Chrono PK #10: Invasione!

Gli Evroniani hanno seminato altre spore in Nuova Zelanda, terra d'origine di Angus Fangus...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Dopo Spore, la trama delle piantagioni evroniane viene proseguita direttamente nel numero successivo, durante una missione con Paperinik in trasferta in Nuova Zelanda.
Per l'occasione il supereroe sfoggia una tuta invernale che gli permette di mimetizzarsi nella neve: l'inserimento di questo costume lascia qualche dubbio, anche per il design grafico bizzarro, facendo quasi pensare che si tratti di una di quelle versioni alternative dei personaggi che vengono introdotte solo per poter realizzare un gadget o un action-figure in più... ma non è questo il caso. Lo scontro con gli alieni viola è ben strutturato e avvincente anche perché, dopo tante storie in cui erano coinvolti in modo indiretto, tornano ad affrontare il papero mascherato per la prima volta da Ombre su Venere.

Il principale motivo d'interesse della storia è l'abientazione, il paese d'origine di Angus Fangus. Infatti, più che le vicende di Paperinik, il lettore è catturato dallo scontroso giornalista e dai motivi che l'avevano spinto a farsi spedire a Paperopoli la maschera maori, storia che ci permette di scoprire qualche retroscena sul suo passato. Interessante l'introduzione di Fenimore Cook: come l'universo Marvel ha Kingpin, come l'universo DC ha Lex Luthor, ora anche PK ha un avversario burocrate, di cui non va temuta la potenza fisica bensì il potere che può manovrare attraverso la sua ricchezza e la sua rete di contatti.
Non si può dire che sia altrettanto emozionante la linea narrativa incentrata sull'amante del sovrannaturale Nebula Faraday, figura che avrebbe potuta essere approfondita ulteriormente, ma nonostante l'accenno nelle ultime pagine non la rivedremo mai più.
Il merito principale di Francesco Artibani, nonostante quest'albo sia forse il più sottotono dall'inizio della serie, è di certo quello di riuscire a portare avanti così tante sottotrame, ricongiungendo il tutto nella risoluzione finale: il modo in cui tutti i fili convergono nel grande complotto di Cook, rovinato dall'improvvisa irruzione evroniana, è però una risoluzione un po' troppo rapida.

Ciò che veramente penalizza l'albo sono in realtà le tavole di Paolo Mottura, disegnatore che in futuro realizzerà storie sbalorditive, ma che in questo caso dimostra un tratto ancora immaturo. I personaggi sono deformi e con una caratterizzazione visiva spesso incerta, che cambia da una pagina all'altra e a volte anche poco coerente con i modelli dei personaggi visti nei numeri precedenti. È un difetto che si poteva riscontrare anche nelle tavole di Lavoradori per il numero Zero, ma in quel caso c'era una potenza narrativa e una forza sperimentale che lasciavano di sasso il lettore, mentre all'uscita di Invasione! sono già usciti diversi numeri di PKNA e sono molti i metri di paragone con cui il confronto è naturale. L'autore piemontese dimostra anche di non aver ancora colto come sfruttare al meglio le potenzialità del nuovo formato e della gabbia libera: è evidente il tentativo di percorrere nuove strade e dare alla tavola un'impostazione il più dinamica possibile, ma con risultanti altalenanti che in molti casi sfoggiano una struttura delle vignette tale da lasciare troppo spazio bianco all'interno della pagina.
Mottura riesce però a catturare l'essenza degli evroniani, dando ai terribili alieni viola una delle interpretazioni grafiche più inquietanti.
Di questo episodio rimane nel cuore Rangi, la madre di Angus Fangus, ex-capo maori che collabora con Paperinik nella sua avventura in Nuova Zelanda. Per l'intero racconto il sospetto che Rangi sia in qualche modo legata al reporter di 00 Channel si fa sempre più forte, fino alla conferma definitiva nell'ultima tavola. Un bel personaggio che godrà di qualche altra apparizione, soprattutto per brevi pennellate comiche, ma purtroppo considerata la sua posizione geografica sarebbe complesso farla interagire in modo più frequente senza che la cosa non risulti forzata.

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