Chi è Paul Rogers: il montatore di Everything Everywhere all at Once che sta spopolando online
Chi è Paul Rogers: il premio Oscar per il montaggio di Everything Everywhere all at Once che ha conquistato tutti durante la cerimonia
Paul Rogers: premio Oscar, film editor e sex symbol. Il montatore di Everything Everywhere all at Once è stato uno dei protagonisti tra i premiati della notte degli Oscar attirando l’attenzione di metà di internet per la sua presenza scenica, dell’altra metà per il fatto che, quello diretto dai Daniels, è solo il secondo film a cui ha lavorato.
Chi era Paul Rogers prima di Everything Everywhere all at Once?
Grazie alle varie interviste fatte durante la promozione del film si può ricostruire come Paul Rogers sia arrivato praticamente dal nulla a lavorare al film che ha segnato la stagione cinematografica. Le prime sperimentazioni con il montaggio, racconta, erano un passatempo nei noiosi anni della scuola perfezionate poi nella facoltà di arte dell'università di Santa Fe. Una passione in cui era piuttosto bravo e che lo portò insieme agli amici a fare un film amatoriale. Gli uscì bene. Capì di aver trovato il suo mestiere.
Alcuni ex colleghi della televisione si erano trasferiti a Los Angeles e l’avevano invitato ad una festa di compleanno. Era quella di Daniel Scheinert. La prima collaborazione fu per il video musicale del brano Turn Down for What diretto da Scheinert insieme a Daniel Kwan. Nessuno si aspettava il successo di visualizzazioni che ottenne e che aiutò i due registi a ottenere il via libera per il primo film.
Il montaggio del primo lungometraggio del duo, Swiss Army Man, fu però affidato Matt Hannam. Il primo suo lavoro effettivo su un film fu: The Death of Dick Long diretto solo da Scheinert. Paul Rogers lavorò successivamente anche al documentario You Cannot Kill David Arquette nel 2020.
Everything Everywhere all at Once è stato montato su un iMac del 2017.
Quando i Daniels completarono la sceneggiatura del film decisero di contattare Rogers per il montaggio. Finite le riprese scoppiò però la pandemia e il montatore si ritrovò solo a dare forma al film avendo a disposizione solo il suo iMac casalingo datato 2017.
Sia i registi che Rogers sapevano che il film non sarebbe stato “per tutti”, pertanto non si aspettavano l’incredibile successo che ha avuto. L’ostacolo principale da affrontare in fase di montaggio era quello delle transizioni dei salti nel multiverso mantenendo la chiarezza e il ritmo. Il tutto da mettere in atto lavorando lontano dai due registi e con una famiglia in lockdown a cui badare.
Ogni transizione, spiega, è stata pensata per essere diversa dalle altre. Racconta poi che, per entrare nel giusto mood del film, sul set si facevano balli ed esercizi di riscaldamento. Lui invece, come compito affidatogli dai Daniels, doveva vedere e avere bene in mente Holy Motors e Matrix.
La sceneggiatura del film è cambiata più volte passando da una trama incentrata sul rapporto tra un padre e la figlia ad avere la madre come protagonista. Una trama complessa che ha reso difficile il montaggio, iniziato durante le riprese e chiuso basandosi sullo script finale e sulle mappe concettuali fatte dai Daniels una volta finito il periodo sul set. È proprio lì infatti che il film ha preso forma grazie a molte improvvisazioni che hanno complicato ulteriormente il montaggio.
Il prossimo lavoro di Paul Rogers sarà sempre per la casa di produzione A24, intitolato The Legend of Ochi con Willem Dafoe e Finn Wolfhard. La storia di una ragazza che impara a comunicare con delle creature magiche che vivono nella foresta. Lo stile visivo farà riferimento ai classici fantasy, con effetti speciali pratici, personaggi animatronici e burattini. Un terreno di gioco perfetto per lo stile di Paul Rogers.