BadTV.it sul set della seconda stagione di The Bridge!
Siamo stati sul set della seconda stagione di The Bridge in California: ecco cosa abbiamo visto!
Per l'occasione, Fox ci ha invitati sul set della serie in California, dove abbiamo visto in anteprima i primi due episodi, abbiamo incontrato lo showrunner e co-creatore Elwood Reid (rimasto "orfano" dell'altra co-creatrice, Meredith Stiehm, che ha lasciato la serie alla fine della prima stagione per divergenze creative) e i protagonisti Diane Kruger, Demian Bichir e Franka Potente (nuovo personaggio, molto intrigante, della seconda stagione).
Prima di tutto la trama dello show: il remake americano di Bron è ambientato al confine tra Stati Uniti e Messico. Protagonisti della serie Marco Ruiz (Bichir) e Sonya Cross (Kruger) - il primo è un detective messicano di Ciudad Juarez, mentre la seconda è una detective della polizia di El Paso che soffre di sindrome di Asperger: i due si allereanno per sconfiggere il cartello che dilaga sul confine tra USA e Messico. La prima stagione, che ripercorreva piuttosto fedelmente le situazioni di Bron, ha ottenuto un buon risultato sia di pubblico che di critica. Questa seconda stagione, ci hanno detto subito, prenderà nettamente le distanze dall'originale andando verso direzioni inaspettate e inedite.
Giriamo dalle 8 alle 16 location nell'arco di sette giorni, oltre che nei teatri di posa. Questa stagione ci sono ancora scene a El Paso e a Juarez, la differenza è che in questa stagione abbiamo voluto rendere Juarez, la cittadina americana oltre il confine, più realistica e attuale. Creativamente è stata una sfida, perché sappiamo tutti che in tv funziona molto bene l'immagine di un Messico in stile baraccopoli. Ma la realtà è che questo paese si sta imborghesendo, c'è una nuova classe media, e alcuni degli attori messicani ci hanno fatto capire che avrebbero voluto vedere anche questo aspetto del loro Paese nella serie. Il fatto che ci siano anche persone normali, che lavorano, non solo assassini, ladri e spacciatori. Tendiamo a rappresentare degli stereotipi, e ovviamente ciò non è bello, ma funziona meglio in tv. In questo modo si altera la percezione delle persone nei confronti del tuo paese. Quest'anno abbiamo cercato di rappresentare un po' meglio l'ambiente di Juarez, che ora è un po' più sicuro, non sempre il crimine arriva dal Messico, a volte arriva anche da El Paso, dagli americani.
Coleman ci ha spiegato che alcuni degli attori messicani non erano a proprio agio per la maniera in cui era stato rappresentato il loro paese nella prima stagione, e questo ha reso lo sviluppo della seconda stagione molto più collaborativo, volto a rendere giustizia a un contesto che non è un mero stereotipo:
...anche se questo ha complicato tutto, perché in TV una ambientazione polverosa, in rovina, è molto più interessante e intrigante. Ironicamente, se avessimo rappresentato in maniera totalmente realistica quel contesto sapete a cosa avrebbe somigliato? A Santa Clarita! Non proprio ciò che le persone trovano visivamente interessante. Abbiamo cercato una via di mezzo, qualcosa che non annoiasse. Questa transizione è stata fatta a livello di sceneggiatura, inserendo personaggi meno stereotipati e più sfumati.
Una delle difficoltà è data poi dal fatto che ogni episodio, come per la prima stagione, ha un nuovo regista:
Finisce per essere una battaglia costante, per noi, perché 13 registi hanno 13 visioni e aspettative diverse, e finiscono tutti per aver voglia di mostrare quel lato "scabroso" del Messico. Tra l'altro, il 70% delle scene si svolgono a El Paso e il 30% in Messico.
A dimostrazione di quanto detto, ci ha mostrato le immagini di una serie di uffici che compariranno nella seconda stagione: si trovano a Juarez, ma potrebbero benissimo trovarsi a El Paso. Ci ha mostrato anche la "vecchia Juarez", quella che piace al pubblico e ai registi: baracche, strade polverose, un contesto decisamente decadente che corrisponde al Messico che siamo abituati a vedere nelle immagini stereotipate. Sono tutti edifici presenti, in realtà, a Est di Los Angeles: l'intera produzione è stata girata in un raggio di 50 miglia da Santa Clarita, per via di un accordo con l'amministrazione locale che ha concesso dei finanziamenti a patto che le riprese non uscissero dalla zona:
Questa location [ci mostra un edificio moderno e ben tenuto] è un Community College che si trova da queste parti. È attuale, non c'è spazzatura, è anche piuttosto elegante. Mantengono elementi che ti fanno pensare di essere in Messico, ma sono location da classe media. Abbiamo deluso qualche regista, ma lo showrunner voleva rendere tutto più realistico e così abbiamo fatto. Sono cambiate tante cose negli ultimi anni.
Parlando della produzione, in genere si gira sei giorni in esterni e uno in interni, ma il giorno in cui abbiamo partecipato alla set visit erano in corso le riprese di una sequenza con Franka Potente in esterni, e venivano rigirate delle scene in studio con Diane Kruger e Demian Bichir per uno dei primi episodi:
Le serie tv che costano poco vengono girate tutte in studio, ma sono serie in cui si parla soltanto. La gente vuole vedere, in serie come la nostra, ambientazioni e atmosfere. L'aspetto positivo di girare in esterni, almeno per noi, è che possiamo dare lavoro a molte persone.
Inutile dire che la nostra curiosità si è presto spostata sul fatto che le zone in cui viene girata questa serie sono state spesso teatro di riprese. Quanto è complicato cercare di non rendere riconoscibili ai locali, nella serie, certi luoghi?
In trent'anni che faccio questo lavoro ho accumulato molta esperienza su questi luoghi, e ce ne sono alcuni che semplicemente non vedevo l'ora di utilizzare. Poi arriva uno show come questo e ti vengono un mucchio di idee. Lavoriamo molto bene con gli sceneggiatori, e così quando troviamo una location cerchiamo di capire se c'è qualcosa d'altro nei paraggi in modo da poter compattare e organizzare meglio la produzione in un unico campo base, e loro ci aiutano riscrivendo alcuni dialoghi. Per quanto riguarda la riconoscibilità di alcune location, ce ne sono alcune che chi abita a Los Angeles inevitabilmente riconoscerà capendo che non si tratta del Messico, ma direi che questo può capitare con 5 location su 80. Le altre sono abbastanza vaghe, non ci sono show simili al nostro che potrebbero utilizzarle e poi l'art department fa un ottimo lavoro modificandole leggermente per le riprese. Questo ranch [indica una foto] si trova a Santa Clarita, lo utilizzano spessissimo ma è difficile riconoscerlo perché ogni troupe mette delle decorazioni diverse. Siamo veramente orgogliosi del lavoro che facciamo noi assieme all'art department, perché la maggior parte delle persone non si rende conto che giriamo a Los Angeles.
L'ultima domanda, di rito, gliel'abbiamo fatta noi: come ci si sente a dirigere una serie tv in California quando la maggior parte dei film e delle serie stanno lasciando lo Stato in cerca di sgravi fiscali?
Ci sentiamo molto fortunati. È triste che l'industria si allontani dal luogo dove è nata, Los Angeles. Molti stati utilizzano incentivi fiscali per allontanare le produzioni, e il più delle volte servono unicamente per permettere a queste produzioni di continuare a pagare salari altissimi ai piani alti. Se siamo in grado di realizzare uno show ambientato in Messico girandolo qui, allora si può fare tutto. Il punto è che gli studios cercano unicamente il profitto. Uno dei grandi vantaggi di girare qui, poi, è che possiamo stare tutti con le nostre famiglie.
Dopo aver parlato con Coleman abbiamo visto i primi due episodi della nuova stagione (possiamo dirvi che quanto riferito dai produttori è vero: lo show ha un taglio molto diverso dalla prima stagione, e Franka Potente è un personaggio davvero intrigante). Successivamente siamo poi spostati in uno dei teatri degli enormi teatri di posa dove viene girato lo show. Atmosfera ovattata, come sempre in questi studios, molto caldo e soprattutto un mucchio di persone al lavoro: nello stesso teatro si trovavano infatti più set contemporaneamente, e mentre si girava su uno, gli altri venivano allestiti o modificati.
Abbiamo assistito alle riprese di alcune inquadrature nella centrale di polizia di El Paso. La produzione aveva deciso di rigirare alcune scene del terzo episodio, aggiungendo dei dialoghi tra Demian Bichir e Diane Kruger. In un primo momento il nostro gruppo di giornalisti si è seduto affianco ai monitor (il responsabile - ebbene sì - nelle pause tra le riprese guardava una partita dei Mondiali!), e così abbiamo seguito da lontano le riprese. "È arrivato il ragazzo con sua madre," spiega Diane Kruger. "Dice che ha visto una donna che coincide con la descrizione. Si lavava via il sangue sulla scena del crimine." Risponde Bichir: "L'hai già interrogato?" "No." "Posso venire anche io?" "Certo", e i due entrano in una stanza. La scena è stata rigirata diverse volte, non tanto perché vi fossero dei problemi con la recitazione ma perchè il regista voleva avere una serie di take giusti. Il set dove ci trovavamo era veramente realistico: grazie alle potenti luci di studio provenienti dal soffitto (come sempre sfondato) e dal leggero fumo pompato sul set, l'atmosfera era esattamente quella che si potrebbe respirare in una centrale di polizia sul confine con il Messico in un caldo pomeriggio d'estate. Fuori dalle finestre, uno sfondo dipinto lascia immaginare di trovarsi proprio a El Paso.
Più avanti ci è stato dato il permesso anche di entrare sul set: al posto degli attori, mentre venivano fatti i set-up delle luci e delle inquadrature della scena successiva, si trovavano degli stand-in (attori pagati per fare da "rimpiazzo" per le prove di scena, unicamente come ingombro), poi sotituiti dagli attori veri e propri. Diane Kruger ci ha chiesto di spostarci un po' più lontano, per non avere distrazioni nella sua visuale (sul set ci sono comunque una ventina di persone tra tecnici, operatori e assistenti, la concentrazione non deve essere facile). La scena è stata rigirata sette volte, e alla fine quando il regista ha dato il "buona!", Diane Kruger è esplosa in un "SI'!"
L'ultima scena alla quale abbiamo assistito era ambientata in un locale interno all'ufficio, una sorta di saletta per gli interrogatori. Senza entrare troppo nel dettaglio per evitare spoiler, un amico di un ragazzo che nel secondo episodio sembra essere scomparso racconta ai due detective ciò che ha visto. È una scena lunga, un dialogo tra loro due, il ragazzo e sua madre, ed è stata girata dall'esterno della stanza per poter mostrare l'interno della stanza con una inquadratura abbastanza ampia (la cinepresa riprendeva da fuori, il vetro della stanza era stato rimosso).
Durante la set visit, come detto, abbiamo avuto modo anche di parlare con gli attori e lo showrunner: troverete le nostre interviste su queste pagine a breve!