Bones Wrap Party: un'infiltrata nella festa di addio alla serie

Il racconto di una serata indimenticabile al Wrap Party della serie Bones a Los Angeles

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E' praticamente impossibile per me essere imparziale quando si parla di Bones, quindi non ci proverò nemmeno e tenterò piuttosto di raccontarvi come possa essere, da fan, vivere l'esperienza di partecipare, a Los Angeles, al party di addio di una serie che mi ha accompagnata negli ultimi 10 anni della mia vita.

A prescindere da quale sia il nome dello show, tutti noi "series addicted" sappiamo cosa significhi investire tempo ed emozioni in uno show, seguire le avventure che vengono raccontate anno dopo anno e affezionarsi a quei personaggi come se fossero membri della propria famiglia. Un vero appassionato di serie non si limita poi a conoscere gli attori che interpretano quel ruolo o a commentare quello che accade in un episodio con qualche sporadico tweet, ma sente la necessità quasi fisica di raccogliere il numero maggiore di informazioni e conoscerne anche i retroscena dello show che ama: chi sono gli ideatori di quella serie? Chi ha scritto quel bellissimo episodio che ci ha tanto commosso? E gli spoiler? Parliamo di spoiler!
Essere appassionato e amare davvero una serie - almeno per me - non significa non essere obiettivi, sono sempre stata perfettamente consapevole dei difetti di questo show - inevitabili dopo dodici anni di messa in onda - e spesso mi sono trovata in disaccordo con quel genere di amore cieco, che non permette analisi critiche o non riconosce i problemi: il bello di essere un fan è anche quello di avere coscienza di ciò che di uno show non funziona, ma ciò nonostante non riuscire a smettere di seguirlo, perché ormai si fa parte di un meccanismo talmente più grande di noi che girare le spalle e congedarsi diventa impossibile. Essere fan significa essere fedele, fino in fondo.

In alcuni dei discorsi che sentirete fare nel video qui sotto - ripreso appunto durante il Wrap Party ad Hollywood - qualcuno dirà come questa serie gli abbia cambiato la vita e fino a che punto abbia influito sulla loro esistenza. Comprensibile, considerato che parliamo di persone che hanno lavorato per 12 anni, cioè 3.132 giorni (fine settimana esclusi), 37.584 ore, gomito a gomito con le stesse persone. Ma la questione è che forse non sempre queste stesse persone si rendono conto fino a che punto quello che fanno abbia un'impatto anche sul pubblico che li segue... o forse sì.

Ma torniamo al motivo per cui ho avuto l'onore, ed il privilegio, di essere presente al Wrap Party di Bones. Personalmente ho cominciato a guardare questa serie alla terza stagione, da appassionata di crimine, inizialmente, era solo uno dei tanti crime show che mi interessavano, poi le relazioni tra i personaggi mi hanno fatta appassionare sempre di più, fino a spingermi ad iscrivermi alla comunità italiana dello show, molto attiva tutt'oggi, chiedendo all'amministratrice se aveva bisogno di aiuto con la gestione del sito e dell'allora Forum e da qual momento non sono più andata via. Grazie a questa comunità virtuale sono nate delle amicizia in carne ed ossa e poi l'esperienza del San Diego Comic-Con, a cui sono andata la prima volta nel 2010 e dove ho incontrato e avuto modo di parlare con Hart Hanson, l'autore di Bones e David Boreanaz ed Emily Deschanel, i due protagonisti. Poi, l'anno dopo, grazie ad una serie di fortuiti casi e conoscenze, ho potuto visitare il set sul Fox Lot a Los Angeles, visita durante la quale ho conosciuto TJ Thyne e, qualche anno dopo, con uno sparuto gruppo di fan della serie, sono stata contattata via Twitter dal responsabile marketing dello show per aiutare nella realizzazione di un progetto per la celebrazione del 200° episodio della serie, pubblicato poi sul sito della Fox USA. La mia passione per la serie, negli anni, non ha fatto che aumentare, tanto che mi sono ritrovata ad adattare per il doppiaggio qui in Italia un certo numero di episodi della decima stagione di Bones e, nel frattempo, ho preso un Master in criminologia, trasformando in un lavoro questa passione, alimentata da una cosa apparentemente tanto banale come uno show televisivo.

Poi, qualche giorno fa, mentre sulla mia timeline di Twitter continuavano a scorrere messaggi di commiato di tutte le persone che hanno lavorato allo show, ormai giunto alle sue ultime riprese, un'amica (che dall'Italia si è trasferita negli Stati Uniti ed è finita proprio a lavorare in Bones) mi invita al party finale dello show. Ci sono follie nella vita alle quali non si deve resistere, il richiamo era troppo forte e l'occasione unica, così prenoto un volo per la Città degli Angeli per restare solo tre giorni e mi preparo a vivere un'altra incredibile esperienza legata a questa serie. Il luogo in cui si teneva il party non aveva nulla di particolare in sé, la produzione aveva affittato alcune sale di un hotel, nessun allestimento spettacolare di cui riferire, se non la possibilità di fare delle gif animate interagendo con alcuni ambienti virtuali del set, ma quello che si capiva da subito era che l'atmosfera era veramente piacevole e conviviale. Va intanto detto che i Wrap Party non sono eventi organizzati a beneficio della stampa o per fare pubbliche relazioni, avvengono ogni anno alla fine di ogni stagione di uno show e vi sono invitati solo gli addetti ai lavori, dai dirigenti del Network, agli attori, fino all'ultimo dei tecnici che lavora sul set o tirocinante che sgobba nell'ufficio di produzione, tutta gente che lavora a stretto contatto da anni e che, evidentemente, si conosce in profondità. Per questa ragione la sensazione di trovarsi lì è stata surreale, dovunque mi girassi vedevo volti che mi erano perfettamente noti (non solo quelli degli attori), e di persone che avevo l'impressione di conoscere, ma che - in realtà - non conoscevo affatto. Lasciate che vi dica anche che non sono una persona particolarmente timida, nemmeno invadente, ma sicuramente non timida e ciò nonostante mi ci è voluta almeno un'ora per realizzare davvero dove mi trovassi e che genere di folle esperienza stessi vivendo, inizialmente poi non sapevo nemmeno cosa sarebbe stato opportuno o meno fare, potevo chiedere a qualcuno di scattare una foto insieme o sarebbe stato considerato maleducato, cosa avrei detto alle persone a cui mi sarei presentata se avessi avuto modo di parlarci?

Quando sono tornata in possesso delle mie facoltà mentali (o quasi), ho preso il coraggio a due mani e sono andata a salutare per primi gli showrunner attuali della serie Michael Peterson e Jonathan Collier e poi è stata tutta una strada in discesa. Ho detto loro chi fossi, da dove venissi e che ero lì a Los Angeles solo per la festa, che Bones aveva avuto un grande impatto sulle mie scelte di vita e professionali e che mi sentivo completamente un pesce fuor d'acqua.
"You belong here", mi hanno risposto, ("Questo è il tuo posto") e me lo hanno fatto credere. Per davvero. Mi hanno proposto di visitare il set, invito che ho dovuto declinare a causa della partenza del giorno successivo, e uno di loro mi ha presentata ad Emily Deschanel, la signora delle Ossa in persona, che si è fermata a chiacchierare con me per un po'. Abbiamo riso sul mio essere diventata criminologa, lei aveva capito criminale all'inizio ed io le ha detto che se così fosse stato, mi ripromettevo di essere l'unica che lei non sarebbe mai riuscita a catturare, ma più in generale l'ho ringraziata per il lavoro che hanno fatto per 12 anni, cercando di comunicarle quale impatto avesse avuto sulla mia vita. E, considerato quanto lei poi dirà nel discorso finale che ho trovate qui sotto (l'italiana di cui parla sono io), credo di esserci riuscita. Dal momento in cui Emily ha detto quelle parole sono un po' diventata "l'italiana citata da Emily" e la cosa mi ha di fatto facilitato le presentazioni successive e avevo ancora lo scoglio di David Boreanaz (Seeley Booth) e di tutti i tirocinanti da superare, dopo aver già salutato e ringraziato sia Tamara Taylor (Camille Saroyan) che Michaela Conlin (Angela Montenegro).

I primi che ho avuto modo di incontrare nella folla sono stati appunto i tirocinanti, o gli Squintern, come sono chiamati nella serie: Eric Millegan, Michael Grant Terry, Eugene Byrd, Pej Vahdat, Ignachio Serricchio e Brian Klugman e, ancora una volta, la sensazione è stata del tutto surreale: prima di tutto Pej ha chiamato a raccolta tutti i suoi amici - perché che siano amici è palese - e ha fatto in modo che avessi una bellissima foto ricordo con tutti, poi gli altri hanno cominciato a presentarsi stringendomi la mano: sono Michael, sono Eric, Eugene, Brian, come se io non li conoscessi e non sapessi perfettamente i loro nomi. Ignachio Serricchio, poi, argentino di nascita, ma italiano di origine, mi ha parlato per un po' in italiano e mi ha dato un abbraccio di quelli che rischiano di spezzarti una vertebra, non c'è stata insomma una sola persona che non sia stata incredibilmente aperta, affettuosa e accogliente, pur essendo io un elemento completamente estraneo a questo gruppo incredibilmente coeso di persone.

E poi è stata la volta di David Boreanaz, lui lo avevo già incontrato una volta al SDCC e diciamo che la sua bellezza è sufficiente a privare chiunque del dono della parola, ma fortunatamente ricordavo che la chiave giusta per non farmi proprio completamente ignorare fosse quella di dirgli che sono italiana e infatti ha funzionato anche questa volta, tanto che si è messo a parlarmi in italiano "ciao bella, dammi un bacio". Ci ho messo un po' a rendermi conto che il bacio lo voleva davvero e, sono sacrifici che qualcuno deve pur fare, ho risposto all'invito con un certo entusiasmo, poi abbiamo scambiato qualche altra parola - in inglese, chissà perché il suo vocabolario in italiano si limita a quella frase! - e sebbene fossi comprensibilmente più nervosa di parlare con lui che con Emily Deschanel che mi aveva trattata come fossi un'amica di vecchia data, direi che le cose sono andate meglio di quanto potessi pensare. Lì per lì, purtroppo, non ho nemmeno avuto il coraggio di chiedergli una foto, avevo già l'occasione di parlarci e questo mi sembrava sufficiente, almeno per i momento. Durante il ricevimento però, qualche tempo dopo, mi si è avvicinato lui e abbiamo scambiato altre due parole e allora ho tirato fuori il coraggio e gli ho chiesto di fare una foto assieme e lui è stato tanto gentile da accettare.

Onestamente avrei voluto poter ringraziare ogni singola persona, ma non c'è stata purtroppo l'occasione, il luogo era veramente gremito di persone e non conoscevo tutti, per esempio non ho visto né John Boyd (James Aubrey) né TJ Thyne (Jack Hodgins) una persona che ammiro particolarmente, ma - come si suol dire - non si può avere tutto dalla vita, giusto? E così, a mezzanotte passata, in una versione moderna della favola di Cenerentola, il party ha cominciato a concludersi, i piedi a fare male, lo stomaco a brontolare - senza essermene resa conto ero stata talmente nervosa da non aver toccato cibo o bevuto per tutto l'arco della serata - la gente a salutare e l'esperienza a volgere tristemente al termine. Il privilegio di aver potuto ringraziare personalmente tante persone che, inconsapevolmente, hanno significato tanto nella mia vita è stato tuttavia irripetibile e aver ispirato l'ultimo discorso di Emily Deschanel di fronte a tutto il cast e alla troupe di Bones, inimmaginabile e sicuramente saranno ricordi che custodirò per sempre.

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La dodicesima ed ultima stagione di Bones andrà in onda negli Stati Uniti a partire da martedì 3 gennaio senza interruzioni e per 12 episodi su Fox.

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