Billions: abbiamo visto in anteprima i primi tre episodi della terza stagione

Billions tornerà con la sua terza stagione il prossimo 25 marzo

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Billions tornerà su Showtime il prossimo 25 marzo con la sua terza stagione. Dopo le svolte del finale della seconda stagione, in cui Chuck assestava un potente colpo al suo avversario Axelrod, i personaggi dovranno riconsiderare le loro possibilità, che siano quelle di affondare definitivamente il nemico o quelle di poter tornare a respirare. Abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima i primi tre episodi della terza stagione di Billions, intitolati Tie Goes to the Runner, The Wrong Maria Gonzales e A Generation Too Late. Si tratta di una lunga reintroduzione ai temi e alle storie di questa serie dallo stile molto particolare, a volte respingente. Pregi e difetti, Billions - su Sky Atlantic HD dal prossimo 13 aprile - sta per tornare.

E lo fa confermando quelle che sono da sempre le sue caratteristiche peculiari. Si tratta di una storia ambientata nel mondo della finanza, tra strategie più o meno comprensibili e terminologie che decisamente non lo sono. La serie di Brian Koppelman, David Levien e Andrew Ross Sorkin (non imparentato col più famoso Aaron) continua a giocare con i dialoghi sopra le righe, gli scambi improbabili e artificiosi, le affermazioni estemporanee pronunciate per bocca del solito impassibile Axelrod o del solito sboccato Mike Wagner. Lo fa per alleggerire una trama che più di una volta intraprende sentieri faticosi da seguire, o semplicemente non interessanti.

C'è naturalmente lo scontro, rigorosamente a distanza, tra Chuck (si consolida il riavvicinamento a Wendy) e Axel, con il primo che cerca di controllare quanto ha scatenato e il secondo che si trattiene a fatica nel momento in cui non riesce ad esprimere il suo potenziale in azienda. Eppure dietro tutte le macchinazioni e gli ingranaggi e le investigazioni che occupano interi filoni di trama nei primi tre episodi, dove Billions ha più successo è proprio nelle cose più semplici. Il personaggio di Taylor, introdotto lo scorso anno per dare più “colore” al parco dei personaggi, catalizza tutta la nostra attenzione nel momento in cui è in scena. Non c'è nulla di particolarmente originale nella sua costruzione, si tratta del solito genio sociopatico che ci piace odiare e ammirare al tempo stesso, ma brilla di una luce tutta sua in una serie che spesso non sa cosa vuole essere fino in fondo.

È infatti difficile, con i suoi dialoghi e le sue situazioni, prendere del tutto sul serio uno show più artificioso e costruito di quel che vorrebbe sembrare. Anche le provocazioni verbali o fisiche (un personaggio che manca di rispetto ad un altro, un altro ancora senza inibizioni) vengono sempre riportate sotto l'ombrello protettivo di uno show che non si lascia – e ci lascia – mai veramente andare al godimento della storia che sta raccontando. I primi tre episodi partono poco dopo la conclusione della seconda stagione e, tenendo a mente il finale dello scorso anno, con Chuck apparentemente trionfante, è facile individuare gli schemi e le necessità dei personaggi in questo avvio di stagione.

Funziona l'idea di non affidarsi del tutto ai due personaggi principali e ai due interpreti più riconoscibili (Paul Giamatti e Damian Lewis) ma di allargare lo sguardo anche agli altri protagonisti della vicenda. Su tutti emerge un singolare rapporto professionale tra Wags e Taylor che è la cosa migliore delle tre puntate. Per chi ha amato la serie, si tratta senza dubbio di un ritorno a casa familiare.

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