Chrono Tintin #26: Tintin e i Picaros

Tintin e i Picaros è l'ultima avventura a fumetti completata da Hergé

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Tintin e i Picaros, copertina di HergéDopo la pubblicazione di Volo 714 destinazione Sidney, passano sette anni prima che Tintin e i Picaros cominci a essere serializzato a cadenza settimanale su Le Journal de Tintin; si tratta del più lungo intervallo che Hergé si sia mai concesso nella lavorazione della serie, un evidente segno di stanchezza da parte dell'autore belga, ormai quasi settantenne. Non sappiamo quanto dipenda dallo sforzo fisico al tavolo da disegno, ma trapela l'impressione che Tintin non lo stimoli più quanto una volta e che Hergé prosegua le sue avventure soprattutto per soddisfare le richieste dell'editore e del pubblico.

Va inoltre considerato che se qualche decennio prima i suoi fumetti erano letti principalmente da ragazzi, ora la sua opera è universalmente riconosciuta e apprezzata, con ogni elemento studiato al microscopio dalla critica. Il divertimento e il piacere nel raccontare le vicende del giovane reporter sono però scomparsi, probabilmente schiacciati da una crescente ansia da prestazione, cosa che fa scemare lo spirito che ha generato gli episodi migliori della collana.

Lo spunto iniziale di Tintin e i Picaros è rappresentato dai gruppi di rivoluzionari latino-americani e dalla figura di Fidel Castro; il personaggio scelto per "interpretarlo" è il Generale Alcazar, introdotto sulle pagine di L'orecchio spezzato e poi apparso successivamente in altri ruoli minori. Va detto che nel suo operato non c'è una reale denuncia satirica: il suo regime totalitario viene messo alla berlina senza quel piglio graffiante che aveva caratterizzato gli esordi del titolo, dalla forte impronta politica.

Fin dalle prime vignette capiamo che i personaggi sono differenti da come siamo abituati a vederli: l'ormai abituale passeggiata di Tintin attraverso il viale che porta a Moulinsart viene sostituita dal suo arrivo a bordo di una motocicletta; un tentativo di stare al passo coi tempi che finisce per infrangere la tradizione. È strano poi vedere il giovane protagonista disinteressarsi a una missione e - seppur convinto che si tratti di una trappola - lasciare addirittura partire da solo il Capitano Haddock. E che dire proprio del marinaio, diventato intollerante all'alcool? Scopriamo poi il maggiordomo Nestore concedersi un bicchierino, nascondendosi dai suoi superiori e infrangendo l'immagine irreprensibile che avevamo di lui, mentre il Professor Girasole sembra meno stralunato del solito. Insomma, non ci sono più certezze.

Apprenderemo nel finale quale sia la causa di alcuni di questi cambiamenti, ma sono davvero tanti per una sola storia. Non sappiamo se tutto ciò sia nato dalla volontà di sperimentare nuove strade per i personaggi o se l'intento sia quello di raccontare qualcosa di differente adattato a maschere dall'incredibile successo.

Nell'intreccio vengono inseriti volti noti provenienti da altri albi, anche se quasi tutti hanno subito trasformazioni che indeboliscono l'effetto nostalgico nel rivederli, fatta eccezione per la Castafiore, l'ultima vera figura ricorrente creata dall'autore.

La trama, purtroppo, non offre sequenze memorabili e torna a ricalcare situazioni già viste adattandole al tema del volume; manca quindi di mordente e alla fine della lettura non si può non provare un pizzico di rimpianto per il fatto che una serie così gloriosa si sia conclusa con una nota stonata.

CHRONO TINTIN:

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