Business Proposal: uno sguardo alla romcom che ha conquistato la Corea
Benché sulle prime sembri un coacervo di banalità, Business Proposal percorre a passo sicuro la via di un successo capillarmente calcolato
La trama della serie disponibile su Netflix è presto detta: Tae-mu è appena tornato da un lungo viaggio all'estero ed è pronto a prendere le redini dell'azienda di famiglia; peccato che suo nonno, il carismatico e tradizionalista Da-goo (Lee Deok-hwa), non si rassegni al celibato del nipote e voglia a tutti i costi trovargli una moglie. Gli combina perciò un appuntamento al buio con la bella e facoltosa Jin Young-seo (Seol In-ah), rampolla di un'influente famiglia.
Déjà vu
Precisiamo: il primo episodio di Business Proposal non lascia presagire altissime ambizioni in termini di originalità. Racconta una storia già vista in modo totalmente convenzionale e, agli occhi di uno spettatore non avvezzo agli stilemi della serialità orientale, anche piuttosto ridicolo. Se il buongiorno si vede dal mattino, basta già una sola puntata per comprendere come evolverà il rapporto tra il suddetto Tae-mu e la goffa Ha-ri.
Il distacco da ogni tipo di realismo non sembra essere un problema per gli autori della serie, che frastorna lo spettatore con un prologo da fiaba moderna irritante per i meno disposti a sognare in rosa. A tratti, si ha l'impressione di assistere a una versione per famiglie di Cinquanta sfumature di grigio; e no, non esiste contesto in cui tale affermazione possa essere considerata un complimento.
C'è poi una forzata macchinosità negli accadimenti che portano i due protagonisti a incontrarsi, una sorta di pianificazione cerimoniale che può risultare credibile solo in contesti culturali come quello coreano. Difficile credere, comunque, che un giovane uomo reduce da anni all'estero si pieghi alla volontà di un nonno rimbambito fissatosi col volerlo accasare; e questo non è che uno tra i tanti punti in cui Business Proposal mette a dura prova la sospensione dell'incredulità da parte del pubblico.
La formula del successo
Certo, i numeri della serie sono da capogiro, tanto da far supporre che, dietro la facciata di rutilante banalità, questo prodotto celi altro. Sembra quasi che, lungi dal voler innovare il panorama delle commedie romantiche, esso si bei della propria culla di cliché; impossibile non sentirsi rassicurati, in qualche modo, dall'ovvio svolgersi della vicenda, dalle scontate reazioni dei suoi bidimensionali protagonisti, dall'umorismo infantile e colorato delle sue gag.
D'altronde, anteporre l'umorismo al mero romanticismo è una scelta vincente che discosta Business Proposal dalla stragrande maggioranza di storie a lei simili. Parallelamente, merita attenzione l'assenza - almeno in questo primo episodio - di un vero e proprio villain che ostacoli il raggiungimento della felicità da parte dei protagonisti. Tutto è limpido e semplice, come in ogni favola che si rispetti, ma condito con un brio che preserva dal coma diabetico.
Eppure, al netto di tanta prevedibilità, Business Proposal riesce, con la sua verve comica un po' naïf, a salvare dallo sbadiglio gli spettatori più smaliziati. Nel non prendersi troppo sul serio risiede la vera forza del successo stratosferico di questa storiella effervescente e sempliciotta. Lontana anni luce dal pomposo saccarosio dell'altro recente cult del romanticismo seriale, quel pigro Bignami simil-austeniano chiamato Bridgerton, Business Proposal ha l'onestà di mostrare subito il proprio volto. Un volto sorridente, certo non particolarmente acuto, ma godibile e privo di ombre.