Black Widow è un film in ritardo di 10 anni? Quando sarebbe dovuto arrivare nell’MCU?

Una delle maggiori critiche a Black Widow è il suo pessimo tempismo. Ma quale sarebbe stato il periodo migliore per produrre il film?

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La Disney ha finalmente reso disponibile Black Widow per tutti gli abbonati Disney+. La release del film sugli schermi, e quello che ne è seguito, non è stata semplice. Oltre ai numerosi spostamenti di data è stata inoltre molto contestata (anche dall’attrice stessa) la scelta di distribuirlo in forma ibrida tra sala - in un periodo in pochi esercizi avevano riaperto - e piattaforma con accesso “vip”. Il film in solitaria interpretato da Scarlett Johansson ha raccolto un’accoglienza mista, sebbene generalmente positiva. Tra le critiche più ripetute ai contenuti e alla forma vi è il fatto di essere arrivato fuori tempo massimo, non certo per i cambiamenti di listino causati dalla pandemia, ma proprio nell’equilibrio narrativo dell’MCU. Un film, si dice, che avremmo dovuto vedere una decina di anni fa. Ma è proprio così?

Ecco qualche argomentazione: Black Widow ha aperto la fase 4 della Marvel al cinema, ma cronologicamente si colloca per gran parte nel mezzo della fase 3, dopo Captain America: Civil War e prima dell’arrivo di Thanos sulla terra. Inoltre il film propone una visione femminista, di superoi(ne) che segue opere come Wonder Woman e Captain Marvel, già di per sé piccole rivoluzioni nell’ambito del cinema al femminile.

A Black Widow è rimasto quindi ben poco da innovare sul tema della rappresentazione; si concentra così sul passato misterioso della sua protagonista, svelandone le drammatiche azioni che l’hanno segnata per sempre. Per qualche spettatore conoscere già il destino di Natasha ha tolto parte del peso drammatico. Per altri invece il film non è affatto una chiusura, ma l’apertura (sperata) di altre storie in solitaria. Ma quando sarebbe stato il momento perfetto per produrre Black Widow? E in quale ordine guardarlo nelle maratone Marvel?

Gran parte del cuore del film di Cate Shortland risiede a Budapest. I drammatici fatti e le azioni di Natasha l’hanno segnata per il resto della sua vita. “La figlia di Dreykov, San Paolo, l’incendio dell’ospedale” sono citati da Loki tra le note rosse da cui la spia non si può liberare.

Avrebbe avuto senso raccontare l’origin story del personaggio prima del suo esordio in Iron Man 2?

Probabilmente molto poco. Seguendo un ragionamento puramente economico, durante i primi passi dell’MCU anche i personaggi che oggi sono estremamente popolari erano scommesse ad alto rischio. Iron Man era l’unico ad essere riuscito a stabilirsi come pilastro solido. Hulk aveva fallito, Captain America e Thor non erano andati male, ma senza brillare particolarmente. Un cinecomic al femminile sarebbe stato rivoluzionario, ma Black Widow era il personaggio minore tra i minori, senza poteri o una fama in grado di giustificare l’interesse di un pubblico ancora poco abituato a considerare i film di supereroi con serietà. 

Il passato di Natasha Romanoff è stato inoltre un attrattore di interesse per anni. Scoprire pian piano i suoi trascorsi l’ha resa la più oscura degli Avengers. Le sue motivazioni sono invece sempre state chiare, sapere poco della sua origine non ha mai impedito di capire come pensa e come agisce. Siamo sicuri che vedere in maniera lineare l’inizio di tutto il gruppo scelto da Nick Fury avrebbe giovato nel tempo? Probabilmente no, proprio perché non ci è mai stato sottratto effettivamente nulla, le informazioni centellinate sono sempre arrivate al momento giusto. 

Bisogna ammettere però che ritrovare Black Widow dopo la sua morte in Avengers: Endgame è straniante.

L’assenza di un funerale, o di un momento di saluto vero e proprio nell’opera dei fratelli Russo, ha giustamente generato qualche perplessità. La sua dipartita non ha avuto l’effetto di quella di Tony Stark, più curata e con il giusto screen time. Non c’è mai stata una vera fine per Natasha, proprio perché mentre si gettava dal monte del pianeta Vormir già sapevamo che l’avremmo rivista all’inizio della nuova fase.

Una collocazione ideale del prequel poteva essere pochi mesi prima, a colmare il gap tra Infinity War ed Endgame. Non per forza a sostituire lo slot dedicato a Captain Marvel (la cui presenza nell’ultimo Avengers, per quanto spettacolare, è tutt’altro che necessaria), ma sicuramente affiancato. L’esistenza del film avrebbe costituito uno spoiler basato sulla logica: se la Marvel rivela il passato del personaggio in quel momento è perché, palesemente, non ci sarà un futuro.

Una cosa che non sarebbe successa se il film fosse arrivato nel momento più logico guardando la cronologia. Ovvero proprio dopo Captain America: Civil War. In quel momento infatti Black Widow avrebbe dato a Natasha quell’approfondimento che avrebbe reso ancora più impattante il suo sacrificio. Morire per la sua famiglia, dopo avere vissuto per anni nel dolore, avendo perso la metà dei suoi affetti. Alla luce di tutte le rivelazioni psicologiche del prequel il personaggio ne avrebbe solo giovato. Inoltre, per risolvere eventuali problemi contrattuali, essendo semplici esseri umani, non ci sarebbe stato un grande bisogno di vedere la sua intera famiglia in azione durante lo scontro finale. 

Il film Marvel si sarebbe scontrato direttamente nello stesso anno (il 2017) con Wonder Woman, riproponendo forse un problematico “passo a due” con la DC in cui le case rivali sembrano riprendersi e copiarsi a vicenda. Visto il successo di Diana Prince al box office sarebbe stata una guerra di incassi dall’esito non scontato. Però la Marvel si sarebbe potuta fregiare di essere arrivata per prima nella rappresentazione femminile in ambito supereroistico, vista anche l'importanza che questo riveste nell'immagine aziendale.

Scarlett Johansson avrebbe potuto sfruttare il suo potere di star per lanciare Florence Pugh già in sinergia con il resto del cast principale. Insomma: avrebbe permesso d'iniziare la successione verso la nuova generazione già a partire dalla fase 3. In particolare il finale del film, in cui Natasha cerca di rimettere in sesto la sua famiglia di supereroi, sembra perfetto per tutto quello che è successo dopo. Nel bilancio della fase 4 fino ad ora quella conclusione (scena post crediti a parte) è un passo indietro, nostalgico certo, ma che trattiene la velocità per l’inizio di un nuovo ciclo. 

È raro che la pianificazione certosina dei Marvel Studios sbagli i tempi. Nel caso di Black Widow sembra che Kevin Feige abbia aspettato che il terreno fosse pronto troppo a lungo, smentendo la sua fama di produttore un passo avanti rispetto a tutti. C’è sempre la possibilità di rimediare a questo errore durante le maratone Marvel.

Noi proponiamo quindi di vedere Black Widow subito dopo Captain America: Civil War e prima di Avengers: Infinity War. Magari tra un Thor: Ragnarok e un Black Panther, per alternare i toni verso un finale più cupo del resto.

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