Che cosa è andato storto durante la produzione di Thor: The Dark World? | Un film in una scena

Thor: The Dark World è un dei film del Marvel Cinematic Universe che più ha dato grattacapi alla produzione. Questa è la sua storia

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Che cosa è andato storto durante la produzione di Thor: The Dark World?

Dopo il successo planetario di The Avengers i Marvel Studios erano diventati osservati speciali da parte di Hollywood.

Nonostante la rivoluzione narrativa della struttura a universo condiviso in continuità, ancora la pressione dell’industria costringeva a ragionare attorno al classico modello a trilogia. A un film di successo dovevano seguirne per forza altri due, nella speranza di replicare quel modello produttivo che tanto aveva dato a franchise come Il Signore degli Anelli. Thor: The Dark World nasce quindi da questa necessità. Un seguito non maturo, ma che doveva arrivare per contribuire a ritagliare fette di mercato a un personaggio da sempre marginale rispetto ai ben più amati Iron Man e Captain America.

Un secondo capitolo nato più dal bisogno di posizionamento che da una vera esigenza artistica. Realizzato in fretta e furia, con una produzione travagliatiseima, il film è uno dei punti più bassi dell’MCU. Thor: The Dark World involontariamente acuisce tutti i difetti visti fino ad ora nei film Marvel Studios. Dai cattivi non proprio brillanti come minaccia e motivazioni, alla difficoltà dei comprimari di emergere. Dovrà arrivare Ant-Man perché i fan possano trovare un personaggio secondario capace di restare impresso anche a fine film.

Ma che cosa è accaduto durante la produzione tanto da minare il film nelle sue basi? Vediamolo di seguito

The Dark World: un sequel fatto di corsa

La Marvel voleva arrivare sugli schermi con un sequel di Thor a soli due anni dal primo capitolo. Un’impresa produttiva decisamente non indifferente che allontanò l’allora regista Kenneth Branagh. Arrivato esausto dopo anni di produzione del primo film, Branagh rifiutò la regia del sequel proprio alla luce del tempo di produzione così ristretto che rendeva pressoché impossibile eguagliare la cura messa nel primo film. 

Certo, Thor: The Dark World non aveva l’annoso compito di impostare il tono di un personaggio ad alto rischio kitsch e, dopo il tocco Whedon dato al personaggio in Avengers, sarebbe potuto andare con il pilota automatico. Ma così non è stato.

The Dark World

La roulette russa dei registi

Iniziò così una forsennata ricerca di qualcuno che potesse salire in cabina di regia di The Dark World. Lo sceneggiatore Don Payne, già autore del primo Thor, scriveva la sceneggiatura mentre si svolgevano i colloqui nel quartier generale Marvel. Sceneggiatura che verrà poi rimaneggiata da Christopher Yost, Stephen McFeely e Christopher Markus, il trio che sarà alla base della grande trama che porterà all’incontro con Thanos. Una fortuna per il film che, alla luce di Endgame vede decisamente rivalutata la sua importanza nella “spina dorsale” delle vicende degli Avengers.

Una delle voci più insistenti (ed errate) intorno al progetto MCU sostiene che Kevin Feige desiderasse circondarsi di registi relativamente alle prime armi. Questa tendenza è stata vera solo a partire dalla fase 2 che porterà un allora quasi sconosciuto James Gunn a dirigere i Guardiani della Galassia o dei registi televisivi come i fratelli Russo a prendere le redini dell’universo.

Sta a chi guarda decidere se, assumere registi poco noti al grande pubblico, abbia pagato in termini di qualità o meno.

Nella prima fase invece, per impostare il tono dell’universo, vennero chiamati Kenneth Branagh, Joe Johnston, John Favreau… tutt’altro che autori alle prime armi o lontani dal mondo del cinema.

Per Thor: The Dark World si andò dalla ricerca di un nome forte. Poi, progressivamente e quando iniziava a scadere il tempo, a un mestierante capace di portare a termine il compito senza frizioni.
Inizialmente in lista vi era infatti Drew Goddard, una delle menti più brillanti del cinema contemporaneo. In quel periodo Sony l’aveva coinvolto per il famigerato film sui Sinistri 6, spin-off di The Amazing Spiderman mai realizzato. Non accettò la proposta di dirigere The Dark World. 

Venne quindi contattato Brian Kirk apprezzato regista televisivo noto per Dexter, Luther e Il trono di spade.

Seguirono i nomi di James McTeigue regista di V per Vendetta, e Noam Murro 300 - L’alba di un impero. 

Il progetto di Patty Jenkins

Nel Settembre del 2011 lo studio iniziò a discutere del film con Patty Jenkins. La sua proposta di atmosfere alla Romeo e Giulietta con Thor fermo ad Asgard e Jane sulla terra, piacque molto. Odino, in questa space opera romantica, non avrebbe avuto alcun interesse per la terra (come visto anche in The Dark World) e questo avrebbe garantito l’emancipazione del Dio del Tuono da suo padre.

Probabilmente però lo script finale non realizzò a sufficienza le aspettative e, a poco dall’inizio delle riprese, Jenkins lasciò il progetto per divergenze creative.

Tra le persone che rimasero più scottate dal cambio in corsa ci fu Natalie Portman. Pare infatti che l’attrice riponesse grandi speranze nel suo personaggio, che sarebbe dovuto essere più della solita dama in pericolo. L’allontanamento della regista non aumentò di certo la sua passione nel progetto. Da allora fino all’arrivo di Taika Waititi il suo rapporto con i Marvel Studios è stato ambiguo. L'attrice è sempre sembrata infastidita dalla sua partecipazione (contrattuale) alle storie MCU, tanto di apparire solo attraverso rimaneggiamenti di vecchie inquadrature escluse in Endgame. Ora, con Thor: Love and Thunder la situazione dovrebbe essere decisamente cambiata.

The Dark World

Arriva Alan Taylor

La regia venne quindi affidata ad Alan Taylor, noto per i suoi lavori in televisione tra cui alcuni degli episodi più notevoli della serie Il trono di spade.

Come accennato poco fa, la Marvel si trovava una bella gatta da pelare che risponde al nome di Loki. Il villain di Avengers è uscito con le ossa rotte dalla battaglia di New York, ma con la popolarità alle stelle.

Nessuno si aspettava che il personaggio potesse addirittura superare l’eroe in quanto interesse del pubblico. E invece, a fronte di un Dio del Tuono già maturo e “arrivato” al punto della storia, il Dio dell’Inganno sembrava avere di fronte a sé una lunga evoluzione fatta di piani malefici e di alleanze. Così sarà, ma con quanta fatica!

La lavorazione sul set sembrava andare liscia. Ma al momento del montaggio il film sfuggì di mano al regista per passare allo studios, che commissionò a Joss Whedon alcune riscritture delle scene più complesse e alcuni momenti chiave di Loki. La sua mano diede un tono più leggero alla pellicola e aumentò la presenza dell’antieroe tanto amato dal pubblico come imposto dalle esigenze di marketing.

Con un totale di 660 milioni di dollari di incasso a livello globale, ben 200 in più del suo predecessore, Thor: The Dark World è tutt’altro che un flop. Soprattutto in quel momento Kevin Feige (e la Marvel) capirono che qualcosa non andava. Quanto tempo sembra essere passato rispetto a Thor: Ragnarok, dove Waititi godette di totale libertà creativa. E che distanza c’è tra Thor: The Dark World e i Guardiani della Galassia, un progetto nato dalla passione che, di lì a poco, avrebbe dato una scossa all’universo cambiando veramente tutto.

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