Call of Duty: Warzone, Zuffa a Squadre è il paradiso dei cecchini | Speciale

La nuova modalità di Call of Duty: Warzone diverte, ma non convince del tutto a causa del design delle mappe

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Con l’avvio della Stagione 4, Call of Duty: Warzone ha nuovamente affrontato un’inevitabile sequela di piccoli e grandi cambiamenti protesi a rinverdire l’esperienza, quando non a migliorarla dando ascolto ai feedback raccolti dagli utenti che giornalmente affollano i server del gioco.

Proseguendo nell’apprezzabile strategia inaugurata da Infinity Ward sin dal debutto dell’espansione gratuita di Modern Warfare, l’update ha portato in dote una modalità nuova di zecca che, pur guardando chiaramente ai battle royale, se ne distacca sensibilmente, offrendo un’esperienza, se vogliamo, più canonica, per quanto votata alla spettacolarità viste le dimensioni dello scontro.

Se Malloppo, momentaneamente (ri)messa ai box, si caratterizzava per il ritmo compassato, frutto di attente valutazioni e di spostamenti all’unisono con i propri compagni d’armi, Zuffa a Squadre si rifà alla lontana a Battlefield, inscenando una battaglia 50vs50 in una mappa di notevoli dimensioni.

L’arrivo sulla mappa, ormai cifra stilistica distintiva per Call of Duty: Warzone, avviene tramite un lancio con il paracadute, operazione che vi permetterà di influenzare in qualche modo l’effettivo respawn sulla mappa, consentendovi di avvicinarvi al fronte, oppure di instradarvi sin da subito verso il fiancheggiamento del plotone nemico.

L’ampiezza del campo e la presenza di vaste zone scoperte rendono chiaro sin da subito che questa modalità non ha nulla da spartire con il classico multiplayer della serie. I riflessi contano, ovviamente, ma l’approccio è diverso, per quanto, come vedremo, limitato e influenzato da precise scelte de design.

Armati dei propri loadout, eventualmente interscambiabili tra un respawn e l’altro, si può imporre al match il proprio stile di gioco, ma fino ad un certo punto, come si si accorge dopo il primo atterramento.

La mappa, come già anticipato, si compone soprattutto di ampi spazi aperti, privi di coperture. Non mancano sezioni più intricate e al chiuso, ma per raggiungerle dovrete forzatamente attraversare sezioni senza alcun riparo.

Veicoli come camion ed elicotteri sono l’ideale per organizzarsi in piccole squadre che, con un po’ di fortuna, possono invadere il territorio nemico mietendo vittime e terrore. Si tratta però di incursioni a scarsa percentuale di successo, suicide per la maggior parte delle volte.

In breve, si finisce per armarsi di fucile da cecchino e punire chi è tanto sfrontato da non preoccuparsi di tenere la testa al sicuro. Atterrati con il paracadute, basta cercare un buon posto sufficientemente sopraelevato per dedicarsi al massacro indiscriminato, consapevoli che gli avversari faranno altrettanto.

Può capitare, ovviamente, di raggiungere il cuore della mappa, procedendo lentamente da un riparo all’altro. Zuffa a Squadre, in questi casi, si trasforma in una sorta di guerra di trincea, con i due schieramenti a fronteggiarsi sulla linea di demarcazione che divide il campo di battaglia, protetti ed insieme separati da muri e ostacoli. Generalmente, il team che tiene saldamente il controllo del fronte è anche quella che si aggiudica la vittoria, visto che non è troppo difficile impallinare i nemici che si affannano per raggiungere la posizione e contenderla all’avversario.

Il fiancheggiamento, teoricamente sempre possibile, è reso difficile e complicato dalla presenza dei cecchini che puntualmente mortificano ogni tentativo più o meno solista di sorprendere le unità intente a respingere gli assalti al fronte.

Zuffa a Squadre, insomma, pecca di profondità, imponendo uno stile di gioco pressocché inamovibile a tutti i cento partecipanti. I fucili a pompa sono inutili. Anche l’uso delle granate è limitato. Ci si affida per lo più a fucili di precisione o a potenti mitragliatori che possono garantire fuoco di soppressione durante lo spostamento da un riparo all’altro.

L’intenzione degli sviluppatori è chiara, ma difficilmente verrà effettivamente cavalcata dai giocatori. Laddove Battlefield, pur puntando sui grandi numeri, rende efficace l’azione di piccoli team compatti, la nuova modalità di Call of Duty: Warzone, sulla carta, punta ad incentivare manovre corali di grosse dimensioni, tutte pretese verso lo stesso obiettivo.

Se nella difesa del fronte, con soldati in prima linea e cecchini nelle retrovie a punire le avanzate solitarie, il grande disegno di Infinity Ward si intravede, e non caso se la tattica prende corpo si vince e generalmente si gioca bene, indipendentemente dalla propria abilità con il pad, quando c’è da ribaltare la situazione, strappando il controllo del territorio al nemico, il tutto diventa tremendamente difficile da concretizzare.

Zuffa a Squadre è tuttavia una modalità piacevole e divertente non fosse altro per le dimensioni dello scontro. Non troverete la tensione che si respira nel battle royale, né l’adrenalina del multiplayer, o la stessa ricercatezza strategica di un Battlefield qualsiasi. Tuttavia, soprattutto se amate dedicarvi ad un po’ di sano cecchinaggio, troverete più di un motivo per concedervi una partita.

Come primo tentativo per una modalità 50vs50 lo promuoviamo, ma è innegabile che Infinity Ward debba forzatamente correggere il tiro in futuro, magari lavorando proprio sul design delle mappe a disposizione.

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