Chrono Star Wars #36: Star Wars Infinities - The Empire Strikes Back
Continua il gioco del “What if…?” stellare inaugurato con Star Wars Infinities: A New Hope
Miniserie di 4 numeri, 2002-2003
Matite: Davide Fabbri
Colori: Dan Jackson
Copertine: Chris Bachalo
Continua il gioco del “What if…?” stellare inaugurato con Star Wars Infininities: A New Hope, vale a dire lo sviluppo di potenziali futuri alternativi partendo da una anche minimale variazione alla trama originale, il classico “Butterfly Effect”. Stavolta la serie si concentra sugli eventi dell’Episodio V e la premessa che pone è interessante e piuttosto audace. Nelle scene iniziali sul pianeta di ghiaccio Hoth, pochissimi spettatori hanno mai preso sul serio l’assalto iniziale a Luke da parte del Wampa, il mostro dei ghiacci: crea un ostacolo, sì, costituisce un’interessante situazione di tensione per gli eroi, certo, ma nessuno ha mai creduto seriamente che il protagonista della pellicola potesse restare ucciso all’inizio della storia.
E se invece così fosse? Se il salvataggio di Han Solo nella tormenta giungesse tardivo e la Ribellione potesse solo piangere la dipartita dell’eroe Ribelle e ultimo Jedi? Come sopravvivrebbe Star Wars senza il suo protagonista? L’interrogativo è interessante e merita di essere esplorato. Se nel primo capitolo di Star Wars Infinities il tema principale sembrava essere quello del “destino che trova sempre una strada” a dispetto delle variazioni iniziali, stavolta la traccia principale dell’opera sembra essere quella dei “destini scambiati”. La dipartita di Luke genera una lunga serie di situazioni speculari in cui è un altro personaggio a vivere le situazioni archetipali che conoscevamo nella versione cinematografica. Questo vale soprattutto per le vicende di Cloud City, dove sono gli eroi ad arrivare all’avamposto di Lando prima di Boba Fett. Questo induce il giocatore d’azzardo a indulgere nel suo vecchio vizio del doppiogioco, ma stavolta a favore di Han e compagni, e così ironicamente è Fett a finire congelato nella grafite al posto della sua nemesi. Purtroppo Darth Vader prende molto peggio dei Ribelli i cambi di barricata, e le vicende di Cloud City conosceranno una fine tanto sommaria quanto infuocata sotto i colpi di laser dell’Executor.
La scena si sposta poi su Dagobah, il nome che Han è riuscito a strappare dalle labbra di Luke prima che morisse. Gli eroi si recano sul pianeta paludoso e, superato un iniziale equivoco in cui Han sembrava essere il predestinato a brandire una spada laser, è Leia che, fedele al suo ruolo di “altra speranza” impara le vie della Forza sotto la guida di Yoda. Il tutto giusto in tempo per lo scontro finale con Darth Vader, che si esibirà nella sua frase di repertorio più celebre. Ma Leia, più temprata di Luke dal fatto di avere portato fino in fondo il suo addestramento anziché averlo interrotto come il fratello, non si lascerà sconvolgere dalla rivelazione e saprà sconfiggere l’oscuro signore.
Il capitolo di Empire Strikes Back: Infinities condivide col suo omonimo cinematografico anche il finale aperto. Non assistiamo alle fasi finali del conflitto galattico, ma ci lasciamo sulla rinnovata speranza di una squadra di Ribelli agguerrita che ha sconfitto Darth Vader ed è guidato da una Jedi a pieno titolo, che porterà avanti la battaglia contro le forze Imperiali ancora al comando. Forse una scelta stilistica appropriata, ma che lascia vagamente l’amaro in bocca: nel momento in cui ci cimentiamo in un “what if…?” sarebbe interessante vedere le conseguenze dell’ipotesi portate fino in fondo, e non interrotte da un “to be continued” che non arriverà mai.
Spicca poi il fatto che il fumetto sia pubblicato in piena era prequel, e le contaminazioni degli elementi che al momento imperversano sugli schermi cinematografici mondiali iniziano a essere un po’ troppe, al punto che l’unità stilistica e le atmosfere classiche tipiche de L’Impero Colpisce Ancora ne escono un po’ compromesse. Può essere simpatico vedere Boba Fett senza elmo sfoggiare il volto di “papà” Jango, ma quando lo spirito di Qui-Gon si mescola alle visioni della caverna di Dagobah, i nexu prendono il posto del Rancor nel palazzo di Jabba e perfino il più artificioso dei collegamenti (la costruzione di C-3PO da parte di Anakin) viene tirato in ballo come elemento narrativo cruciale per la serie, l’intento encomiastico e pubblicitario nei confronti della pellicola attualmente al cinema diventa un po’ troppo evidente. Del tutto fuori luogo poi i cameo di personaggi come Villie Grark, “star” del momento sulle serie regolari della Dark Horse, ma totalmente fuori posto in una rilettura delle vicende cinematografiche. Questo secondo esperimento, pur se più “audace” e meno rassicurante del precedente a livello concettuale, smarrisce un po’ la strada perdendosi in queste concessioni pubblicitarie dal sapore forzato.
Equilibrio della Forza
Lato Chiaro
Ipotesi di partenza iniziale più audace e sviluppi più inaspettati, che sono fattori essenziali di un buon “what if”. Menzione d’onore per le ottime matite del nostrano Davide Fabbri, che rendono giustizia nel dettaglio e nelle atmosfere alla pellicola ispiratrice.
Lato Oscuro
La non-conclusione della storia lascia insoddisfatti, e i rimandi forzati a elementi percepiti come estranei (i troppi riferimenti ai prequel o le autocitazioni fumettistiche) inquinano un po’ la storia.
Giudizio Finale
La partenza è buona o addirittura superiore a quella del capitolo precedente, ma lo sviluppo non giunge a compimento come dovrebbe e lascia un po’ insoddisfatti. Quando si parla di un mostro sacro come L’Impero Colpisce Ancora è doveroso puntare al massimo, e ogni risultato inferiore è inadeguato.
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