C'è una guerra in corso tra il Piccolo America e i distributori italiani

Facciamo il punto sulla querelle che da settimane tiene banco, quella tra l'associazione Piccolo America e i distributori italiani sulle arene estive

Critico e giornalista cinematografico


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Prima erano solo frecciatine, questioni sulla libertà del cinema e della cultura o sulla sopravvivenza di chi invece lo tiene in piedi con il commercio, roba che interessava poche persone. Ora invece siamo alle denunce e ai comunicati in cui ci si minaccia a vicenda facendo nomi e cognomi. Il Piccolo America si dice stufo di un "ricatto" dei distributori italiani, i distributori italiani rispondono che non c’è alcun ricatto e si dicono stufi di questi continui attacchi ed insinuazioni. Di mezzo c’è anche Luigi Lonigro, presidente dell’associazione distributori italiani e direttore di 01 Distribution (la società di distribuzione italiana più importante, controllata da Rai), e ovviamente Francesco Rutelli, presidente ANICA.

Ma andiamo per gradi.

L’associazione Piccolo America, diretta da Valerio Carocci, è nata in seguito all’occupazione del Cinema America di Roma nel 2012. Uno stabile da tempo abbandonato e in quel momento destinato a diventare parcheggio. Le persone che lo hanno occupato programmando rassegne, cercando di tramutarlo in un centro culturale vivo e trovando grande sostegno tra i nomi più grande del cinema italiano (Rosi, Scola, Bertolucci ma anche Sorrentino, Garrone, Bruni, Benigni, Argento, Nanni Moretti e una lunga schiera di autori in vita ben lieti di vedere i loro film proiettati ad una folla oceanica di under 30), una volta finita l’occupazione hanno iniziato a proiettare film a piazza S. Cosimato (Trastevere, Roma), un’arena all’aperto capace di convogliare numeri impressionanti con età impressionanti (tutti ragazzi, la categoria più complicata da portare al cinema specie per film di catalogo o di grandi autori).

Intorno a questa arena estiva (poi moltiplicata in altre zone di Roma) sono nati schieramenti e polemiche. Non senza fatica è stata riconosciuta dal comune e ha avuto accesso a diversi sovvenzionamenti che spettano a chi opera in questo settore. Tramite questi passaggi chiave (è successo molto altro ma questa è la storia essenziale) il Piccolo America ha completato il passaggio da realtà illegale a realtà perfettamente legale. Il suggello è stata poi la vittoria del bando per la riqualificazione del cinema Troisi (occasione in cui abbiamo intervistato Carocci).

L’ANICA invece è l’associazione che riunisce produttori e distributori (e non esercenti che sono riuniti nell’ANEC, che tuttavia lavora a stretto contatto con ANICA per ovvie ragioni, è una differenza importante che vedremo poi), presieduta da Francesco Rutelli. Francesca Cima, poi, dirige la sezione produttori, mentre Lonigro quella distributori.

Il conflitto sotterraneo tra Piccolo America e industria del cinema era noto a molti che lavoravano nel settore ma è esploso definitivamente in pubblico il 9 giugno quando l’associazione Piccolo America ha postato su Facebook e sul proprio sito un attacco diretto all’ANICA, e in particolare ai distributori italiani. Che è già una sorpresa. Storicamente lo scontro era tra Piccolo America e le sale. Sono gli esercenti i più inferociti contro una realtà che sostengono faccia concorrenza illegale al loro business, perché proietta film gratuitamente per folle oceaniche. Invece qui la guerra (almeno nominalmente) è tutta con i distributori.

Una precisazione prima di iniziare: tutto questo avviene in alcune piazze di Roma ma lo stesso crea una polemica nazionale, più che altro con gli esercenti perché il fenomeno in sé li preoccupa e vogliono ribadire l’importanza di dare risalto al business delle sale, che da sempre è definito come “in difficoltà” e, come sempre, a questo segue l’espressione “particolarmente in questo momento”. In questo momento di post-lockdown poi è “particolarmente particolarmente in difficoltà”.

L’attacco del 9 giugno del Piccolo America parlava di un ricatto dei distributori che (sintesi nostra) non gli noleggiano i film da proporre nelle rassegne. L’associazione infatti, benché sia no profit, paga i film che proietta (con i soldi dei fondi comunali uniti a sponsor privati, gli stessi con cui paga staff e organizzazione) allo stesso prezzo degli altri, come spiegato nel comunicato:

Di oltre 140 film richiesti alle case di distribuzione per programmare le rassegne a San Cosimato, Ostia e Cervelletta abbiamo ricevuto più di 120 risposte negative. Non ci autorizzano nemmeno i film di proprietà RAI di autori italiani! Tutti “no” ad offerte economiche pari o più alte rispetto all’usuale valore di mercato per la proiezione di quelle opere con proiettori DCI.

[caption id="attachment_435642" align="aligncenter" width="1349"] Dal sito del Piccolo America[/caption]

Si va anche più a fondo, in quel primo comunicato non solo c'è l’intenzione di denunciare una situazione che li mette in difficoltà (“ci vogliono costringere a diventare a pagamento”), ma anche una serie di attacchi precisissimi tra cui spicca quello a Luigi Lonigro:

A proposito di Lonigro: oltre a essere presidente della sezione Distributori di Anica, è il direttore di 01, la casa di distribuzione Rai. A decidere in quali cinema vengono proiettati i film della distribuzione Rai in Puglia e Basilicata è la Class Cinematografica srl, di proprietà al 100 per cento della famiglia Lonigro. Ma non finisce qui: a Bari il Multicinema Galleria programma proprio i film 01 ed è di proprietà al 17 per cento di Luigi Lonigro stesso. Pertanto il pubblico della sala barese, quando vede un film della 01, versa parte del biglietto alla casa di distribuzione diretta da Lonigro, un’altra parte alla famiglia Lonigro e un’altra parte ancora a Lonigro stesso. Avete capito chi dice che facciamo concorrenza sleale?

Questa è la parte più strana, perché prende una via personale, diretta, specifica, denunciando una persona molto potente (la più potente in quel settore) a partire da fatti pubblici (non è un mistero quel che dicono, e lo sanno). Il problema sono i mancati noleggi dei film ma Lonigro e la sua personale situazione sono descritti con una minuzia non riservata agli altri. Valerio Carocci (volontariamente o meno) con il tempo ha assunto un profilo politico. Non nel senso che aderisca a partiti o si sia presentato a qualche elezione (non ancora) ma nel senso che ha rapporti con istituzioni con tantissimi talent, si fa portavoce di una comunità abbastanza vasta e riscuote apprezzamenti. In virtù dell'esperienza del cinema America, ad esempio, è stato preso nel comitato di selezione dei film della Festa del Cinema di Roma. Lo scontro parrebbe impari, e forse lo è, ma come si vedrà non va sottostimata la capacità del Piccolo America di convogliare forze mediatiche.

LA REPLICA DELL'ANICA

Dopo il comunicato è arrivata subito la prima replica dell’ANICA. In cui è spiegato prima che l’associazione guarda con simpatia all’esperienza del Piccolo America e poi che quelle da loro diffuse sono “fake news”. L’ANICA nega categoricamente di aver operato pressioni sui singoli distributori, i quali prendono le loro decisioni autonomamente, e precisa inoltre che quegli accordi relativi al 2018 e 2019 erano stati resi pubblici mentre per quest’anno “non ci sono state richieste di incontri, né confronti, né tanto meno dinieghi di alcun tipo”. Insomma sostengono di non aver parlato con il Piccolo America e che non ci siano stati rifiuti dalla loro parte.

C’è inoltre un’ulteriore precisazione sul fatto che un certo documento reso pubblico dal Piccolo America “senza data e senza firma, presentato in carta anonima”, che proverebbe il fatto che l’ANICA fa pressioni sulle distribuzioni, sia a loro (l’ANICA sempre) sconosciuto, lasciando intuire che l’assenza di date, firme e loghi lo renda un pezzo di carta con una scritta sopra, una prova nulla. Nessuna nota sulle accuse a Lonigro ma dopo qualche giorno quel passaggio scompare dai post del Piccolo America, viene tagliato ed è ad oggi introvabile se non sulle testate che avevano riportato la notizia a ridosso.

Carocci e il Piccolo America hanno subito incassato la solidarietà e il megafono di trasmissioni televisive e giornali importanti. Gianantonio Stella sul Corriere della Sera (dal titolo poco equivocabile “La crociata per fermare il cinema (gratis) all’aperto”) e Propaganda Live su La7 sono gli esempi più famosi di una rete di contatti e apprezzamenti molto vasta che amplifica le loro accuse e rimostranze. Se l’industria è divisa sulla questione, gli autori e la stampa lo sono molto meno, hanno una netta preferenza per la causa del cinema gratuito e della diffusione della cultura gratuita del Piccolo America che, a questo punto della vicenda, non è più solo il Piccolo America. Già al tempo del primo comunicato il Piccolo America dichiara di stare a fianco a Scendi c’è il Cinema del quartiere Giambellino di Milano e ai ragazzi del FurgonCINEMA, che porta proiezioni nelle aree del centro-italia colpite dal Sisma, e al festival La Guarimba della Calabria. Tutti nella stessa situazione e con lo stesso problema.

L'ENTRATA IN SCENA DELL'ANTI TRUST

Non ci sono dubbi che il megafono di ANICA sia decisamente più piccolo e che abbia una minor potenza di fuoco mediatica. Ma, vista la cancellazione della parte su Lonigro nel post, una non minor potenza legale. Tuttavia nemmeno l’ufficio legale del Piccolo America stava a guardare e dall’agosto 2019 era riuscito a far partire un’indagine dell’autorità Anti Trust che è diventata pubblica ieri, quando ha notificato di aver avviato un’istruttoria per accertare che l’ANICA non abbia davvero impedito il noleggio di film. Sempre a questo fine c’è stata ancha una perquisizione negli uffici dell’ANICA.

Come riporta il Piccolo America, l’Autorità ipotizza l’esistenza di un’azione concertata già dal 2018 di una parte sostanziale dell’industria cinematografica italiana, finalizzata a orientare le case di distribuzione e i loro intermediari a negare i film alle arene a titolo gratuito, o comunque a subordinare il rilascio delle liberatorie a condizioni sempre più stringenti. In buona sostanza il sospetto dell’Autorità è che ANICA abbia usato la propria posizione per rendere difficile se non impossibile l’attività del Piccolo America. Cosa che sarebbe illegale, se provata.

Assieme al Piccolo America stavolta anche Cinemusica Nova e l’associazione Laboratorio di quartiere Giambellino Lorenteggio, operanti nelle regioni Emilia Romagna, Abruzzo, Marche e Lombardia.

In reazione l’ANICA, come si conviene in questi casi, si è detta fiduciosa che l’istruttoria dimostrerà che non ci sono state ingerenze e si mette a disposizione, ma aggiunge anche un altro passaggio che sembra una parziale spiegazione delle difficoltà ad ottenere i film (e che ricorda la “drammatica situazione” dell’esercizio). Cioè, a causa del lockdown e delle sue conseguenze economiche:

[...] anche diverse tradizionali arene a pagamento rinunceranno alla riapertura nella presente stagione. Si sta vivendo dunque una situazione che vede a rischio la sopravvivenza dell’intero settore della distribuzione e dell’esercizio cinematografico. In tale contesto possono trovare spiegazione le difficoltà di approvvigionamento che oggi si manifestano in tutto il settore, e non soltanto per le arene che offrono spettacoli gratuiti. Difficoltà che, si confida, potranno essere rapidamente superate per tutti gli operatori interessati e con la collaborazione di tutti coloro che credono nel futuro del cinema

Separatamente, poi, Francesco Rutelli fa sapere che di aver dato mandato ai propri legali di perseguire in ogni sede giudiziaria chiunque abbia associato il suo nome ad azioni volte ad impedire la diffusione di film:

Nonostante precedenti formali diffide, è in atto una deliberata e diffamatoria azione in particolare su alcuni social network, i cui promotori e attori verranno inflessibilmente individuati e perseguiti.

LA CAMPANA DEGLI ESERCENTI

In tutto questo arriva oggi, ultimo atto per il momento, un comunicato degli esercenti, convitati di pietra della polemica. La prima cosa in assoluto che il comunicato dice è che "l'Anec prova sorpresa e amarezza", sta anche nel titolo. È proprio il punto fondamentale: "sorpresa e amarezza per l'avvio del procedimento a proprio carico". Il resto del comunicato è abbastanza confuso, da un lato spiega che "la natura stessa dei promotori delle iniziative gratuite all’aperto [...] porta a ritenere che possano orientare le attività [...] verso un’offerta culturale che operi la formazione del pubblico, senza pertanto ricercare una programmazione che si sovrapponga alle sale cinematografiche operanti dodici mesi all’anno" che coincide con quel che sostiene il Piccolo America di sé (la loro programmazione non si sovrappone, e quindi non danneggia, le sale perché non propongono mai film nuovi ma solo vecchi).

Dall'altro si dilunga nel descrivere quanto stia lavorando per riportare le sale alla normalità (attività necessaria, giusta e faticosa ma che niente ha a che vedere con questa polemica). E infine chiude dicendosi colpito di "come si sostenga che un intero settore imprenditoriale [...], in grave sofferenza per le conseguenze dell’emergenza sanitaria, sia accusato di abusare di un inesistente potere di mercato per boicottare l’attività di associazioni che non corrono rischi di mercato e possono proporre spettacoli gratuiti grazie ad apposite sovvenzioni pubbliche e private", cioè spiegando, nella stessa frase in cui si dice colpito, una possibile (ma non sappiamo se vera) buona ragione per boicottare (il fatto che il piccolo America proponga spettacoli gratuiti grazie a sovvenzioni). Senza contare che ANEC parla di "un inesistente potere di mercato" quando in realtà l'associazione riunisce la stragrande maggioranza degli esercenti nazionali e quindi volente o nolente, lo eserciti o no, un potere lo possiede evidentemente.

A questo punto lo snodo dell'indagine diventa cruciale. Se davvero l’Autorità trovasse ANICA e ANEC (o uno solo dei due) responsabili sarebbe uno scandalo grosso, di risonanza internazionale, e una vittoria politica immensa per il Piccolo America che a quel punto avrebbe sconfitto l'associazione più potente e avrebbe pochissimi rivali nel proprio settore, guadagnando una forma indiretta di potere (data dalla notorietà e dalle battaglie vinte) per nulla piccolo che si somma a quello (sempre mediatico) che già ha accumulato.

Se invece tutto dovesse risolversi a favore di ANICA e ANEC non è chiaro cosa farebbero le singole distribuzioni (le uniche a non aver parlato e a non essere state menzionate). Senza dare ragione a nessuna delle due parti (non ne abbiamo i mezzi), è chiaro anche per ammissione di ANICA che una difficoltà a ottenere i film da parte del Piccolo America c’è stata. Una sconfitta la sbloccherebbe per evitare altre polemiche o invece sancirebbe uno stato di fatto, condannando (o ridimensionando) l’attività del Piccolo America?

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