BAO Publishing, Non stancarti di andare: in tipografia con Turconi e Radice
Abbiamo visitato le industrie Grafiche Peruzzo in occasione della stampa di Non stancarti di andare
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Ci siamo recati alle Industrie Grafiche Peruzzo, la tipografia con cui BAO collabora regolarmente ormai da due anni, per saperne di più sul processo e per farci raccontare qualche anticipazione sul fumetto dai suoi due autori e dal Publishing Manager della casa editrice, Michele Foschini.
Raramente gli autori vengono coinvolti in questa fase, ma considerato il successo de Il porto proibito e la cura per l'oggetto fisico a cui Radice e Turconi tengono molto, BAO li ha invitati a trascorrere questa giornata in tipografia.
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Appena entrati nel grande locale con i macchinari veniamo accompagnati a una postazione dove ci aspetta un grande foglio con la copertina variant, che sarà distribuita a Lucca Comics & Games 2017 ed eventualmente nei negozi, se ne rimarranno delle copie; ne dubitiamo, considerando che un paio di anni fa le copie disponibili de Il porto proibito andarono esaurite in un giorno e mezzo di fiera.
La copertina è diversa da quella mostrata online: si vede Iris camminare nel deserto, ma ci viene spiegato che Ismail sarà "aggiunto" tramite una sovraccoperta trasparente, in modo da rappresentare il loro sentirsi vicini nonostante la distanza.
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Foschini osserva la copertina con attenzione e chiede alcune modifiche ai colori; fa stampare altre versioni, e la differenza per il nostro occhio è impercettibile, ma ci viene suggerito di osservare alcuni particolari, ed effettivamente ci accorgiamo del cambiamento.
Radice e Turconi vengono chiamati a dare il loro ok definitivo alla copertina da mandare in stampa firmando la versione selezionata; da qualche tempo, questo passaggio è ormai una prassi per gli autori BAO, volto ad assicurare lo standard più alto possibile per ogni volume prodotto.
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Aggirandoci per il fabbricato possiamo vedere altri passaggi del processo tipografico: ci sono enormi pile di fogli bianchi destinati ad altri fumetti BAO, ceste con prove di stampa di Non stancarti di andare che andranno buttate (e che farebbero la gioia dei fan), enormi fogli con quattro tavole ciascuno che aspettano di essere tagliati, piegati e rilegati... e addirittura un dipendente che si prende una pausa suonando la sua cornamusa in un angolo!
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Avvicinandosi alle tavole interne, Radice e Turconi si divertono a fotografare la versione a fumetti di un'amica di famiglia inserita tra le vignette. Il disegnatore ci spiega come ha realizzato alcune tavole in calligrafia araba che fungeranno da copertine per i diversi capitoli: si tratta in realtà di un mix di vari alfabeti arabi, visto che è stato complicato trovare qualcuno che conoscesse alla perfezione la lingua, ma quel che c'è scritto è l'effettiva traduzione del titolo italiano dei capitoli.
Torniamo alla postazione di prima, dove troviamo la copertina regolare in attesa dell'approvazione. Notiamo che anche in questo caso l'illustrazione è leggermente diversa da quella mostrata online qualche mese fa, e ci viene spiegato che è stata ridisegnata per aggiungere lo sguardo d'intesa tra protagonisti ed evidenziare così la relazione tra i due.
Foschini, inoltre, ha voluto aggiungere in quarta di copertina un disegno preso da una tavola che mostra Iris incinta, per evidenziare che il fumetto ha come tema centrale l'attesa, non solo del ricongiungimento ma anche del futuro figlio. Questa copertina avrà sotto al titolo italiano la traduzione in arabo di Non stancarti di andare, aggiunta in trasparenza e leggermente in rilievo.
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Ci spostiamo poi in una sala al piano superiore, dove ha luogo un'interessante chiacchierata tra i due autori e Foschini, nella quale ci vengono anticipati i toni del fumetto e scopriamo qual è stato il motore che ha fatto nascere l'urgenza di raccontare questa storia.
Seguiteci nella prossima pagina!
Michele Foschini - Il rapporto con i vostri lettori è viscerale, molto forte, ed è anche molto garbato. Avete dei bei lettori. Io faccio i tour con tutti gli autori, e alcuni non hanno lettori bellissimi. Immaginate di essere il gestore di una sala cinematografica: vedete tutti i tipi di pubblico. A volte vi rendete conto che una pellicola attira spettatori di una certa età per via dell'attore protagonista o delle tematiche, mentre il pubblico dei Vanzina può essere per noi quello di Zerocalcare, non per la qualità ma per quanto sia vasto. A volte mi capita di relazionarmi con lui a fine incontro e ci diciamo "carucci", oppure "freddini"; altre volte addirittura finisce a spallate tra chi vuole avere un suo disegno. Io rimango perplesso, ma Michele mi dice "tu non capisci la romanità".
Nel vostro caso, invece, è un rapporto molto vivo, per cui ci piaceva l'idea di incontrare i lettori e parlare con loro proprio mentre nasce il libro. Non l'abbiamo fatto con Il porto proibito, un po' perché all'epoca non lavoravamo ancora con Peruzzo, ma anche per un altro motivo: la matita di Stefano richiede una scelta di retinatura deliberata per risolvere un dilemma tipografico, un processo più lungo e complesso: se hai sia tinte intense che sfumature delicate, puoi rendere la leggerezza delle volute di fumo, dei segni di carboncino o dei neri pieni, per cui devi trovare l'equilibrio perfetto.
Volevo chiedervi: ora che avete finito questo libro (non l'oggetto fisico, perché al momento sono ancora fogli stesi... averlo tra le mani in versione tridimensionale è sempre un momento magico), è venuto come lo volevate?
Stefano Turconi - Be', sì, dai!
Teresa Radice - Sì, anche se questo mi mette un po' di ansia addosso.
Foschini - A me piace molto. Ci sono testi che Teresa ha scritto prima di sapere che sarebbero diventati pagine di un libro, quindi cose anche molto personali. Ismail non somiglia granché a Stefano, neanche di carattere, ma c'è moltissimo di Teresa in Iris, anche perché è la meno fragile dei due, e solo una persona che ha contezza di sé può raccontare un personaggio in quel modo, con così tante sfaccettature.
Radice - Sì, è stato molto più facile per me raccontarmi attraverso di lei.
Foschini - La cosa strana è che nella prima metà noto quando dai voce a Ismail e quando a Iris, non tanto nei dialoghi quanto più nei monologhi interiori o nel diario. Invece nella seconda metà, che è tutta giocata sull'urgenza (non faremo spoiler ma parleremo di cose che si possono dire), questo aspetto cambia: leggendolo mi è capitato di sapere dove portano le preoccupazioni di Iris, non perché le dessi per scontate ma perché le percepivo in maniera assolutamente analitica; mentre l'Ismail che vuole tornare a casa è molto più figo dell'Ismail tranquillo. L'hai reso meravigliosamente.
Radice - Meno male! [ride] Mi sono immedesimata tanto. So che sembra una scemenza, ma nel nostro paese questo tema è molto caldo. Viviamo in un paesino della Pianura padana che qualche anno fa ha accolto quattro immigrati: due madri e i rispettivi figli. L'intera comunità ha reagito con forti atti di intolleranza, e come genitori abbiamo fatto fatica a spiegare questa xenofobia ai nostri figli, però bisogna farlo, anche quando hanno cinque anni.
La cosa che mi ricorderò sempre di Non stancarti di andare è la volontà di spiegare al lettore in fondo al libro perché abbiamo deciso di farlo e perché adesso, altrimenti sarebbe potuto sembrare un cavalcare la moda di raccontare le storie di migranti.
Foschini - L'aspetto più bello di questo fumetto, secondo me, è che rende impossibile fare domande stupide. C'è una quantità tale di elementi al suo interno... Ci capita che un giornalista o un lettore metta l'accento su una frase su cui nessuno di noi si è concentrato promuovendo un libro, e qui dentro ci sono così tanti spunti di riflessione, con un'amarezza di fondo nei confronti dell'intolleranza ignorante. Se avete anche solo un briciolo di intolleranza verso il diverso, verso altre etnie, questo libro ve la curerà.
Radice - È per questo che alla fine ho deciso di aggiungere tre pagine scritte fitte fitte alla fine del volume. Effettivamente, quella lettera l'ho iniziata il giorno del compleanno di mio figlio, perché mi sembrava bello considerarlo "il mio regalo per lui", ma l'ho finita sei mesi dopo, l'ho riscritta un sacco di volte sulla base di quello che stava succedendo nel frattempo nel paese, che riguardava un sacco quello che stavamo raccontando nel libro. Questo fumetto ha tanto da dire perché risente di quello che abbiamo vissuto sulla nostra pelle.
Foschini - È strano il fatto che abbiamo stabilito il tema della copertina molto tardi. È normale con loro, perché c'è un tale coacervo di idee che aspettiamo di notare qualcosa che ci colpisca particolarmente. Poi è impensabile cercare di riassumere tutta la storia in una sola immagine. La copertina non è l'etichetta di filiera della carne al supermercato: deve comunicare un motivo per cui vale la pena comprare quel libro, ha uno scopo commerciale, mnemonico e artistico... però stranamente artistico viene dopo.
Quando ci abbiamo riflettuto, ci siamo detti che era importante si vedesse che sono una coppia interrazziale. Detta così sembra un'affermazione fredda e calcolata, ma non era parte dei temi su cui volevamo inizialmente porre l'attenzione. L'intento originario era di raccontare la storia di due persone che non possono stare lontane: non importa che la Storia le abbia separate, loro devono trovare un modo per tornare vicini. Per il tipo di sofferenza che viene descritta ti viene da sospendere molto l'incredulità, e leggendo pensi: è ovvio che si ritroveranno. Non temi che uno dei due muoia, ma ti domandi come sarà possibile che questo accada.
Le curve sono così tante che la sceneggiatura riesce a seminarti. Teresa lancia diverse bombe atomiche narrative in questo libro, io ci ho messo moltissimo tempo a rileggerlo, è davvero denso. Quando ero pronto a mandarla al diavolo, a mollarlo lì, ho cominciato a piangere.