Barbie: la storia della Dreamhouse dal giocattolo al film

La storia di come la Dreamhouse di Barbie è diventata un'icona e di come è stata pensata da Greta Gerwig e dalla scenografa per il film

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Non c’è luogo in cui ti possa nascondere nella Dreamhouse di Barbie. Greta Gerwig, la scenografa Sarah Greenwood e la set decorator Katie Spencer hanno scelto di costruirla all'insegna dell’apertura e della trasparenza. Come una sezione di un edificio, la rosa abitazione di Barbie è lussuosa, glamour e senza ostacoli visivi per potersi salutare bene la mattina. La Casa dei Sogni è iconica quasi quanto la bambola che vi abita. Per il film è stato costruito un immenso set a tre e due dimensioni. Gli armadi sono riempiti da vestiti e oggetti che sembrano disegnati e ritagliati da un foglio. Se la piazza è invece tondeggiante e a più dimensioni (posto che l’intero set tende a strutturarsi molto verso l’alto), lo stesso non si può dire degli sfondi. I fondali usati come estensione prospettica sono dipinti a mano. 

L’estetica degli edifici si rifà al modernismo anni ’70 di Palm Springs. Come la Kaufmann Desert House fotografata da Slim Aarons la Casa delle meraviglie è qualcosa di più di uno spazio in cui risiedere: un luogo di socialità, di incontri e di bella vita. 

L’idea, espressa dalla regista in questa interessante featurette, è però di rendere visivamente anche il mondo di plastica dei giocattoli. Tutto è finto nella Dreamhouse, tanto che Barbie non si fa sul serio la doccia e il frigo non contiene vero cibo. Le proporzioni sono illogiche rispetto a quella che potrebbe essere una vera abitazione. Il soffitto è più vicino alla testa dei personaggi, tutto è ridotto, in proporzione, di un 23% rispetto alle sue dimensioni normali per far sembrare gli attori grandi in uno spazio ristretto. In questo modo bastano pochi passi e i personaggi attraversano intere stanze.

L’estetica, i costumi e le feste del film si ispirano a quelle del 1959, anno di nascita del giocattolo. La casa arrivò tre anni dopo, nel 1962. Dalla sua prima apparizione alla prima volta sul grande schermo, l’edificio ha subito tante modifiche quanti sono stati i cambiamenti culturali di decennio in decennio. 

La Dreamhouse dalle origini a Barbie di Greta Gerwig

Nel 1962 solo poche donne potevano possedere una casa propria. L'Equal Credit Opportunity Act (la legge che impedì di precludere un credito sulla base di discriminazioni di qualsiasi tipo) arrivò nel 1974. Prima di allora una donna come Barbie, che possedeva una casa propria, era nel suo piccolo rivoluzionaria. Già un’icona. 

La prima versione era di cartone, assomigliava a un dormitorio maschile, senza però alcuna traccia di Ken. Nel 1974 cresce in altezza. Ha tre piani e un ascensore. Barbie, dall’estetica del college, si trasferisce nei più appropriati ed eleganti sobborghi. Dal cartone si passa alla plastica, arricchendosi di dettagli e di struttura. Nel 1979 assomiglia a una baita e guadagna anche una dimensione esterna. Ovvero uno spazio fuori dalla casa dove i personaggi possono fare le loro attività e socializzare. 

Il rosa, il rosa ovunque!

Negli anni ’90 la Dreamhouse diventa più dettagliata e realistica. Le forme ricordano la location di Attrazione fatale, solo che le colonne doriche, le finestre palladiane e il tetto hanno un delicato tono rosa. È l’esplosione dell’iperfemminilità di Barbie, secondo una chiave di lettura proposta dal NyTimes, ma anche l’adeguamento alle case opulente e ostentate dei quartieri ricchi.

Oggi il barbiecore è tornato più forte che mai. Un’estetica luminosa e rosa che l’azienda Backdrop ha colto al volo. Attraverso una collezione di colori legati al brand Barbie chiunque può ridipingere la propria casa per renderla una reale Dreamhouse. 

La casa di Barbie è sempre stata espressione della moda immobiliare, ignorando le crisi e prendendo solo il meglio. Nel 2021 la Casa dei sogni reagì alla pandemia integrando uno studio attrezzato per il lavoro da casa. Oggi, chi volesse fare esperienza di un soggiorno nel mondo rosa della bambola, può cercare su Airbnb. L’host Ken ha infatti messo a disposizione sul sito la dreamhouse di Malibu (chiusa dal 2019 per restauri). “Barbie non c’è”, dice, “e mi ha lasciato le chiavi”. Così ha "aggiunto un po’ di Kenergia" personalizzando la dimora rosa confetto con cavalli, chitarre, i giochi e molto altro.

Per Greta Gerwig nel film Barbie la Dreamhouse avrà un ruolo di primo piano e sarà curata nei minimi dettagli, proprio come la sua protagonista. In fondo, se Barbie ha così successo è merito anche della sua dimora. I dati indicano infatti che in tutto il mondo ogni due minuti una persona si reca in un negozio di giocattoli, e ne acquista un modello. 

Fonte: Marketplace, Architecturaldigest

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