Chi censura i film sull'aereo? Come le compagnie impediscono di venire turbati dall'intrattenimento di volo

Dopo il caso Daddio, in cui i passeggeri non hanno potuto evitare di vedere immagini esplicite del film con Sean Penn, scopriamo chi cura l'intrattenimento di volo e chi opera la censura sui film ad alta quota

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Qualche settimana fa è arrivata la notizia di un “film per adulti” trasmesso nell’intrattenimento di volo senza la possibilità di "cambiare canale". I passeggeri, sconvolti, hanno riportato il fatto, creando la notizia. Questa è ribaltata di qua e di là arrivando, talvolta, a un clamore eccessivo. Il film “per adulti” non è infatti un film pornografico, bensì Daddio, un delicato dramma con Sean Penn e Dakota Johnson “rated R” ovvero vietato ai minori. Le motivazioni del rating sono la presenza di parolacce, materiale sessuale e piccole scene di nudità. Nulla di particolarmente scandaloso.

Il problema è che, per un inconveniente tecnico sul volo, i passeggeri non avevano la possibilità di scegliere il proprio film e di spegnere lo schermo. Gli assistenti di volo hanno perciò chiesto alle persone quale film volessero vedere. Il vincitore è stato proprio Daddio, mostrato nella versione cinematografica completa di parolacce e scene di nudo.

È però molto raro che i film "rated R" arrivino nell'intrattenimento di volo in questa versione. Spesso infatti le opere proposte dalle compagnie aeree sono tagliate per evitare gli elementi più sensibili e non offendere il pubblico. Ma chi decide cosa mostrare e cosa no? Come si censurano i film sugli aerei?

Perché censurare?

Far vedere un incidente aereo durante un volo non sembra la mossa migliore per calmare passeggeri ansiosi, così come mostrare un dirottamento o persone che aprono il portellone di sicurezza. A volte si vuole solamente editare il nome delle compagnie aeree rivali. In generale la censura serve per evitare contenuti che offendano pensieri religiosi, sensibilità culturali, regimi o ordinamenti politici. 

Si evitano tutti i contenuti che potrebbero offendere o generare reazioni pericolose negli spettatori. Per questo motivo spesso il grado di censura è adeguato alla sensibilità culturale delle nazioni comprese nella tratta. Cambia la rotta, cambiano i contenuti.

Chi lo decide?

Questi contenuti non seguono il normale iter di distribuzione cinematografica. Seguono una lunga catena che parte dagli studios e passa attraverso agenti che contattano società che si occupano di vendere i film alle compagnie aeree. Sono loro che scelgono cosa si vedrà sul volo, ogni brand ha una selezione diversa. 

La maggior parte delle compagnie aeree lavora con compagnie specializzate in questi servizi, in sinergia con gli studios, per adeguare i contenuti al loro sistema di intrattenimento di bordo. Sia per il formato video che per il montaggio che passerà sugli schermi. I registi non hanno diritto di parola in tal senso, come dimostra un vecchio post di Olivia Wilde che lamentava i tagli del suo film La rivincita delle sfigate

Le più grandi compagnie internazionali arrivano a pagare anche $100.000 per la licenza di un film o di uno show per un paio di mesi. Negli Stati Uniti il sistema funziona sulla base di fee pagate ad ogni visione. 

Il processo di censura

Quando un film viene distribuito le compagnie hanno la possibilità di mostrare l’originale o chiedere una versione tagliata. In questo secondo caso si affidano a una società di terze parti che rimonta il film seguendo le linee guida della compagnia. Il nuovo montaggio viene poi valutato nuovamente e se dovesse presentare ancora problemi possono rinunciare definitivamente a trasmettere il titolo.

Tutto questo processo permette alcuni paradossi: ovvero di vedere film vietati ai minori inseriti, censurati, in una playlist “per tutti”. È importante informare il pubblico non solo di possibili elementi che potrebbero turbare la loro sensibilità, ma anche se ciò che stanno vedendo è la versione completa del film o se è stata modificata

Alla fine, la compagnia aerea che ha proiettato Daddio senza tagli si è scusata pubblicamente. È il paradosso dell’ alta quota, dove si è colpevoli di avere tenuto le scene e rispettato la visione del regista e non, invece, di averle tagliate con l’accetta.

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