Chi è Tom Bombadil, il nuovo personaggio del Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere

Cosa sappiamo su Tom Bombadil e qual è la sua storia, sia editoriale che nella Terra di Mezzo? Ecco una comoda guida!

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Nel quarto episodio della seconda stagione degli Anelli del Potere, lo Straniero interpretato da David Weyman vagando per le distese sempre più inaridite del Rhûn, incontra una figura inaspettata e misteriosa, definita “l’Eremita”, che lo accoglie, lo rifocilla, gli dà dei consigli e lo mette sulla strada giusta per scoprire la verità su se stesso e sulla sua missione. Non passa molto tempo prima che l’eremita in questione riveli il suo nome, confermando l’esordio nella serie TV di una delle figure Tolkieniane più famose e intriganti di sempre: Tom Bombadil, la creatura più antica della Terra di Mezzo. Protagonista di tre capitoli ne La Compagnia dell’Anello, è un personaggio che J.R.R. Tolkien ha sempre descritto preservandone l’aria di mistero, anche se il suo affetto per la sua creazione traspare in varie occasioni e commenti.

Cosa sappiamo su Tom Bombadil e qual è la sua storia, sia editoriale che nella Terra di Mezzo? Ecco una comoda guida su tutto quello che c’è da sapere sul “Messere”.

Origini e Apparizione nel Romanzo

Stando ad alcune voci, almeno nell’aspetto Tom avrebbe un’origine molto ‘familiare’: sarebbe un pupazzo presente in casa Tolkien all’epoca in cui i figli dello scrittore erano piccoli, uno dei giocattoli più amati e contesi tra i bambini di casa. E questo spiegherebbe quanto meno il suo aspetto pittoresco, con “gli stivali gialli e la giacca blu cielo”. Come spesso accade, lo scrittore elabora e trasfigura un elemento della vita quotidiana trovandogli un posto nella mitologia di sua creazione. Per i lettori de Il Signore degli Anelli queste saranno informazioni fin troppo note, ma per riepilogare brevemente: Bombadil è al centro della prima vera ‘avventura’ che il gruppetto di Hobbit vive non appena lasciata la Contea. Intuendo il pericolo dei Cavalieri Neri, Frodo e compagni decidono di abbandonare la strada principale per tagliare per una contrada più selvaggia, una scelta che inizialmente sembra prudente, ma che li porterà ad affrontare altri dei tanti pericoli che caratterizzano la Terra di Mezzo: prima gli alberi della Vecchia Foresta, un bosco antico e ostile sotto il controllo di un Vecchio Uomo Salice che ha sviluppato una forma senziente e malevola e comanda gli alberi della foresta, e poi gli spettri dei Tumulilande, sinistre apparizioni che infestano le tombe e le antiche pietre, tutto ciò che resta di uno dei tanti regni del nord delle ere passate. In entrambe le occasioni saranno salvati appunto da Tom Bombadil, una figura spensierata ma saggia e arguta, in grado di comandare quasi a suo piacimento le creature e l’ambiente di quelle terre (pur rifiutandosi di definirsi il ‘padrone’ di ciò che lo circonda). La sosta degli Hobbit nella sua casa, che Tom condivide con la moglie, la soave ninfa del fiume chiamata Baccador, è uno dei rari momenti nel corso della missione di Frodo in cui gli Hobbit possono riposare serenamente, liberi da pericoli, preoccupazioni e angosce, e perfino il fardello dell’Unico Anello sembra perdere ogni rilevanza sotto il tetto di Tom. Concluso l’incontro e superato l’ostacolo degli spettri dei tumuli, la storia riprende più o meno con gli eventi già noti ai più, vale a dire l’arrivo al Puledro Impennato di Brea e l’incontro con Aragorn/Grampasso.

Tolkien tornerà a mettere mano al personaggio in una raccolta di poesie pubblicata negli anni '60 e intitolata proprio Le Avventure di Tom Bombadil, dove le prime due lo vedono protagonista di vicende simili dal sapore bucolico che ruotano intorno alle figure succitate, dal Salice agli Spettri, da Baccador al contadino hobbit Maggot, seguite da una selezione di altre poesie e scritti tolkieniani assortiti.

Grandi Poteri e Natura Misteriosa

In una cosmologia precisa e dettagliata come quella Tolkieniana, Bombadil si distingue proprio per il fatto di non rientrare praticamente in nessuna delle categorie principali delle creature conosciute. Quel poco che si sa è quello che egli stesso decide di rivelare agli Hobbit nel corso del loro breve incontro (parole peraltro riprese anche nell’episodio della serie): “Il più anziano, ecco chi sono. Ricordate, amici, quel che vi dico: Tom era qui prima del fiume e degli alberi; Tom ricorda la prima goccia di pioggia e la prima ghianda. Egli tracciò i sentieri prima della Gente Alta, e vide arrivata la Gente Piccola. Era qui prima dei Re e delle tombe e degli Spettri dei Tumuli. Quando gli Elfi emigrarono a ovest, Tom era già qui, prima che i mari si curvassero; conobbe l'oscurità sotto le stelle quand'era innocua e senza paura: prima che da Fuori giungesse l'Oscuro Signore.”

Parole che hanno indotto addirittura alcuni a credere che Tom possa essere una qualche incarnazione o manifestazione di Iluvatar, il dio supremo e creatore di Arda, il mondo della Terra di Mezzo. Senza mirare così in alto, è forse più lecito pensare che Bombadil sia riconducibile a uno dei maia, le divinità minori vassalle dei Valar, le grandi divinità che dimorano nelle Terre Imperiture a ovest. Fatto sta che Tom sembra in grado di fare essenzialmente tutto quello che vuole, almeno all’interno dei suoi territori, e al di sopra di qualsiasi pericolo che possa minacciarlo. Un altro indizio che lo collega al ‘Creatore’ per eccellenza è la sua musicalità: Bombadil ama cantare, si esprime spesso in versi, ed esercita i suoi poteri maggiori, come nel caso in cui ‘esorcizza’ lo Spettro dei Tumuli che ha catturato gli Hobbit, attraverso il canto. Una caratteristica che a qualcuno fa storcere il naso, considerandola frivola, ma che assume tutt’altro significato se ricondotta alla cosmogonia Tolkieniana, in cui la musica è vista letteralmente come la forza creatrice per eccellenza, quella che proprio Eru/Iluvatar e i Valar usano per dare forma e sostanza al mondo.

A tagliare la testa al toro è lo stesso Tolkien, che nel corso della sua fitta corrispondenza con i lettori e gli appassionati della sua opera sarà interpellato più volte sulla figura di Bombadil, e risponderà: “Dal punto di vista della storia, penso che sia meglio che alcune cose restino inspiegate (specialmente se una spiegazione in realtà esiste). Ed anche in un'età mitica dev'esserci qualche enigma, come c'è sempre. Tom Bombadil ne è un esempio (intenzionale).”

Nonostante questo, tra indizi nel romanzo e spiegazioni dello stesso Tolkien, è possibile fare almeno un po’ di luce su questo personaggio così peculiare.

Uno studio sul potere

La figura di Bombadil acquista un senso compiuto, se non dal punto di vista “genealogico” almeno da quello narrativo, se inquadrato nel resto della storia e messo a confronto con il tema principale dell’opera, vale a dire il ‘Signore degli Anelli’ e l’Unico Anello.

Caso più unico che raro in tutta la vicenda, Tom è completamente immune non solo al fascino e alla seduzione dell’Anello del Potere, ma anche ai suoi effetti più fisici. In un episodio più illuminante che mai, Tom se lo infila al dito con la massima disinvoltura e non accenna minimamente a scomparire. Anzi, in un atto beffardo, capovolge la situazione e lancia l’anello in aria, facendo scomparire l’oggetto anziché il portatore. Per di più, questa sua immunità sembra estendersi anche a chi gli sta immediatamente vicino: quando chiede a Frodo di mostrargli e di dargli l’Anello, l’Hobbit lo cede senza pensarci due volte, egli stesso stupito dal fatto di riuscirci così facilmente. Conoscendo la presa che l’Anello esercita su chiunque, perfino sui più potenti, il risultato è stupefacente, ed è soprattutto questa immunità al potere più irresistibile ad avere intrigato lettori e studiosi di tutte le età.

Almeno in questo, Tolkien è molto esplicito e spiega il ruolo e la funzione di Bombadil in rapporto all’Anello: “Non avrei lasciato [Tom] nel romanzo se non avesse avuto una funzione di qualche tipo. Potrei metterla così. La storia è raccontata nei termini di un lato buono e di un lato cattivo: bellezza contro bruttezza e crudeltà, tirannia contro autorità, libertà moderata dal consenso contro una bramosia che ha da tempo perso qualsiasi obiettivo tranne il potere fine a se stesso, e così via; ma entrambi i lati, entro una certa misura, conservativa o distruttiva, cercano una certa misura di controllo. Ma se tu facessi, per così dire, un ‘voto di povertà’ e rinunciassi al controllo, e traessi piacere alle cose per come sono, senza riferirle a te stesso, osservandole, studiandole, ed entro una certa misura conoscendole, allora la questione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato nel potere e nel controllo perderebbero ogni significato per te, e gli strumenti del potere diventerebbero del tutto inutili.”

Una lezione più preziosa che mai, specialmente nei giorni in cui viviamo, magnifica e spesso ignorata, proprio come il personaggio che la rappresenta!

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