Come è esplosa la carriera di Jasmine Trinca: viaggio nei suoi esordi sul grande schermo
Un fil rouge caratterizza i personaggi interpretati da Jasmine Trinca nei suoi primi film, che l'hanno lanciata a livello nazionale e internazionale
Quando a 19 anni si reca ai provini per il ruolo di Irene, figlia del protagonista de La stanza del figlio, Jasmine Trinca sta facendo tutt'altro nella vita (studia per diventare archeologa), ma viene scelta tra oltre 2500 candidate. Racconta che si era proposta non tanto perché interessata al cinema, ma perché curiosa di conoscere il regista, Nanni Moretti. Quasi per caso dunque inizia una carriera destinata poi a cementarsi negli anni a venire, con una notevole galleria di ritratti sia in produzioni italiane che internazionali. In occasione dell'uscita del suo nuovo film, Profeti, vi raccontiamo gli esordi di Jasmine Trinca, cercando di tracciare una linea comune nei personaggi con cui l'attrice romana si è fatta conoscere al mondo.
La stanza del figlio
Ne La stanza del figlio, interpreta l'adolescente figlia della coppia interpretata dallo stesso regista e da Laura Morante, e sorella di Andrea (Giuseppe Sanfelice). La loro quotidianità tranquilla viene rotta dall'improvvisa morte in un incidente di Andrea, che segnerà l'esistenza di tutti i suoi famigliari. Delle prime immagini di Trinca sullo schermo colpiscono gli occhi vispi e il grande sorriso iniziali, che poi si tramutano senza soluzione di continuità in un viso esterrefatto quando le viene comunicata la tragica notizia. Irene diventa così portatrice di un dolore silenzioso per la perdita, che non esplode ma rimane racchiuso dentro di sé, a cui si unisce la consapevolezza di dover passare "in secondo piano", dato che le attenzioni dei genitori si rivolgono maggiormente al ricordo del defunto. In questo quadro, lei comunque non perderà la forza d'animo, proponendo che nella sua scuola si celebri una messa in onore del fratello.
Il peso nel dover fare i conti con la perdita di un fratello torna poi in uno dei personaggi interpretati da Trinca più recentemente: Ilaria, sorella di Stefano Cucchi, in Sulla mia pelle. Il film di Alessio Cremonini si concentra sulle vicende che hanno portato alla sua morte del ragazzo e a Ilaria sono dedicate poche scene, ma tutte molto intense. Lei è "costretta" come Irene a dedicare la vita alla memoria del proprio caro, con l'aggiunta che qui mette tutta se stessa per far emergere la verità sulla vicende. La vediamo presa da un'afflizione che cerca di trattenere e non esplicitare, guardando fuori dalla finestra e levando lo sguardo lontano.
La meglio gioventù
Il suo folgorante esordio le porta in dote diversi riconoscimenti, ma Trinca tornerà sullo schermo solo due anni dopo, in un altro piccolo ma significante ruolo. Ne La meglio gioventù interpreta Giorgia, ragazza con problemi mentali che viene fatta ricoverare dalla famiglia in un istituto psichiatrico dove viene sottoposta all' elettroshock. Cattura le attenzioni dei fratelli al centro della storia, Matteo e Nicola (Alessio Boni e Luigi Lo Cascio) che decidono di portarla via e prenderla con sé per la loro agognata vacanza. Durante il viaggio, per un malinteso la perderanno, per poi trovarla diversi anni dopo.
È in poche scene, ma Trinca lascia un segno indelebile, avvalendosi di uno sguardo profondo spesso rivolto verso il basso che quando si alza lancia come una sfida a chi le sta vicino. Giorgia porta con sè infatti un vissuto di abusi e sofferenza, un'intimità precaria che ogni sua espressione mostra. Il suo è un invito a guardare dentro il proprio abisso che rimane però sostanzialmente ignoto, sia a chi non ha saputo prendersene cura (il padre) sia chi invece lo fa con amore (Nicola, che diventa psichiatra). Una presenza aliena per i protagonisti e anche per la narrazione stessa, che lascerà aperta la conclusione della sua storia.
Nel 2005 arriva il primo (seppur breve) ruolo da co-protagonista. In Manuale d'amore di Giovanni Veronesi Trinca compare nel primo episodio, Innamoramento, come oggetto del desiderio di Tommaso (Silvio Muccino). Un personaggio per il quale, data la convenzionalità della sceneggiatura, c'è ben poco da segnalare. Se non il fatto che è ben diverso da quelli precedenti, evidenziando la versatilità di un'attrice che poi tornerà a sfoggiare doti romantiche, sia sul versante della commedia in Ti amo troppo per dirtelo, sia in quello drammatico nel recente Supereroi.
Romanzo Criminale e Il caimano
Nello stesso anno, Trinca è anche scelta per un altro ruolo secondario in cui nuovamente lascia il segno. Nel film Romanzo Criminale di Michele Placido, interpreta Roberta Vannucci, ragazza fidanzata con "Il Freddo" (Kim Rossi Stuart), personaggi entrambi esistiti. Una figura segnata dalla carriera criminale e dal destino del suo amato, rapita presto dal suo vortice che la conduce a una fine tragica. In un preciso passaggio l'attrice dimostra la sua capacità nel ritrattare personaggi provati da forti emozioni: l'uomo, tramite una registrazione, si scusa con lei per quello che ha comportato frequentarlo, ma ormai è troppo tardi. Roberta si lascia andare a un pianto, che dura pochi attimi, prima che si passi a un'altra scena.
Nel 2006 ritorna invece a collaborare con Nanni Moretti per un ruolo più centrale. Ne Il caimano è la giovane regista Teresa che offre al produttore in declino Bruno Bonomo (Silvio Orlando) un copione per un film su Silvio Berlusconi. Il suo personaggio si deve scontrare con un mondo di ignavi, tra Bonomo che non sa gestire la propria vita privata e un sistema che tarpa le ali a chi prova a realizzare un progetto coraggioso. Nel suo sguardo desolato si manifesta il sentimento di chi perde le proprie illusioni, non riuscendo a credere a quello che vede, ma senza per questo darsi per vinto.
Miele
La parte di Teresa ne Il caimano lancia definitivamente Jasmine Trinca. In seguito ottiene la parte di co-protagonista ne Il grande sogno e poi arrivano anche i primi ruoli internazionali, in Ultimatum e L'Appolonide. Il 2013 è poi per lei un anno cruciale, perché protagonista assoluta di ben due titoli: Un giorno devi andare di Giorgio Diritti e Miele di Valeria Golino.
Un flebile fil rouge unisce dunque i diversi personaggi interpretati da Trinca a inizio carriera, caratterizzati dall'essere segnati da un dolore che ha una causa esterna a sé stessi. Successivamente, però, l'attrice ha saputo dare vita a ritratti che si distanziano da questo modello, come la giovane madre nella periferia romana in Fortunata (2017), che le è valso un premio a Cannes. A intessere un legame particolare con l'immagine di Trinca agli esordi troviamo comunque un altro dei suoi ruoli più celebri. In Miele è Irene, una trentenne che aiuta segretamente i malati terminali con l'eutanasia. Ad un certo punto, entra in contatto con un signore anziano, Carlo (Carlo Cecchi), che, nonostante abbia una salute di ferro, le chiede di aiutarlo a morire per un motivo che non vuole precisare. Inizialmente la ragazza non accetta, in quanto questo va contro la sua etica, ma decide comunque di cominciare a frequentarlo. Se in precedenza Irene sembrava sempre farsi carico delle sofferenze altrui, l'incontro con Carlo le provoca un certo smottamento interiore. L'uomo infatti è preda di un male che lei inizialmente non comprende, che sfugge alle sue rigide classificazioni e per il quale inizierà a staccarsi dal ruolo alla quale sembrava condannata, aprendosi veramente all'altro.
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