Chrono Tintin #20: Tintin in Tibet

Tintin in Tibet è un'ode all'amicizia per combattere i demoni interiori che Hergé stava affrontando

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Tintin in Tibet, copertina di HergéTintin in Tibet è la storia più intimista della serie, nonché l'albo preferito di Hergé, che la realizza in un momento particolarmente difficile dal punto di vista emotivo, assalito da numerosi incubi e da un dilemma: lasciare o meno la moglie per una donna di trent'anni più giovane che lavorava come colorista nel suo studio.

La formazione cattolica e il passato da boy-scout impediscono all'autore di venire meno al giuramento fatto alla moglie quando si sposarono, perciò vive la sua nuova storia d'amore con un costante senso di colpa.

Dopo numerose avventure con un cast allargato nelle quali i protagonisti dovevano affrontare un antagonista, in questo episodio il giovane reporter non intraprende un viaggio per lavoro o per soddisfare una necessità altrui, bensì per seguire una sensazione che difficilmente può corrispondere alla realtà.

Tintin ha infatti visto in sogno Chang Chong-Chen, l'amico incontrato nella storia Il loto blu, il cui aereo, qualche giorno prima, era precipitato sui monti dell'Himalaya. La convinzione che il giovane cinese sia ancora vivo spinge Tintin a partire per una missione di salvataggio, accompagnato da Milou e dal Capitano Haddock.

Questo viaggio in Tibet rappresenta una sorta di ricerca della purezza, con Tintin pronto a compiere l'estremo sacrificio per salvare un limpido legame d'amicizia, esorcizzando così i demoni che Hergé sta affrontando nella sua vita privata.

La scelta della meta permette all'autore di inserire nella vicenda i monaci tibetani e lo yei, due figure suggestive che arricchiscono la trama e offrono un ritratto avvincente di una cultura all'epoca ancora abbastanza sconosciuta nel mondo occidentale.

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