Borderlands, un disastro che non soddisfa nemmeno i fan dei videogiochi
Borderlands è un film che non convince coloro che non conoscono il franchise, ma che delude e infastidisce coloro che lo amano
Ormai è un dato di fatto: Borderlands è stato un vero disastro. Un’affermazione che non parte da un nostro pregiudizio o da una nostra disamina personale del film diretto da Eli Roth, bensì dai dati di incasso e dal responso internazionale sia da parte del pubblico che dalla critica. Nonostante l’invito di Strauss Zelnick (CEO di Take-Two) ad andare a vedere il film, Borderlands ha incassato all’incirca 15 milioni nel weekend di apertura. Un risultato devastante che, a monte di un budget di 115/130 milioni di dollari, posiziona la pellicola tratta dal videogioco di Gearbox Software tra i maggiori flop degli ultimi anni.
Domande sensate, ma alle quali è evidente non sappiano rispondere lo stesso Eli Roth e Joe Crombie, autori di una sceneggiatura caotica, confusa e priva di un vero e proprio focus. Eppure, sulla carta, Borderlands è un franchise con una connotazione stilistica ben precisa e che, prestando particolare attenzione a un paio di elementi, facilmente si sarebbe adattato a diventare un film. In occasione dell’uscita nelle sale della sfortunata pellicola con protagonisti Cate Blanchett, Kevin Hart, Jack Black e Jamie Lee Curtis abbiamo quindi deciso di ragionare insieme a voi sui motivi di questa debacle. Per essere precisi: sui motivi per cui Borderlands non solo non riesce ad attrarre un pubblico di neofiti, ma nemmeno i fan sfegatati dell’opera originale. Fan che, nonostante tutto, non vedevano l’ora di innamorarsi nuovamente del magnifico mondo creato da Gearbox.
UNA PICCOLA LUCE IN FONDO AL TUNNEL OSCURO
Prima di passare al cuore dell’articolo, però, ci sembra giusto mettere in luce anche i pregi di un film che, sotto alcuni aspetti, tenta di soddisfare gli appassionati. È evidente dalla cura messa nella riproduzione delle armi, degli ambienti e dei costumi, fedeli al materiale originale e in grado di strappare un sorriso a coloro che hanno passato decine (se non centinaia) di ore su Pandora. Sembra quasi che Eli Roth e il suo team abbiano fatto di tutto per trovare dei piccoli particolari in grado di richiamare il Borderlands videoludico, dimenticandosi però della sua visione d’insieme. Dimenticandosi di come sia necessario, talvolta, non giocare solo sulle sfumature, bensì sulla comprensione generale dell’opera. Un “dettaglio” causato in parte dalla visione del regista statunitense, ma in parte anche dalla produzione di un film senza una chiara identità.
COMPRENDERE LE BASI
“Cosa significa realizzare una buona trasposizione?”. Una domanda che abbiamo già posto pochi paragrafi fa, ma che non ha una vera e propria risposta. Per qualcuno potrebbe significare riprodurre i contenuti in maniera estremamente fedele al materiale originale, come visto nella recente serie TV di The Last of Us. Per altri, invece, significa abbracciare il mood del franchise e dare vita a qualcosa di nuovo, come dimostrato dal mai abbastanza elogiato Arcane di Netflix. Una saga come Borderlands, che non vanta trame particolarmente elaborate e punta tutto sull’atmosfera, avrebbe sicuramente giovato da questa seconda opzione. Opzione che, invece, non sembra essere stata presa in considerazione dagli autori.
GUARDA ANCHE - Borderlands, la video recensione
Eppure il film di Borderlands non ha nulla di tutto ciò. La violenza è ridotta al minimo, facendo pensare a una scelta della produzione mirata a dare vita a un film per famiglie. Allo stesso tempo, però, ci sono specifiche scene cariche di volgarità che sembrano far gridare alla pellicola “sono un film per adulti”, come farebbe il più becero degli adolescenti ribelli. Pochissimo spazio viene dedicato alla costruzione del mondo nel quale si muovono i personaggi. Personaggi che, inoltre, sanno di già visto e che nemmeno per un istante contengono quella iniezione di pazzia tipica del franchise. Si ha costantemente la sensazione di star vedendo a un pavido tentativo di imitare i Guardiani della Galassia (o la Suicide Squad) di James Gunn, con tanto di personaggio silenzioso ma dal grande cuore in stile Groot o King Shark. Un tentativo che, ovviamente, fallisce nel peggiore dei modi.
COLORE + STILE = CARISMA
Vi ricordate quando abbiamo accennato all’attenzione posta in dettagli “secondari” come i modelli delle armi o dei costumi? Bene. Nonostante questa cura per i dettagli, il film di Borderlands si dimentica ancora una volta di star adattando una saga con connotati estetici ben precisi. Una saga caratterizzata non solo da colori sgargianti, ma anche da un utilizzo del cel shading che ha fatto la storia. Con cel shading intendiamo lo stile cartoon che fa sembrare i personaggi del videogioco disegnati a mano, con tanto di spessi bordi neri per enfatizzare la “china” del segno. Ma attenzione: non si tratta di una scelta accessoria al franchise. Stiamo parlando di uno dei suoi punti di forza e in grado di differenziare i vari episodi della serie da qualsiasi altro prodotto presente sul mercato.
Nel film diretto da Eli Roth troviamo questo stile applicato al (non troppo) simpatico Claptrap di Jack Black, ma poco (o nulla) agli altri personaggi. Girovagando per il web negli ultimi giorni abbiamo trovato diversi cosplayer che, nel dare vita ai vari protagonisti di Borderlands, hanno fatto un lavoro sul trucco davvero incredibile. Evidenziando i bordi e aggiungendo delle punte di nero su alcune parte del corpo si può ottenere un effetto cartoon che, sinceramente, avrebbe giovato all’intera pellicola. Pellicola che, per come ha raggiunto il mercato, non solo ha poco da dire dal punto di vista narrativo, ma pecca anche in quello artistico. Un vero peccato, visto l’enorme potenziale della saga di Gearbox.
BORDERLANDS, UN FILM SENZA UN PUBBLICO
Verrebbe quasi da chiedersi perché un film come Borderlands, tratto da un franchise tanto famoso, abbia incassato così poco e stia deludendo più o meno tutti. È però evidente l’errore alla base della trasposizione, ovvero la totale assenza di un pubblico di riferimento.
Chi dovrebbe andare a vedere un’opera come questa?
Coloro che non conoscono la serie non possono che trovare Borderlands un prodotto derivativo e privo di qualsiasi guizzo creativo. Coloro che, al contrario, conoscono la saga, non solo non trovano il succitato guizzo creativo, ma finiscono per rimanere infastiditi dallo spreco di potenziale. Insomma: siamo di fronte a un disastro su tutta la linea. Un disastro che dovrebbe però ricordare alle grandi case di produzione che comprare i diritti per trasporre una proprietà intellettuale di successo non basta per fare un sacco di soldi. Per ottenere quel risultato, incredibile a dirsi, è necessario poi realizzare un buon prodotto in grado di soddisfare, almeno, i fan del franchise in questione.
E voi che cosa ne pensate? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso i nostri canali social (TikTok incluso).