Brain Training del Dr. Kawashima per Nintendo Switch fallisce il test sull’età cerebrale | Speciale

Brain Training del Dr. Kawashima per Nintendo Switch vale quanto una remastered qualsiasi, una riproposizione ideale solo per qualche fan della prima ora

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Non appena sullo schermo si palesa la sagoma poligonale dell’amichevole volto del professore, una volta avviato Brain Training del Dr. Kawashima per Nintendo Switch, si viene automaticamente pervasi da un confortante sollievo, un tenue calore che dal petto si espande velocemente sino alle braccia, alle mani che stringono la console ibrida della Grande N.

La sensazione, del resto, è del tutto simile a quella provata quando si rivede un vecchio amico perso di vista da tempo, uno di quelli con cui si è condivisa qualche bella esperienza, con cui si è cresciuti durante la propria adolescenza, che la vita, scelte differenti o il semplice caso hanno irrimediabilmente allontanato.

Riascoltare certi suoni, reimmergersi in menù già visti altrove, ha il sapore di un viaggio indietro nel tempo sino al lontanissimo 2006, anno di pubblicazione in Europa del primo Brain Training del Dr. Kawashima su Nintendo DS.

Il balzo non è notevole solo da un punto di vista meramente temporale, parliamo di più di dieci anni fa del resto, quanto culturale, tecnologico, persino politico.

A quei tempi il publisher di Kyoto era in grande spolvero, alla disperata ricerca di un riscatto dopo la non troppo esaltante stagione del Game Cube sul piano delle vendite. Abbandonata la lotta tecnologica con i colossi Sony e Microsoft, abbiamo assistito al picco della sbandierata Nintendo Difference, un “think different” totale, senza alcun compromesso, alla prova dei fatti vincente.

Mentre PlayStation 3 e Xbox 360 si sfidavano soprattutto sul piano grafico, l’allora presidente Satoru Iwata incantava il pubblico a suon di touch-screen e controller sensibili al movimento. Nintendo DS e Wii furono l’habitat ideale per decine e decine di progetti ora originali, ora semplicemente stravaganti, figli di business model che pomparono nuova energia nell’industria e in molti team di sviluppo.

Tra le molte produzioni che declinavano il concetto di videogioco in modo inaspettato ed innovativo, c’era proprio Brain Training, software di allenamento mentale travestito da piacevole passatempo da concedersi giornalmente, in brevi sessioni di un quarto d’ora massimo.

Sostenuto, sul fronte dei risultati raggiungibili con la pratica, da ricerche e test clinici di notevole autorità, il gioco era figlio dei suoi tempi, gli stessi che diedero i natali ad una folta schiera di exergaming di cui Wii Fit fu l’indiscusso campione, modello non solo in termini di gameplay, ma anche di stile e di approccio.

La maggior parte dei trainer virtuali dell’epoca, non a caso, si affidavano a design minimali, a personaggi poco caratterizzati e in molti casi dai toni informali. Dominava, insomma, una certa tendenza a creare esperienze in qualche modo asettiche, in totale armonia con l’aspetto estetico di Wii e, soprattutto, del Nintendo DS Lite.

A distanza di anni, possiamo ammetterlo candidamente: la passione per questa tipologia di giochi è stata tanto travolgente, quanto effimera, riconducibile alla stessa manciata di giorni per cui restano validi i propositi di mettersi a dieta, leggere almeno qualche pagina di un libro ogni giorno, tornare in palestra per ridare lustro al proprio fisico.

Viene da chiedersi, insomma, cosa abbia spinto Nintendo a riprovarci, quasi 14 anni dopo, con un prodotto in tutto e per tutto simile al lontanissimo capostipite della saga.

Brain Training del Dr. Kawashima per Nintendo Switch, non è Ring Fit Adventure. Non lo è per il semplice fatto che non è al passo con i tempi, non si è evoluto in alcun modo, è convinto di poter conquistare con gli stessi ingredienti il nuovo pubblico e tutti coloro che già lo abbandonarono piuttosto in fretta un paio di generazioni di console addietro.

Dal menù, come già detto, sino alle prove proposte, passando per il famoso test sull’età cerebrale, che calcola l’efficienza della materia grigia sottoponendo all’utente alcune prove di logica, mnemoniche e matematiche, tutto è esattamente come ce lo ricordavamo.

Qualche nuovo test sfrutta le capacità uniche dei Joy-Con, come la telecamera agli infrarossi; il multiplayer fino a due giocatori regala un pizzico di brio in più alla produzione, eppure la progressione dell’esperienza è la stessa, ancorata ad un design che mal si amalgama ai colori sgargianti dei controller di Nintendo Switch.

Come se non bastasse, persino il software stesso non sembra considerare l’attuale gamma che compone la famiglia della console della Grande N. Inserendo la cartuccia del titolo nella versione Lite, difatti, non ci sarà alcun messaggio d’avvertimento, né si attiverà l’esclusione automatica di tutti quei test che necessitano dei Joy-Con per funzionare.

Laddove Ring Fit Adventure ha evoluto il concetto degli exergaming, optando per una maggior compenetrazione tra le ambizioni salutiste ed i propositi prettamente ludici, Brain Training del Dr. Kawashima per Nintendo Switch si è accontentato di una mera riproposizione, scelta che lo ha condannato in partenza ad aspirare, al massimo, ad essere il capriccio di qualche nostalgico, desideroso, per una manciata di giorni, di riassaporare le stesse sensazioni già provate nel 2006.

Il rammarico, del resto, è tanto più grande se si pensa che, già ai tempi del Nintendo DS, lo stesso publisher nipponico propose un brillante trainer virtuale, lo splendido Prova del 10: Avventure nel Mondo della Matematica, che grazie ad un art design bizzarro quanto basta ed una trama stuzzicante, incentivava l’esercizio quotidiano instradando l’utente in un’avventura spassosa e coinvolgente.

Così com’è, il nuovo capitolo della saga vale quanto una remastered qualsiasi, una riproposizione ideale solo per qualche fan della prima ora. Noi saremmo anche invecchiati e certamente la nostra età cerebrale è aumentata vergognosamente, ma in queste vesti anche il Dr. Kawashima ci è parso estremamente fuori forma.

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