Chrono Tintin #9: Il granchio d'oro

Tintin viaggia fino al Marocco sulle tracce di un traffico d'oppio, incontrando per la prima volta il Capitano Haddock!

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Nel 1940 la Germania invade il Belgio e tutte le pubblicazioni locali finiscono sotto il controllo dell'occupazione nazista. Tra queste c'è il quotidiano Le Vingtième Siècle, sul cui allegato settimanale Le Petit Vingtième vengono serializzate le avventure di Tintin. A Hergé viene proposto un lavoro su Le Pays Réel, ma l'autore declina a causa dell'impronta dichiaratamente politica del giornale, accettando invece l'incarico su Le Soir, il quotidiano belga più letto di tutta la nazione; qui ha l'occasione di fondare Le Soir Jeunesse, supplemento per bambini all'interno del quale trovano spazio anche le nuove storie di Tintin.

Il granchio d'oro, copertina di HergéIl maggiore bacino di lettori ha però un prezzo: anche Le Soir è sotto il controllo tedesco, perciò, per evitare problemi, Hergé rinuncia alle tematiche sociali e agli elementi di attualità che avevano caratterizzato gli episodi precedenti della sua serie adottando un approccio neutrale. Avendo accantonato la satira, Hergé può concentrarsi maggiormente sulla trama e sullo sviluppo di un differente tipo di umorismo, migliorando ulteriormente la qualità della sua opera.

Il granchio d'oro segna un punto di svolta per Tintin: il protagonista diventa più umano, grazie all'irruzione di una spalla comica con cui interagire, una presenza costante molto più efficace dei collaboratori che occasionalmente avevano affiancato il reporter belga negli episodi precedenti. L'introduzione del Capitano Haddock sconvolge la serie, probabilmente più di quanto il suo stesso autore avrebbe potuto immaginare: Hergé può concentrare sul rissoso marinaio - e, non dimentichiamolo, Milou - il contraltare umoristico della narrazione, mentre Tintin porta avanti l'indagine.

Haddock è un personaggio che si fa amare all'istante, ma è una figura tutt'altro che banale: difficilmente in qualunque altro fumetto per bambini sarebbe potuta apparire una spalla comica dedita all'alcolismo, ma Hergé lo tratteggia con una leggerezza unica in grado di scacciare qualunque moralismo. Quando il capitano beve (si noti bene: non beve mai "troppo", è sufficiente un bicchiere per farlo ubriacare, esasperando l'effetto comico di questo punto debole), alza le mani con facilità e inventa insulti improbabili, sfoggiando un vocabolario forbito che altrimenti non potrebbe utilizzare. Nella scena in cui incontra Tintin lo vediamo addirittura promettere in lacrime di non bere più per non dare un dispiacere alla sua mamma, cosa che lo rende di fatto un bambinone cresciuto, una sorta di Obelix con il whisky al posto della pozione magica.

Il granchio d'oro inizia dal casuale ritrovamento di una scatoletta di gamberi che porta alla luce un traffico d'oppio; per cercare di scoprire i responsabili di questo contrabbando, Tintin e il suo nuovo compagno di viaggio dovranno attraversare il deserto del Sahara e il porto marocchino di Bagghar, tra allucinazioni e vicoli affollati.

La nuova testata su cui viene pubblicata la storia provoca un sostanziale cambiamento nella produzione di Hergé: non gli sono più richieste due pagine ogni settimana, bensì una striscia al giorno: una tempistica che fornisce maggior ritmo alla trama e porta l'autore a giocare maggiormente con le vignette aumentando il numero dei primi piani e delle panoramiche.

Si può dire che questo albo sia quello che definisce la maturità definitiva di Tintin: dopo il primo terzo della collana, in cui il reporter belga aveva preso forma, qui scopre il piacere di condividere i viaggi con qualcun altro e improvvisamente le sue avventure diventano più divertenti ed epiche.

CHRONO TINTIN:

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