Rubrica a cura di ColinMcKenzie
Non si può dire che, alla fine del 2006, i nostri articoli su
Eragon (qui e qui i due più importanti) siano passati inosservati. Le reazioni sono state diverse, tra cui soprattutto incredulità e stupore. In realtà, dopo dodici mesi, possiamo ben dire di averci visto giusto.
I problemi erano tanti, a cominciare dagli incassi insoddisfacenti: 240 milioni di dollari nel mondo, a fronte di un budget di circa 120 milioni, più una cifra importante in marketing e distribuzione, che portava il passivo in rosso se si consideravano le quote degli esercenti. Quel che è peggio, la pellicola, dopo un inizio discreto, era affondata, segnale di un passaparola negativo e che certo non prometteva bene per un eventuale futuro (se ad uno spettatore comune non è piaciuto il primo episodio, perché dovrebbe vedersi il secondo?). Per carità, non che gli articoli fossero perfetti: infatti, avevo sottovalutato l'effetto del Natale, che porta incassi discreti anche a pellicole che sembravano morte al botteghino e quindi Eragon alla fine aveva raccolto più del previsto. Ma i dati in dvd poi, anche se discreti, sembravano più utili per ripianare i costi che per mostrare la validità dell'operazione commerciale.
I 240 milioni ottenuti alla fine dai cinema (più le entrate collaterali) evidentemente non sono bastati e infatti nessuno parla ufficialmente di sequel. Questo silenzio continua tuttora, tant'è che anche all'ufficio stampa della
Fox italiana non hanno nessuna notizia di un eventuale secondo (e poi terzo) capitolo della saga. Insomma, il tempo sembra proprio scaduto, perché non ha alcun senso aspettare un anno per avviare la produzione di un
sequel (anche semplicemente il lavoro sulla sceneggiatura) e far scivolare così nell'oblio la memoria del primo episodio (almeno per quelli che non hanno letto il libro e che non lo conoscono a memoria). In effetti, non si può pensare di (ri)lanciare la serie di
Christopher Paolini che già non aveva fatto faville se bisogna ricordare a tutti di cosa si sta parlando. Insomma,
Eragon è forse la vittima più illustre dei progetti fantasy che vengono fatti per seguire una moda e senza un'idea artistica forte come avvenuto per
Il Signore degli Anelli. Sperando di non dover scrivere la prossima settimana un articolo simile a quelli dell'anno scorso sul nuovo
agnello sacrificale dell'altare fantasy...
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