Batman Begins: 2005 – 2015. Vivi, muori, ripeti.

Dieci anni fa, Christopher Nolan si apprestava a rivoluzionare il mondo dei cinecomic col primo capitolo della sua Trilogia, Batman Begins

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Se vi pare di aver già sentito il titolo di questo articolo sappiate che non c'è nulla di strano.

Perché, probabilmente, è proprio così.

L'avrete già letto su queste pagine o visto in qualche promo televisivo o internettiano, visto che si tratta della tag line di Edge of Tomorrow, lo splendido blockbuster di Doug Liman uscito lo scorso anno e interpretato dalla coppa Tom Cruise / Emily Blunt. Il film è stato un vero e proprio colpo di fulmine per buona parte della redazione di BadTaste.

Vivi, muori, ripeti.

Nulla di più appropriato per introdurre un discorso a base di supereroi, di storie e personaggi estremamente popolari nell'immaginario collettivo delle persone esistenti da prima che buona parte di noi tutti venissimo al mondo.

Un pantheon che, negli ultimi 100 anni abbondanti, è stato plasmato con ancor più vigore dal cinema, dalle incursioni sul grande schermo di eroi e villain già popolari in altri contesti mediatici e resi icone planetarie grazie alle pellicole in cui sono apparsi e riapparsi nel corso dei decenni.

D'altronde, è inutile nasconderlo: la settima arte ha ancora una forza dirompente in tal senso e ce lo ha ricordato anche il regista di Jurassic World, Colin Trevorrow, quando l'abbiamo incontrato alla World Premiere parigina del film.

Il filmmaker, parlando di quanto fatto dai suoi maestri Steven Spielberg, George Lucas, Kathleen Kennedy e Frank Marshall ha affermato senza mezzi termini:

L’ho detto prima e lo ribadisco: quello che ha fatto Steven con la sua Amblin negli anni ottanta, insieme a Frank Marshall e Katy Kennedy… stiamo realizzando la sua portata solo ora in maniera davvero piena. Sono più che semplici film. Sono le nostre favole moderne. Sono i nostri Oliver Twist, i nostri Peter Pan, i nostri Dracula. Storie che rimarranno vive anche quando tutti noi saremo solo un ricordo. Il cinema è il linguaggio del nostro tempo e queste sono storie che verranno tramandate e riscritte ancora e ancora.

Il riferimento era indirizzato più che altro alle “storie originali” plasmate dalla Amblin negli anni ottanta e nei primi anni novanta, ma è un discorso che calza a pennello anche per le ripetute incarnazioni cinematografiche dei nostri supereroi più amati.

Oggi pare quasi scontato che un cinecomic riesca a ottenere dei risultati sorprendenti al box office perché il genere è stato ormai sdoganato, reso tanto trasversale quanto verticale nelle preferenze del pubblico; non è esclusivo appannaggio degli esegeti delle fumetterie e i trionfi al botteghino non sono più alla portata esclusiva dei più famosi personaggi come Spider-Man, Batman, gli X-Men.

D'altronde la Marvel è riuscita a trasformare in idolo di grandi e piccini un eroe come Iron Man, che nell'era pre-Robert Downey Jr. non aveva di certo la stessa presa di oggi, e una banda di “A-holes” come i Guardiani della Galassia. Probabilmente se appiccicassi il logo della Marvel sul filmino delle mie vacanze e lo proiettassi nei cinema, incasserei qualche centinaio di milioni di dollari. Che mi tornerebbero utili per affrontare la causa che mi verrebbe intentata dalla Casa delle Idee, ma quella è un'altra vicenda.

What if...?

Batman Begins

Fino a dieci anni fa, questo filone cinematografico che oggi gode di ottima salute anche grazie allo sviluppo di mercati come la Cina, la Russia, la Corea del Sud o il Brasile, piazze che due lustri fa non venivano neanche prese in considerazione dal marketing delle grandi major, era decisamente meno popolato e strutturato. Tolti gli X-Men della Fox e gli Spider-Man di Sam Raimi, non c'era il palpabile sentore di un piano a medio/lungo periodo come l'ormai ben noto UCM di Kevin Feige and co.

E, vista in quest'ottica e per via delle ripercussioni future, la notizia diffusa nel 2003 che la Warner Bros. aveva affidato a un quasi trentatreenne Christopher Nolan il compito di rilanciare le sorti cinematografiche del personaggio più amato e redditizio della DC Comics, l'Uomo Pipistrello di Bob Kane e Bill Finger, appare anche più coraggiosa di quando, negli anni ottanta, aveva messo in cabina di regia di quel Batman poi passato alla storia del cinema, lo spettinatissimo Tim Burton.

Il regista di Burbank, per quanto giovane, aveva già diretto per lo studio Pee-Wee's Big Adventure e Beetlejuice generando con entrambi un giro d'affari non indifferente.

Nolan, prima di raccontare al mondo il suo Crociato di Gotham, aveva dalla sua “solo” Following, Memento e il remake di Insomnia. Pellicole meravigliose e ben note a film geek come il sottoscritto, ma tutt'altro che conosciute dal grande pubblico.

Nulla a che vedere col Sam Raimi pre Uomo Ragno, già figura di culto quantomeno fra gli amanti del cinema horror, o con quel Bryan Singer che, con l'exploit di I Soliti Sospetti, era stato venduto, a ragione, come enfant prodige della nuova Hollywood.

Mettere Christopher Nolan alla regia di un kolossal da 150 milioni di dollari come Batman Begins voleva dire affidare la gestione del marchio al nuovo arrivato, ma ribadire, al contempo, quella che da sempre, e nonostante i passi falsi cinefumettistici dei vari Batman & Robin, Catwoman e Superman Returns (che in ogni caso a me piacque alquanto), è la filosofia alla base di uno studio come la Warner Bros.: l'approccio “filmmaker driven” al cinema nettamente contrapposto a quello “studio driven” della Disney contemporanea (e non solo). Quel modo di fare e intendere il cinema che, malgrado le varie vicissitudini produttive, ha portato alla nascita di un folle capolavoro come Mad Max: Fury Road in un'epoca in cui la maggior parte dei produttori cinematografici campa con l'ossessione del PG-13.

Lanciando, di fatto, quella “moda” - che oggi non stupisce più - consistente nell'andare a pescare registi di futuri blockbuster nel bacino autoriale di festival come il Sundance, il SXSW Festival o gli Indipendent Spirit Awards. Si veda, ancora una volta, il recente e lampante caso di Colin Trevorrow o di Marc Webb (tralasciando la valenza artistica, a mio giudizio inesistente, dei suoi due The Amazing Spider-Man, troppo schiacciati dalla tipica foga da overdose di merchandise di Avi Arad che aveva già compromesso il terzo Spider-Man di Raimi).

Non me ne vogliano i Marvel-taliban più intransigenti giacché si tratta di una mera considerazione basata sui fatti: mettere le chiavi della Wayne Manor nelle mani di un parvenu del cinema ad alto budget come Nolan, è stata una mossa ben differente di quella messa in atto da Kevin Feige – comunque apprezzata parecchio del sottoscritto al tempo dell'uscita di The Avengers anche se col passare degli anni le riserve stanno aumentando – basata su un piano cinematografico che conta più dei singoli registi che lo compongono, vuoi per portata autoriale vuoi tutta quella serie di ragioni che ha colorato di baraonde e polemiche internettiane il post release di Avengers: Age of Ultron.

Christopher Nolan non è un Jon Favreau qualsiasi.

Christopher Nolan non è Joe Johnston.

Christopher Nolan non è Alan Taylor.

Tutti ottimi mestieranti, sia chiaro, ma privi di quella visione ben delineata delle potenzialità del mezzo cinematografico che hanno di fatto reso Nolan uno dei pochi registi in circolazione ad avere la facoltà di chiedere dei budget stratosferici per film come Inception o Interstellar non basate su franchise pre-esistenti e al di fuori di quel circuito fatto di utili aumentati da una lista infinita di prodotti su licenza.

E di trasformarli in opere redditizie perché "Ehi, ma questo è il nuovo film del regista che ha fatto Batman!".

Potete amare il suo cinema o detestarlo con tutto voi stessi, ma i fatti sono questi.

E parlano chiaro.

Batman Begins

Il successo di questa operazione, basata su Tre Atti previsti, ma non in maniera chiara e nitida, come spiegato dallo stesso filmmaker inglese nella lettera che accompagna il cofanetto della The Dark Knight Trilogy, afflitta da numerose e purtroppo ben note tragedie accadute nel mentre, è stata fondamentale anche nel plasmare i piani della Warner per il suo futuro cinefumettistico.

Sulla messa in stand-by delle avventure di Superman post-Bryan Singer.

Sulla cancellazione della Justice League di George Miller che avrebbe portato nei cinema, in contemporanea al Batman di Christian Bale, il Crociato di Gotham di Armie Hammer. Generando qualche mal di testa di troppo in anni in cui il concetto di “shared universe”, universo condiviso, cominciava a farsi strada nelle teste del pubblico.

Sulla prassi di non porre subito l'eroe alle prese con la sua nemesi più celebre e diretta.

Sulla decisione che i destini prossimi venturi dei cinecomic DC saranno plasmati da Zack Snyder, David Ayer, James Wan e chissà chi altri con opere che, magari, saranno fatte di alti e bassi, meno omogenee rispetto alla concorrenza, ma che già sulla carta hanno un'identità registica ben definita. Contrariamente alla strategia della rivale Marvel all'interno della quale, su 11 film, sono meno della metà quelli capaci di differenziarsi ed elevarsi dalla massa. Tolti The Avengers, Iron Man 3, Captain America: The Winter Soldier e Guardiani della Galassia, gli altri sette del filone sono affetti da un'endemica mancanza di personalità dietro la macchina da presa, schiacciati dalle necessità dettate e imposte da Kevin "Tengo io i fili" Feige.

Sulla moda, resa ancora più forte dal Cavaliere Oscuro, di creare pellicole “dark&gritty” che, però, ha avuto più risvolti negativi che positivi. Come quelli di aver fatto partorire a Sam Mendes un James Bond complessato, depresso, di cui, francamente, non avvertivo la necessità (e quindi “Lunga vita a Kingsman – Secret Service”).

Mai come in questo 15 giugno 2015, a dieci anni esatti di distanza dall'uscita americana di Batman Begins (da noi sarebbe arrivato il 17), è davvero doveroso ricordare questo:

Batman: [guardando il bat-segnale] Buona idea.

Gordon: Non avevo un boss da legare lì sopra.

Batman: Allora, sergente?

Gordon: Sono tenente, adesso: tu hai dato il via a qualcosa, le mele marce se la fanno sotto, c'è speranza nelle strade...

Batman: Però?

Gordon: L'isola Narrows è perduta ora... e non abbiamo ancora preso Crane e metà dei criminali tornati in libertà.

Batman: Lo faremo... e a Gotham tornerà l'ordine.

Gordon: E fermeremo l' escalation?

Batman: Quale escalation?

Gordon: Se avremo pistole semi-automatiche, loro compreranno le automatiche... noi avremo giubbotti in kevlar, loro proiettili che li forano.

Batman: Continua.

Gordon: Poi ci sei tu, con la maschera, e il vizio di salire e scendere dai tetti... e ora guarda questo: rapina a mano armata, duplice omicidio, e ha il gusto per la teatralità, come te... lascia il biglietto da visita [dà a Batman un Jolly].

Batman: Joker: lo andrò a cercare.

Gordon: [mentre Batman fa per andarsene] Non ti ho mai detto grazie...

Batman: [si volta]...E non dovrai mai farlo!

Mai ringraziare Batman.

Non c'è bisogno di farlo.

Batman vive.

Batman muore.

E ripeterà sempre il tutto.

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