Capire Carl Weathers. Uno dei più grandi di sempre nell'arte di dividere lo schermo

Chi come Carl Weathers riesce a essere indimenticabile, fin dal primo ruolo, possiede la dote indispensabile per gli attori: la presenza

Critico e giornalista cinematografico


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Carl Weathers è morto giovedì a 76 anni.

Carl Weathers è stato una delle molte dimostrazioni esistenti che chi è in grado di abitare il mondo del cinema d’azione, perché è in grado di recitare con il corpo, ottiene in automatico anche la cittadinanza nel mondo della commedia, che funziona con le stesse regole.

Weathers apparteneva alla categoria di attori che Hollywood ha sempre preso dalla vita vera, prediligendo le star della musica o dello sport. Lui star non lo era propriamente, era un line backer di football non proprio di grande fama, ma aveva la presenza e aveva una capacità di usare il corpo sviluppata tramite lo sport che sapeva unire a un carisma naturale. Tanto basta. Già dalle prime apparizioni una cosa caratterizza la sua presenza: l’autorità. Esistono molti modi di essere attore e quello di Weathers era completamente diverso da quello di Marlon Brando o di Robert De Niro ma non meno nobile. Era un attore con delle caratteristiche precise, ma capace di attitrare lo sguardo del pubblico che per tutta la vita ha fatto la spalla, servendo benissimo non solo i protagonisti ma proprio le scene.

https://www.youtube.com/watch?v=i0rONAbNabY

C’è questa breve scena dalla sit-com Good Times che si trova su YouTube in cui Weathers sembra già Apollo Creed. In realtà era in quel momento l’unico tono e l’unico tipo di personaggio che sapesse fare, ma si vede subito che non solo ha l’imponenza ma anche una grandissima verve comica. Non recita per niente bene ma quando è il momento di portare la gag non sbaglia.

Erano le prime esperienze che lo hanno poi portato a essere scelto come campione dei pesi massimi in Rocky. Lì doveva essere l’opposto di Stallone: la classe, l’eleganza e la ricchezza. Il successo, la tracotanza e soprattutto la capacità di essere eccezionalmente a suo agio su un palco. Quindi il carisma. Quello che fa quando entra nello stadio, vestito da George Washington e poi quando balla nel ring prima della campanella è pura performance, senso dello show, presenza attoriale. Anima la scena da solo. E riesce, da solo, a condurre il film da quel tono gioioso a quello dell'incontro scivolando, lungo il primo round da ballerino a sportivo. Lungo tutto l'incontro poi sarà lui a dare realismo alla lotta, non certo Stallone, all'epoca meno avvezzo a quel tipo di recitazione.

Era davvero uno dei grandissimi attori d’azione Carl Weathers, non ci sono mezzi termini. Anche se la sua carriera da protagonista non è mai partita, rimangono solo Action Jackson! e Hurricane Smith, esperimenti muscolari arrivati tardi, tra blaxploitation quando non andava più e sbruffonaggine anni ‘80 quando era finita, mai davvero dotati di sceneggiature o regia che lo valorizzassero (anzi in quei film è trattato come non fosse unico, come dovesse somigliare ad altri).

È veramente difficile pensare a qualcun altro che fosse in grado senza nessun problema di tenere la scena con Stallone o Schwarzenegger senza esserne l’opposto logico (come Danny DeVito) ma giocando sul loro territorio, in competizione con loro. E sa anche tenere il palco ballando con James Brown. Lungo la saga di Rocky, quando al terzo film avviene il salto dall’altra parte e diventa alleato, Weathers dimostra un carisma e una statura da protagonista ma Apollo Creed, già dal primo film, è un personaggio che si stampa nella memoria del pubblico, anche quello meno appassionato, tanto quanto Rocky perché lui gli fornisce un'eleganza e crea un'aderenza tra ciò che simboleggia sulla carta e ciò è sullo schermo, che non è frequente. Ci vorranno poi quasi 40 altri anni perché gli venga fornito di nuovo un ruolo di quel tipo, in The Mandalorian, ed era ancora lì, perfetta spalla, nemico/amico impareggiabile a cui solo Filoni e Favreau potevano pensare (gli stessi che hanno avuto l’idea geniale di usare Werner Herzog come villain iniziale).

A Weathers è successo quel che capita a molti, specie se la recitazione non è tutta la tua vita (girava veramente un film ogni tanto): è diventato il simbolo di un’era e di un modo di fare, e come tale recuperato in chiave comica. Adam Sandler è quello che ne ha scoperto la potenzialità esilarante, con un ruolo sorprendente in Un tipo imprevedibile (il suo secondo film, sicuramente il più esplosivo e divertente): mano monca, golfino e cappello da golfista. Ha una capacità di uso della protesi come arma comica che è da veterano della commedia. Anche lì come in Rocky o in Predator, Carl Weathers muore (gli capitava spessissimo) e morendo ha fatto nascere una nuova parte di carriera, comica. È stato in Arrested Development, serie in cui è complicato recitare, sempre a cavallo tra registri demenziali e realistici, molto molto sopra le righe in un ambiente fintamente documentaristico (interpretava se stesso), ed era impeccabile.

Aveva accettato completamente di essere l’emblema di un’era e del cinema di quell’era, di essere lo stereotipo del duro d’azione ma non protagonista e invece era solo un attore di grande presenza. Fosse stato attivo oggi, in un mondo del cinema in cui ci sono meno paraocchi e gli steccati si possono saltare, avrebbe potuto avere una carriera come quella di Dave Bautista (un altro la cui abilità nell’usare il corpo consente di avere registri d’azione e comici formidabili).

Nonostante i soliti dissidi tra star dovuti a questioni di diritti d’immagine, desiderio di tornare al ruolo di Apollo anche se non era possibile, Sylvester Stallone dal suo account instagram lo ha ricordato con parole non originali ma davvero sentite, soprattutto lo ha fatto di fronte al quadro che chiude Rocky 3, uno dei film in cui Weathers recita meglio in assoluto, passando in un film solo da sfidante ad amico a mentore (inizia avvicinandosi lui a Rocky sul ring e finisce in una scazzottata d’amore). Meglio di così probabilmente non si può fare.

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