Rubrica a cura di Colinmckenzie
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L.A. Zombie di Bruce LaBruce. Sarebbe facile etichettarlo come il solito film scandalo che passa ai Festival, facendo felici tutti, realizzatori e organizzatori delle rassegne, che ricevono una bella spinta promozionale. D'altra parte, non sarebbe neanche sbagliato. Diciamo che l'ago della bilancia non è perfettamente al centro tra 'fuffa' e 'prodotto rivoluzionario', ma neanche a uno di questi due estremi (sebbene chiaramente più da una parte).
Senza dubbio, la parte migliore del film (che dura complessivamente poco più di un'ora) è nei primi dieci minuti. Sembra di vedere uno strano prodotto, a metà tra film di genere horror e divagazioni poetiche-malinconiche, soprattutto grazie alle musiche molto interessanti, tra gli elementi più efficaci della pellicola. E l'elemento porno del prodotto, chiaro fin dall'inizio, viene sfruttato per una scena in cui magari si fatica a non ridere, ma che è molto originale. Magari, tutto questo non dispiacerebbe a Kenneth Anger.
Purtroppo, dopo 15-20 non si può che assistere a una serie di momenti ripetitivi. D'altronde, perché stupirsi, in fondo è un porno. L'impressione è che però sia un porno che, sapendo di finire in certi circuiti festivalieri, punti a scioccare un pubblico che normalmente non vedrebbe prodotti di questo tipo (anche e soprattutto,
porno gay). Così, la componente horror scompare quasi subito, per lasciare spazio a una serie di sequenze autoindulgenti. E le continue provocazioni, alla fine, non risultano più tali e stancano. In effetti, come tanti presunti prodotti 'estremi', anche questo promette molto più di quello che mantiene e certi eccessi sperati (almeno per non annoiarsi) non si concretizzano. Devo comunque dire che tante pellicole di questo tipo, pronte a essere tacciate di scandalo, di solito mi annoiano/infastidiscono terribilmente (
Hostel, Martyrs e altri titoli del genere), quindi non è stata certo una sorpresa.
Peccato, perché LaBruce dimostra in vari momenti di non essere uno sprovveduto e dà vita a immagini tutt'altro che trascurabili, come una serie di uomini ricoperti di sangue, che potrebbero uscire da una performance di Hermann Nitsch. E l'utilizzo del corpo poteva portare a discorsi quasi cronenberghiani. Così, rimane un prodotto non indifferente, ma forse terribilmente incompiuto...
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