Birdman è davvero un film "che parla male dei supereroi”?

Birdman è un film sfuggente perché parla di tante cose senza sceglierne nessuna: ce l’ha con i supereroi, con il teatro, con il concetto stesso di “fama”…?

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Birdman è appena arrivato su Star di Disney+

Dobbiamo ammetterlo: è da quando Martin Scorsese, in tempi pre-COVID quindi una vita fa, disse durante un’intervista quelle cose lì sui film Marvel (e le ribadì poi qualche giorno dopo in un editoriale), che aspettavamo una scusa per rivedere Birdman e tornare a parlarne. Rivederlo per rispondere a una domanda fondamentale: quello di Iñárritu è il film preferito di Scorsese? Più in generale: di cosa parla Birdman? È davvero una critica feroce all’industria dei blockbuster tripla A, ormai asservita alla strapotenza dei supereroi e incapace di produrre nulla che non sia “toxic shit”, come la definisce Mike/Edward Norton? È un film sul teatro? Una storia a metà tra la confessione e l’autoparodia, che coinvolge una serie di volti noti del cinema in ruoli che ricalcano molto da vicino la loro biografia? È una riflessione su quello che intendiamo quando parliamo d’amore?

È ormai dal 2014 che queste domande circondano Birdman. Forse non proprio dal momento della sua uscita: prima di arrivare a discutere di temi, messaggi e morali, il film di Iñárritu venne lodato per mesi per ragioni estetiche e tecniche – per la sua forma di finto piano sequenza unico, per i virtuosismi insiti nel girare certe scene in certi ambienti stretti e ingombri, per la colonna sonora di Antonio Sanchez, per le prestazioni fuori scala dell’intero cast (difficile indicare un solo nome ma per questa volta ci sentiamo di fare una menzione particolare a Emma Stone: Sam rimane forse ancora oggi la miglior interpretazione della sua carriera)… Per tutto quello, insomma, che fa un grande film.

Birdman Stone

Birdman lo è (un grande film, intendiamo), ma una volta superato lo shock di assistere a due ore di sperimentazione ed esercizi di stile rimane il dubbio a cui accennavamo all’inizio: che cosa ho appena visto di preciso? L’interpretazione più facile è anche la prima che viene sempre citata: Riggan Thomson è un ex star di Hollywood che ha fatto successo con tre film su un supereroe mascherato, e che vuole ritrovare la sua rilevanza e un minimo di riconoscimento artistico adattando, dirigendo e interpretando una piéce teatrale di Raymond Carver. E quindi è facile pensare che Birdman sia un attacco frontale all’industria cinematografica: i protagonisti girano più o meno tutti intorno al teatro, e sentono quindi di vivere in un mondo sotto attacco, accerchiato dalla commercializzazione e dalla franchise-izzazione. Un mondo in estinzione che si sente però custode dei veri valori dell’arte della narrazione, un mondo del quale Riggan Thomson sogna di diventare eroe e simbolo, redimendosi così dai suoi passati peccati e facendosi perdonare per aver lavorato per il nemico.

A noi sembra che il fatto stesso che Riggan Thomson venga presentato come un uomo in missione per conto di Dio, un mistico in cerca dell’illuminazione, un fissato egocentrico e autoriferito che si autoconvince di essere il nuovo portatore della Sacra Fiamma, smentisca questa interpretazione. O meglio la derubrichi a “una delle tante possibili”, e d’altra parte lo stesso Iñárritu ha detto (parlando del finale, ma il discorso si può allargare a tutto il film) che Birdman ha “tante interpretazioni quante sono le sedie del cinema dove viene proiettato”. È innegabile che una parte importante del film sia lo scontro tra il vecchio e il nuovo, tra l’arte e la catena di montaggio, tra le assi consumate di un palcoscenico e la tinta unita di un green screen.

Keaton

Crediamo però che la scelta di usare il cinema di supereroi come “villain” sia più incidentale che mirata. Nel senso che quando Iñárritu ha scritto il film stavano uscendo Iron Man 3, Thor: The Dark World e si cominciava a parlare di Winter Soldier: eravamo (lo siamo ancora, ovviamente) in pieno supereroismo, e una storia scritta per criticare Hollywood e la sua mancanza di idee non poteva fare a meno di parlarne. Allo stesso modo, la scelta di Michael Keaton per il ruolo principale porta naturalmente verso i superpoteri: se al suo posto fosse stato chiamato Bruce Willis, Birdman si sarebbe probabilmente chiamato Muscleman e avrebbe parlato di un ex star del cinema action che vuole rifarsi un pedigree et cetera.

Più in generale è impossibile non considerare l’aspetto biografico guardando Birdman, e interpretarlo quindi anche come una sorta di meta-film. Non c’è solo Keaton/ex Batman: Edward Norton è un attore di talento ma intrattabile sul set e fonte di costanti problemi, proprio come nella vita vera; Emma Stone ha sfiorato il mondo dei supereroi senza davvero sfondare (probabilmente anche per scelta propria); Naomi Watts interpreta per l’ennesima volta un’attrice debuttante che sogna la fama, come in Mulholland Drive, come nel King Kong di Peter Jackson, perché ha quella faccia lì e ce l’avrà ancora a 70 anni.

Norton

C’è poi la questione della salute mentale di Riggan Thomson (e non solo, ovviamente, ma il film è prima di tutto suo), e dell’effetto che la fama, e la perdita della stessa, ha sul cervello di un essere umano: non è difficile interpretare Birdman come una parabola autodistruttiva e una critica allo star system in quanto tale e in senso lato, non necessariamente a quello cinematografico. Anche il mondo del teatro è popolato da squali (la critica Tabitha Dickinson, interpretata da Lindsay Duncan) che possono stroncarti la carriera con una recensione negativa: il cinema non è l’unica industria che fagocita i suoi protagonisti per poi vomitarli quando non servono più, dice Birdman. E diventare famosi non è quasi mai un’esperienza piacevole, che sia su un palco a Broadway o inguainato in un costume da uccello in pelle.

E infine, tutta la storia di Birdman ruota intorno a un’opera di Carver, What We Talk About When We Talk About Love, adattata – e “modificata per prenderti tutte le battute migliori” – da Thomson e che è la scusa per circoscrivere tutta l’azione al teatro e dintorni (in questo senso, il film più simile a Birdman che ci venga in mente è l’eccezionale Rumori fuori scena di Peter Bogdanovich). E se Birdman parlasse proprio di questo? Di amore, intendiamo. L’amore di un padre per la figlia, di un ex marito per l’ex moglie, di un futuro padre per la madre del suo futuro figlio, ma anche l’amore per sé stesso di un attore in decadenza, l’amore per sé stesso di un attore che al contrario è sulla cresta dell’onda e che è disposto anche a stuprare la fidanzata in pubblico in nome del realismo e dell’interpretazione, il che potrebbe significare che Birdman è anche un film sull’amore per il mestiere e sugli eccessi a cui porta…

Capite perché ci sembra fin troppo semplicistico dire che Birdman è “un film che parla male dei supereroi”? Per tornare alla domanda iniziale: di cosa parla Birdman? Risposta: di Riggan Thomson, e la chiudiamo così.

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