Buried in the Usa

Doveva essere un grande successo, un piccolo horror a basso costo e magari il nuovo Paranormal Activity. Ma in America, a differenza del resto del mondo, è stato un floppone immeritato. Perché?

Condividi

Fonte: Varie

La domanda è semplice: che diavolo è successo a Buried negli Stati Uniti? Ricapitoliamo. In Spagna è uscito il primo ottobre e in due settimane ha incassato 1,7 milioni di dollari. Stessa data di esordio nel Regno Unito, dove ha conquistato già 2,5 milioni di dollari. Da noi ha esordito questo weekend con 744.000 euro e un'ottima media per sala, che fa pensare a un buon andamento nelle prossime settimane.

Ecco, per capire il disastro americano, basti dire che in tre giorni in Italia ha fatto meglio di quasi un mese di presenza negli Stati Uniti, dove finora ha conquistato 765.000 dollari. Chi scrive considera questo titolo notevole (anche se leggermente sopravvalutato), ma soprattutto un prodotto straordinariamente commerciale, nel senso migliore del termine. Insomma, una follia che abbia ottenuto così poco.

La spiegazione più ovvia è quella relativa al numero di copie in cui è uscito, che all'inizio erano pochissime, quasi come se fosse un piccolo film d'autore che magari punta agli Oscar. E' vero che era avvenuto lo stesso con Paranormal Activity, ma lì c'è stata una campagna in cui il film è stato tenuto praticamente nascosto, mostrato in luoghi precisi su richiesta (soprattutto college) e si è creato un passaparola molto interessante. Qui non è facile capire che strategia sia stata adottata, ma di sicuro non ha funzionato.

Roberto Proia, responsabile marketing della Moviemax, società che ha portato in Italia Buried, punta i riflettori su due aspetti per la debacle americana. Intanto, un investimento ridottissimo sul web, che risulta veramente incredibile. Possibile che il luogo migliore per lanciare un prodotto del genere, considerando che era perfetto per un target 19-34 anni classicamente internettiano, non venga sfruttato a dovere? I risultati si sono visti.

Un altro dubbio è quello sul poster americano (lo trovate qui sopra), che cita chiaramente il lavoro di Saul Bass, ma che a detta di Proia "non sembrava cinema". In effetti, seppur molto bello dal punto di vista artistico, di certo non fa capire bene di cosa stiamo parlando, a meno che uno non conosca già il prodotto in questione (ma allora, non è fondamentale). Aggiungerei che l'enfasi sul film-sfida, tutto girato nella bara, ha ovviamente suscitato tanta curiosità, ma forse ha fatto temere un effetto noia e magari un prodotto eccessivamente sofisticato (leggi, poco appassionante per gli adolescenti). Ovvio che è semplice andare a fare le pulci quando un film va male, ma in questo caso, come spiegato, siamo veramente di fronte a un flop inquietante. Quasi più del film stesso. O in America soffrono tutti di claustrofobia?

Discutiamone sul Forum Cinema

Continua a leggere su BadTaste