Cinema italiano rinato, ma senza soldi

Ormai è un mantra: grazie a Gomorra e Il Divo il cinema italiano sarebbe rinato. Peccato che da giugno in poi siano usciti più di 40 titoli italiani e soltanto uno si possa definire un successo...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Se c'è una dimostrazione pratica che la percezione dell'economia dei mass media è spesso frutto di sensazioni e poco di basilari principi matematici (e poi ci si stupisce delle crisi 'improvvise'), basta dare uno sguardo alla situazione del cinema italiano. Secondo i commentatori nostrani, sarebbe decisamente rinato, grazie ai riconoscimenti ottenuti da Gomorra e Il divo, che peraltro sono anche andati bene al botteghino (il primo un trionfo con oltre dieci milioni, il secondo vicino ai 5 milioni di euro).
Ma facendo un'analisi dei dati di tutte le pellicole italiane uscite da maggio in poi e vedendo quali sono i risultati, è difficile concordare. D'altronde, l'unico grado di giudizio che non ammette repliche è quello del botteghino. Prima di addentrarci, va specificato che le cifre riportate sono quelle del Cinetel, che copre circa l'85-90% delle sale italiane. E devo ringraziare l'utilissimo database di Mymovies e la redazione di quel sito, visto che su molti titoli sconosciuti (che non si trovano neanche su Imdb) non ero certo sicuro della nazionalità. Ed ecco come sono andati i nostri 42 titoli presi in esame (magari ce ne sono anche altri, talmente piccoli che mi sono sfuggiti), che dovrebbero coprire la quasi totalità dei film italiani usciti da giugno.

I grandi nomi
I Vanzina è un po' di tempo che non ottengono i risultati del passato, tuttavia c'era grande attesa per Un'estate al mare, costato circa cinque milioni di euro (più un paio di promozione). Bene, nonostante un grancassa mediatica ai limiti dell'imbarazzante (non invidio i giornalisti di Mediaset, almeno in questo caso), quello che doveva essere il panettone estivo (o cinecocomero che dir si voglia) ha raggiunto a stento i cinque milioni di euro. Non è andata molto meglio a due campioni della comicità nostrana, Vincenzo Salemme e Massimo Boldi. Il primo, con il suo No problem, non ha raggiunto neanche i 4 milioni complessivi, deciso passo indietro rispetto agli oltre 5 milioni conseguiti dal precedente SMS. Discorso simile per La fidanzata di papà, che chiuderà con poco più di 7 milioni, rispetto ai 10 e passa di Matrimonio alle Bahamas. Mettiamo in questa categoria di 'grandi nomi' (magari con l'aggiunta di un 'ex' davanti) anche Jerry Calà, nonostante ovviamente il suo momento di gloria sul grande schermo sia passato da tempo, come dimostra il sequel Torno a vivere da solo, che ha ottenuto circa 800.000 euro in dieci giorni e raggiungerà a fatica il milione.

I Festival
A Cannes, oltre a Gomorra e Il divo sono stati presentati anche Sangue pazzo e Il resto della notte. Per qualche strano motivo, i loro tonfi non sono stati molto discussi. Comunque, il primo ha ottenuto circa 600.000 euro, il secondo poco più di 150.000 euro (nel caso ci fossero dubbi, stiamo parlando di totale, non di primo weekend!). Da Venezia, arriva l'unico titolo italiano che può parlare di successo da giugno in poi, Pranzo di ferragosto, che ha ottenuto due milioni di euro a fronte di un investimento di soli 500.000. Peccato che fosse in una sezione collaterale, mentre i titoli importanti hanno deluso, chi discretamente (Il papà di Giovanna di Pupi Avati con meno di 3,5 milioni; Pa-ra-da con meno di 200.000 euro), chi molto (Il seme della discordia di Pappi Corsicato con poco più di un milione, La terra degli uomini rossi con 300.000 euro), fino ad arrivare al mezzo disastro mediatico di Un giorno perfetto, che si è segnalato più per il problematico rapporto tra Ozpetek e i mass media che per i soli tre milioni conquistati, un risultato decisamente deludente per questo regista. Da segnalare anche Un altro pianeta, che sì era costato pochissimo (anche se ovviamente poi portare un film su pellicola costa, magari anche più di quanto si è speso per la produzione) e che chiuderà sui 60.000 euro. Almeno, questo possiamo vederlo come un investimento sul futuro, anche grazie all'imminente passaggio al Sundance.
Non parliamo poi dei documentari La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti, che ha ottenuto meno di 20.000 euro di incasso, e Storie d'armi e piccoli eroi, che non ha conquistato neanche 1.000 euro...

E se Venezia piange, Roma decisamente non ride, anzi. Difficile scegliere quale sia stata la delusione maggiore tra L'uomo che ama (meno di un milione e mezzo, nonostante le star Bellucci-Favino), Il passato è una terra straniera (circa 700.000 euro, anche se è stato prababilmente il titolo italiano più apprezzato), Galantuomini (che chiuderà con meno di 600.000 euro) Amore che vieni, amore che vai (meno di 100.000 euro) e Un gioco da ragazze (di cui parliamo più diffusamente sotto). Unico risultato apprezzabile (ma con una star della televisione come Claudio Bisio, non certo straordinario) quello di Si può fare, che si avvicina piano piano ai due milioni complessivi.

Hanno fatto parlare, non hanno fatto i soldi
Ultimamente, sono uscite diverse pellicole che si rivolgevano ai 'giovani', conquistando l'attenzione dei 'vecchi' mass media (che di fronte a possibili polemiche e discussioni abboccano sempre). Peccato che i giovani avessero altro da fare. La pellicola più discussa è stata probabilmente Un gioco da ragazze, ma questo non le ha permesso di conquistare neanche 500.000 euro. Un po' meglio (si fa per dire) per un prodotto simile e che ha avuto la fortuna di uscire prima, Albakiara, che comunque non ha conquistato neanche un milione di euro. Soglia che non raggiungerà certo Ti stramo, parodia delle pellicole moccesche/brizziane, e che si è fermato a meno di 500.000 euro. Su ben altri livelli (ultrafilosofici e poco giovanilistici) si poneva invece l'esordio alla regia di Alessandro Baricco Lezione 21, che può vantare solo l'endorsement appassionato (ma non certo fortunato) di Natalia Aspesi, considerando che al botteghino ha fatto meno di 300.000 euro. Non ci casco invece è il classico prodotto di 'denuncia' che però non attira l'interesse degli spettatori, considerando che ha aperto (e praticamente chiuso subito, visto che al secondo fine settimana ha perso il 95%, probabilmente un record mondiale) con meno di 40.000 euro in una settantina di sale, per una media per schermo degna di un noioso documentario aziendale. E che dire dei 30.000 euro totali di Anima nera, ennesimo titolo dell'ultrabusato filone italico 'cinema e pedofilia'? L'unico film che si salva (ma non è proprio il caso di gridare al miracolo) è Solo un padre di Luca Lucini, che sta reggendo bene dopo un esordio non straordinario e che dovrebbe chiudere vicino ai 3 milioni di euro (al momento in cui scrivo, è a 2).

Gli altri
Se i titoli segnalati sopra almeno si sono fatti notare (magari in negativo), molti titoli italiani vanno direttamente allo sbaraglio, soprattutto se sono finanziati dallo Stato e sanno di rischiare poco, non dovendosi preoccupare di pubblicità e distribuzioni limitatissime. Sebbene alcuni di essi magari saranno anche costati poco, di fronte a certi risultati diventa difficile anche solo pagare le spese di promozione e di stampa copie. Stiamo parlando di titoli come Se chiudi gli occhi (meno di 6.000 euro nel primo weekend), Mario il mago (2.500 euro nei primi tre giorni), Le cose in te nascoste (meno di 1.000 euro nel weekend d'esordio), Sopra le nuvole (meno di 15.000 euro complessivi), Billo il grand Dakhaar (20.000 euro totali), La canarina assassinata (meno di 7.000 euro totali), Capitan Basilico (poco più di 20.000 euro), Italian Dream, Diari e Un attimo sospesi (tutti con meno di 3.000 euro al primo weekend), Zoè (mille euro nel primo fine settimana), Il pugile e la ballerina (meno di 5.000 euro complessivi), Le cose in te nascoste (circa 2.000 euro totali), Morire di lavoro (circa 1.000 euro fino ad ora), Stare fuori (2.500 euro al primo weekend), Padiglione 22 e Ossidiana (entrambi con circa 500 euro nei primi giorni di uscita). Messe assieme, queste 17 pellicole non otterranno alla fine neanche 150.000 euro. Ecco, se vogliamo trovare un dato utile a capire lo stato di salute di una cinematografia, forse bisognerebbe fare maggiore attenzione a questi piccoli titoli e al modo in cui vengono mandati al macello. A questo punto, non sarebbe meglio lanciarli direttamente in home video e in televisione? D'altra parte, i film sovvenzionati dallo Stato devono comunque uscire per prendere l'ultima tranche dei finanziamenti ed ecco perché avvengono queste situazioni grottesche, in cui quasi metà dei titoli italiani usciti negli ultimi sei mesi avrebbe fatto meglio a non arrivare in sala...

Conclusioni
Se vogliamo continuare a dire che Il divo e Gomorra hanno rilanciato il cinema italiano, almeno costringiamo per decreto legge la Lucky Red e la 01 a dividere i loro profitti e a spalmarli su tutti gli altri titoli citati. Ma, anche così, temo che i conti non tornerebbero per nessuno. Certo, adesso arriveranno due cinepanettoni di sicuro successo, ma quelli ci sono tutti gli anni, con il film di De Sica accoppiato a Pieraccioni o Aldo, Giovanni e Giacomo. Insomma, le loro cifre serviranno sicuramente a migliorare la percentuale di incassi delle pellicole italiane, ma alla fine è sempre la stessa storia dei due polli di Trilussa. E poi, se ci basiamo su questo dato come termometro del cinema italiano, allora bisogna dire che è sempre stato in salute, visti gli straordinari risultati di questi prodotti. Se invece vogliamo parlare della situazione generale, credo proprio che il quadro sia più fosco, come ampiamente dimostrato...

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