tra Dolomiti ed esplosioni

Cliffhanger è un action drittissimo e l’unica risposta possibile ai flop della “linea comica” di Stallone

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Questo speciale fa parte della rubrica Tutto quello che so sulla vita l’ho imparato da Sylvester Stallone.

Cliffhanger è divertente da vedere ma ancora più divertente da discutere, perché è un classico caso di film che sarebbe dovuto essere tutt’altro e che è finito per diventare “un film con Stallone” semplicemente per il fatto che dentro ci recita Stallone. Non è chiarissimo: lasciateci spiegare. Siamo nel 1992: Sly è reduce dal doppio flop del suo tentativo di reinventarsi come attore brillante, e in particolare Fermati… o mamma spara gli ha lasciato addosso cicatrici profondissime. Talmente profonde che il suo progetto successivo è una commedia con John Candy che finisce in tempo zero nel tritarifiuti. A quel punto gli viene proposto un altro script: si chiama Gale Force ed è descritto come “Die Hard in un uragano”; alla regia viene ingaggiato Renny Harlin, reduce dal successo di Die Hard 2.

A quel punto, quando sembra tutto pronto, Carolco Pictures si rende conto che ambientare un thriller in un uragano costa troppo, e il progetto, per il quale era stato previsto un budget di 40 milioni di dollari, viene cancellato. Lo stesso non accade ai contratti di Stallone e Harlin, che vengono quindi spostati su un altro progetto, Cliffhanger appunto, per il quale vengono allocati inspiegabilmente 70 milioni di dollari. Renny Harlin all’inizio rifiuta l’offerta perché non vuole finire a fare un altro Die Hard 2. A quel punto Stallone decide di mettere mano allo script e di farsi coinvolgere anche nel marketing del film: prova insomma a plasmarlo a sua immagine e secondo i suoi desideri.

Desideri che ricordano più il primo Rambo che quello che poi è stato girato. Cliffhanger è una storia nata dall’idea di uno scalatore professionista, John Long, e parla di uno scalatore professionista che si trova coinvolto suo malgrado nella caccia a una valigetta contenente svariati milioni di dollari. L’idea è quella di prendere un personaggio nato e cresciuto in montagna, e che quindi la conosce e la rispetta, e metterlo contro un intero esercito di terroristi (guidati da un John Lithgow con improbabile accento inglese), e vederlo trionfare proprio perché egli vive in simbiosi con il suo ambiente estremo mentre essi no.

Non sappiamo granché della versione di Cliffhanger immaginata da Stallone, anche se conoscendo il suo amore per le storie di sopravvivenza possiamo immaginarla. Non ne sappiamo granché perché, una volta che lo convinsero a tornare a bordo, Renny Harlin decise che tutto sommato rifare un altro Die Hard 2 non era così male: nel film come lo conosciamo non c’è quasi più traccia di survivalismo e sovrumani silenzi, sostituiti da esplosioni, cazzotti e da tutto il repertorio che si associa allo Stallone più action, quello dei Rambo successivi al primo per intenderci.

Non vuole essere una critica ma una semplice considerazione, perché al di là di quello che avrebbe potuto essere e non è stato, Cliffhanger è un action con i fiocchi, classico ai confini del banale ma eseguito con gusto… oddio, no, di gusto ce n’è veramente poco: Renny Harlin è quello che con un termine tecnico si potrebbe definire un tamarro, e la prospettiva di avere per le mani Stallone lo stimola e lo spinge a costruire sequenze d’azione che sono sempre un po’ più grosse del necessario. Stiamo d’altra parte parlando di un film nel quale c’è uno stunt da un milione di dollari, cioè la cifra sborsata da Stallone in persona per convincere Simon Crane a lanciarsi da un aereo all’altro sospeso nel vuoto a 4.600 metri d’altezza* – il genere di roba che oggi Tom Cruise fa in prima persona, ma dalla quale Sly si tenne molto alla larga, visto che, ehm, soffre di vertigini.

(vale la pena segnalare che Stallone ha anche paura dei pipistrelli, che infatti sono aggiunti in CGI nella scena a loro dedicata)

Le leggende raccontano addirittura di una director’s cut che superava abbondantemente le due ore, e che venne accolta con sghignazzi e pernacchie ai primi test screening perché conteneva una serie di stunt esageratissimi e improbabili (chissà quali!). È chiaro che c’è un abisso tra il Cliffhanger che si era immaginato Sly e quello che poi venne messo in piedi produttivamente – una versione sicuramente più facilona e meno d’atmosfera, ma spettacolare quanto esigeva il pubblico nel 1993 da un film con Sylvester Stallone se non di più.

E infatti il film venne premiato al box office, superando i 250 milioni di dollari d’incassi e dimostrando che Stallone era ancora in grado di attirare gente al botteghino: il segreto era dare al pubblico lo Sly che volevano e che si aspettavano, che non necessariamente coincideva con quello che lui voleva per sé stesso – impressione confermata dall’altro suo successo datato 1993, Demolition Man. Ma di questo parleremo la prossima settimana.

*a proposito, visto che non ne abbiamo parlato: Cliffhanger è girato tutto sulle Dolomiti dalle parti di Cortina d'Ampezzo, in quella che altrove potreste vedere definita "splendida cornice". C'è poco da dire: è tutto vero.

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