Captain America: Civil War, la recensione - NO SPOILER
Abbiamo avuto il privilegio di assistere in anteprima all'ultimo film dei Marvel Studios ed ecco cosa pensiamo di Captain America: Civil War
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
In questo caso, il tutto ruota attorno a una polarizzazione, come chiaro sin da subito ed evidente dal titolo e dai trailer. Sì, è davvero Cap contro Iron Man come vi aspettate, come fu nel celebre evento a fumetti di Mark Millar e Steve McNiven, ormai quasi dieci anni fa. Ma non è, come allora, una divisione soprattutto ideologica. I due capigruppo, le due colonne degli Avengers incarnano soprattutto due tipi umani molto diversi che, al di là di una discordia fortissima su un tema per nulla banale, si trovano ad affrontare lo stesso problema con due atteggiamenti molto diversi e, soprattutto, con due risposte emotive assolutamente antitetiche, regalandoci un personaggio che svolge un percorso faticosissimo, all'interno del film, il cui tormento è soprattutto interiore, mentre l'altro ha i piedi ben piantati a terra e affronta la sfida di tenere il punto, sempre a testa alta, contro ogni pericolo, persino contro ogni evidenza. Starà a voi scoprire chi sia chi.
In che modo? Lo scoprirete dentro un film estremamente divertente, scritto con una perizia davvero ammirevole. Non ci viene in mente nulla di fuori posto in queste due ore e venti circa dominate da una sceneggiatura che ticchetta a lungo, incollandoci alla poltrona in attesa di esplodere. Quando lo ha fatto, ci ha spazzati davvero via, sorprendendoci per la capacità di regalare a tutti un ruolo, meravigliosamente svolto, perfettamente in accordo con il peso e con la personalità dei singoli eroi, tanti, che appaiono. Sono dodici. Non era per nulla facile azzeccare chi di loro dovesse essere in cammino, accompagnare il conflitto dall'inizio alla fine, e chi invece dovesse trovare un senso con azioni più mirate. Entrate in scena splendidamente gestite, uscite di scena che cadono nei momenti giusti, e un ritmo, un focus, un equilibrio ammirevoli per un film del genere.
In questo senso, forse ci troviamo di fronte al lungometraggio meno indipendente di tutti. Il che non deve stupire poi molto, dato che questo è davvero il terzo capitolo della storia di Capitan America e non un film sugli Avengers aggiunto ai tre ufficiali. Steve Rogers è a tutti gli effetti il protagonista, nel culmine di un percorso perfettamente coerente di costruzione del personaggio, che nel primo film non desiderava altro che incarnare e difendere i valori degli Stati Uniti d'America, che in The Winter Soldier si è trovato a fare i conti con eventi che hanno minato la sua fiducia nel sistema e che ora trae conseguenze dalle sue esperienze passate, con un'occasione, finalmente, di trovare un proprio posto in questa epoca che lo ha adottato.
Se vi abbiamo parlato di grande rispetto e di coerenza apprezzatissima per quanto riguarda il trattamento dei personaggi già visti al cinema, che dire dei due esordienti di Captain America: Civil War? Che Pantera Nera è perfettamente realizzato, giustamente importante, come del resto tutti, ripetiamo, nella trama del film e interpretato con grande convinzione da un Chadwick Boseman che non vediamo l'ora di vedere alle prese con l'eroe di Wakanda nel film in solitaria.
Su Spider-Man possiamo solo dirvi che se questa versione dell'Uomo Ragno non vi piace, semplicemente, non possiamo più essere amici. Tom Holland è simpatico, divertente, imbranato quanto basta nei panni di Peter Parker. Spidey, nei suoi mutandoni rossoblu, è finalmente chiacchierone, divertito, ragazzino. Visivamente spettacolare e perfettamente collocato. Soprattutto, è libero di essere se stesso, senza troppi discorsi sul personaggio, senza enfasi sulle origini che ormai ci sono state raccontate e vanno doverosamente date per scontate. Se questo è l'assaggio del suo ritorno in casa Marvel, le premesse per la portata principale che sarà Spider-Man: Homecoming sono di enorme ottimismo.
Anche perché Spidey si vede molto nel film, come un Ant-Man sempre più soddisfacente, come una Scarlet Witch che meritava l'occasione di crescere che le è stata data, come la Vedova Nera e Occhio di Falco, che si confermano nei loro ruoli di veterani, come un Visione sempre dubitabondo e forse più umano e un War Machine al centro, lo sapete, di una svolta importantissima della trama. E poi ci sono Bucky e il Soldato d'Inverno. Tutti dosati perfettamente anche nelle scene d'azione, che non stancano, non pesano e si rivelano parecchio più avvincenti e cariche di idee di quelle viste in Avengers: Age of Ultron, che spesso davano l'idea di fare semplicemente da vetrina per gli eroi sullo schermo. I Russo, invece, sono bravi a dare sempre un senso di progressione, anche ai momenti chiaramente più intrattenitivi, a concentrarsi sull'obiettivo preciso di ogni scontro, senza perdersi nell'azione fine a se stessa.
Insomma, non sappiamo di preciso, ancora, se Captain America: Civil War sia in effetti il migliore film Marvel sinora realizzato. Probabilmente, dipende molto da qual è il vostro attuale preferito. Certamente, se quest'ultimo dovesse giungere in vetta dopo la visione, che vi attende nelle sale italiane a maggio, non saremo stupiti, perché ha tutte le carte per farlo, questo film di sceneggiatura, scritto con la testa e con il cuore, con tanto affetto sia per i personaggi di carta che per la loro versione sul grande schermo. Forse, con la sua Guerra Civile, la Marvel ha davvero vinto la sua sfida più difficile. Aspettando Thanos e le Guerre dell'Infinito.