Christopher Nolan parla di Oppenheimer, la gestione del colossale set e lo sciopero degli attori

Christopher Nolan e il cast di Oppenheimer raccontano la lavorazione del film, le ispirazioni e le conseguenze dello sciopero

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In una delle ultime interviste concesse alla stampa prima dell’inizio dello sciopero degli attori, Christopher Nolan ha parlato di Oppenheimer insieme a parte del cast. Ha raccontato in dettaglio cosa l’ha spinto a raccontare questa storia, le scelte di realismo fatte, la gestione dell’imponente set, e l’importanza del momento di transizione a Hollywood che sta vivendo lo storico sciopero congiunto degli attori e degli sceneggiatori.

L’origine di Oppenheimer

La paura di un olocausto nucleare ha accompagnato Christopher Nolan nella sua crescita. Ha raccontato di essere stato colpito dal film di animazione a tecnica mista Quando soffia il vento (When the Wind Blows) e dai movimenti di disarmo nucleare degli anni ’80. C’è anche un verso della canzone Russians di Sting ad averlo segnato: "How can I save my little boy from Oppenheimer's deadly toy?”.

Come regista, Nolan vuole indagare l’avventura scientifica, la rivoluzione che nel 1920 ha portato a grandi scoperte e progressi insieme al terrore di una potenza distruttiva. Gli interessava riprendere il momento in cui gli scienziati si sono resi conto di non poter eliminare completamente l’eventualità di una reazione a catena da una bomba atomica. Pur con il dubbio, con la remota possibilità, che questa incendiasse l’atmosfera distruggendo il mondo, hanno premuto il bottone. 

Quando leggi le parole delle persone dell’epoca, puoi sentirli combattere con le implicazioni e le conseguenze di quello che è successo e quello che hanno fatto. Ho iniziato ad appassionarmi, invece che usarlo come un’analogia in un senso fantascientifico, a raccontare la vera realtà della storia, provare ad essere lì, dare alle persone l’esperienza di essere Oppenheimer in quei momenti. 

Oppenheimer è così, per Nolan, una particolare storia di origini, non così distante dalle cose fatte con la trilogia del Cavaliere oscuro, dice. Scienza e potere, uomini con un potere più grande di quello che si possa gestire. Il film è stato girato a colori nel punto di vista di Oppenheimer, mentre in bianco e nero per la storia di Lewis Strauss. Il primo indica una prospettiva soggettiva, mente le sequenze senza colore cercano una maggiore oggettività.

Christopher Nolan l’analogico

Uno dei più grandi problemi nel creare Oppenheimer fu quello di rendere visivamente i processi fisici. Tutte le immagini erano già descritte in sceneggiatura, ma andava trovato un modo di realizzarle senza utilizzare la CGI. Nolan ha lavorato con il fisico Robbert Dijkgraaf per capire come visualizzare l’atomo e fare in modo che l’immagine riuscisse a spiegare emotivamente i concetti più complicati. In altri termini a far provare fisicamente allo spettatore la meraviglia e la potenza di una reazione nucleare. 

Nei film di Christopher Nolan c’è spesso molta tecnologia. Sui set il meno possibile. Ha consegnato le sceneggiature al cast a mano e ha aspettato che le leggessero. Non per segretezza ma per poter lavorare con privacy. Per potersi confrontare faccia a faccia con chi ha appena letto il suo lavoro. 

Robert Downey Jr ha spiegato che anche il set ha mantenuto una netta “preferenza analogica”. Erano concentrati a seguire un approccio spartano, quasi monastico, senza correre qua e là con i cellulari, senza aree per rivedere i giornalieri e senza le sedie con i nomi degli attori scritti sopra (se volete sapere il perché di questo dettaglio leggete qui). Anche le indicazioni date agli attori erano minimali attraverso note particolarmente concise. Per il personaggio di Lewis Strauss, interpretato da Robert Downey Jr fu descritto con un efficace “non è un un pugile, è un giocatore di scacchi”. 

Lo sciopero degli attori

Nolan è una delle voci più autorevoli per quanto riguarda il mantenimento dello stato di salute dell’industria cinematografica. Si è speso più volte per la sala e per un sistema che sappia dare equo compenso ai suoi lavoratori. 

Negli ultimi anni non sempre è stato chiaro quali fossero le intenzioni degli studio. Perché realizzino dei dei particolari progetti, cosa poi facciano con essi, come li monetizzino. Riescono mai a monetizzarli? È un leader in perdita quello alla guida per il numero di abbonamenti? Molte delle ragioni per cui c’è uno sciopero è che dobbiamo fare in modo che gli streamer paghino il vero costo delle produzioni. Questo modello di business non funziona al momento. 

Il regista ha lavorato per la ratifica del contratto con la Directors Guild con la Alliance of Motion Picture and Television Producers, ottenuta poco prima del fallimento dell’accordo con gli attori. Sono mesi turbolenti ma fondamentali, dice, perché tutti i sindacati ottengano degli ottimi accordi. È un momento di transizione molto importante per sistemare i problemi economici nati a seguito della rapida emersione delle piattaforme streaming che hanno cambiato il mercato, le regole e i diritti, di cui possono beneficiare i lavoratori dello spettacolo.

Fonte: Hollywood Reporter

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