BadTV.it intervista il doppiatore Fabrizio Mazzotta, la voce di Krusty!

Abbiamo intervistato il celebre direttore del doppiaggio Fabrizio Mazzotta, voce di alcuni dei personaggi più iconici della tv...

Condividi
TV

Ho parlato con Krusty il Clown.

Ho parlato con Mignolo, l'assistente del Prof.

Ho parlato con Puffo Tontolone.

E con diversi altri esponenti di cartoonia e non solo.

Prima che voi possiate pensare "Ecco, diciamo addio alla sanità mentale di Bedeschi", permettetemi di puntualizzare: non sono salito a bordo del treno espresso per "schizofrenia landia". I personaggi citati poco fa sono tutti accomunati dalla medesima voce italiana, quella del doppiatore e direttore del doppiaggio Fabrizio Mazzotta, che abbiamo avuto la possibilità di intervistare.

Ecco la versione completa dell'intervista (una versione "accorciata" è stata pubblicata su BadTaste.it), con una precisazione: la nostra chiacchierata ha avuto luogo prima dell'articolo di Repubblica "Senza il doppiaggio il cinema piace di più" che ha dato vita a una pletora di articoli-fotocopia che ha letteralmente invaso le pagine della stampa web cinematografica italiana.

Abbiamo preferito aspettare qualche giorno, far calmare un po' le acque per evitare che la discussione con Mazzotta - che inevitabilmente va a toccare una questione comunque molto interessante come quella citata dal quotidiano del gruppo L'Espresso - si perdesse nel mare magnum scatenatosi.

***

Foto: ilmondodeidoppiatori.it

Qual è stata la tua prima esperienza in ambito di doppiaggio? Hai un aneddoto in merito?

Non ricordo esattamente la mia prima esperienza come doppiatore, ma di sicuro mi ritrovai al buio della sala di registrazione per doppiare me stesso. All’epoca (ero un bambino, si parla degli anni ‘70) come attore giravo parecchi film, sceneggiati e spot pubblicitari e quando era il caso dovevo doppiare le scene effettuate in presa diretta, per via dell’audio pessimo. E poi, pian piano, ho iniziato anche a dare la voce ad attori stranieri e infine a personaggi di cartoni animati! Ricordo che l’ambiente era piacevole: saltavo la scuola, è vero, ma mi divertivo molto a lavorare perché per me era come se fosse un gioco, che poi mi ha permesso subito di intraprendere una professione.

E in ambito di direzione del doppiaggio? Cosa puoi dirci del tuo debutto?

Debuttai, per caso (e non ufficialmente), un pomeriggio in cui io e altri giovani colleghi ci ritrovammo senza un direttore di doppiaggio che stava poco bene e non ci fu verso di sostituirlo con altri. Allora diedi una mano io. Ma fu un’esperienza isolata perché il vero debutto fu per dei film di animazione Giapponese per conto dell’allora Granata Video e poi Dynamic Italia che importava diverse produzioni da editare in vhs. Ero abbastanza sicuro di me stesso (nonostante il normale nervosismo del principiante) perché le tecniche del doppiaggio le conoscevo ormai da anni e non ho mai avuto problemi con i colleghi che mi accolsero subito benevolmente.

Ricollegandomi alla domanda precedente, come si articola esattamente il lavoro di direzione del doppiaggio?

Il direttore di doppiaggio fa un po’ le funzioni del regista in un film e quindi suo è il compito di scegliere il cast vocale, prevedendo anche diverse opzioni nel caso il doppiatore scelto non sia disponibile. Una voce viene scelta per l’aderenza vocale all’attore da doppiare, ma anche in base alle emozioni che il doppiatore riesce a comunicare. A me interessa scegliere un doppiatore bravo che riesce a cogliere al meglio il carattere del personaggio nelle sue sfumature, non solo una pedissequa replica vocale. Poi, in sala di registrazione, man mano che si proiettano gli “anelli” (le parti del prodotto da doppiare) il direttore dà delle indicazioni  e/o spiega i personaggi ai doppiatori, avendo già visto il prodotto e letto il copione adattato. E’ un lavoro creativo e di grande concentrazione, direi.

Spazi fra cinema, serie tv e cartoni animati. Come cambia il tuo lavoro a seconda del prodotto con la quale devi misurarti?

A seconda del prodotto da doppiare o da dirigere cambia il modo di rapportarsi.  Per un film cinematografico c’è più tempo a disposizione rispetto a dei prodotti seriali, quindi c’è modo di soffermarsi di più sulla recitazione e sulle sfumature. Per i telefilm e per i cartoni animati spesso questa possibilità non c’è  e nonostante la cura del prodotto non debba mai mancare ci si affida molto alla naturale bravura dei doppiatori. Dal punto di vista recitativo il modo di rapportarsi è diverso, nei cartoni animati - in genere - il tono è  più sopra le righe, ma non è una regola: direi che varia unicamente a seconda del personaggo da doppiare, sia che si tratti di un attore sia che si tratti di un disegno animato.

Ora i vari prodotti mediali vengono proposti sulle nostre reti, o nei nostri cinema, con delle tempistiche molto più ristrette che in passato – se non addirittura in contemporanea con gli Stati Uniti. Come si riflette tutto questo sulla tua attività?

Da spettatore non posso che gradire questo avvicinamento dei tempi di doppiaggio e quindi di messa in onda. E’ anche un modo per contrastare la pirateria e avere un audience soddisfacente perché trasmettere una serie tv uno o due anni dopo non ha senso: diventa un prodotto già superato, vecchio. Certamente, però, è  molto complicato organizzare  il doppiaggio di una puntata tv nel giro di una settimana. Inoltre non sapendo lo sviluppo della trama è anche complicato scegliere delle voci adatte o dare indicazioni. Per i film cinematografici  che si esauriscono in due ore e non in venticinque puntate questo non è un grave problema al di là dei tempi pressanti. Ma è giusto che i prodotti vengano visti in contemporanea, credo che sia un “diritto” dello spettatore nonché una visione moderna della professione del doppiatore.

Per motivi anagrafici, sono legato a doppia mandata alla tua voce. Eros di C'era una volta Pollon, Puffo Tontolone, Krusty il Clown e Mignolo sono personaggi che collego solo e esclusivamente a te. Quasi non contemplo l'esistenza delle loro voci originali. Ma tu che mi dici? Quali sono i personaggi che preferisci e che hai reso più “tuoi”? 

Sicuramente Eros è un personaggio che ho reso più “mio”,  aggiungendo dei modi personali, dei miei “tic”, rispetto all’originale meno caratterizzato. Non si dovrebbe fare, in teoria, perché compito del doppiatore è ricreare quello che già è stato registrato in originale però man mano che il doppiaggio di  Pollon proseguiva  non riuscivo a restare negli standart del doppiatore Giapponese e mi sono preso delle licenze. Questa del “doppiatore-traditore” e’ una vecchia questione  colma di sfumature e argomentazioni e sarebbe lungo parlarne ma nel caso di Eros credo che abbia contribuito a decretare il successo del personaggio, già divertente in sé.  Nel caso di Mignolo, il topino bianco della serie prodotta da Steven Spielberg, invece, ho fatto un percorso opposto: il doppiatore Americano che gli ha dato voce è Rob Paulsen, un attore straordinario, e io non potevo che rifarmi a lui e alle sue strabilianti capacità vocali e interpretative. Cercavo, umilmente, di essergli simile e lavorare a quella serie fu davvero una grande fatica, ma anche una grande lezione di recitazione, ad ascoltare l’originale.

E' più difficile misurarsi – penso ovviamente all'ostacolo linguistico, alle inflessioni vocali - con prodotti occidentali o nipponici?

Ogni lingua ha delle caratteristiche diverse dalla nostra: inflessioni, modi di dire, cantilene… che poi , ovviamente, devono essere adattati al modo di percepire Italiano.  Per esempio, un Americano , un Italiano o un Giapponese dicono: “pronto?” , rispondendo al telefono, in maniera diversa fra loro.  Ma forse il modo a noi più distante , in quanto a inflessioni vocali, è quello Nipponico che se riprodotto in maniera fedele risulterebbe esagerato e ridicolo. E quindi occorrono dei naturali compromessi.

E con quali preferisci misurarti?

Dal punto di vista linguistico mi è più “facile” il prodotto occidentale che è quello che è più vicino a noi . Però bisogna tener conto anche dei modi di parlare, della cadenza del personaggio e questo bisogna saperlo riprodurre perché fa parte del significato dell’opera che si va a doppiare, cercando di non snaturare niente, nei limiti del possibile dato dal doppiaggio che di per sé è comunque - di fatto - un prodotto dal suono diverso dall’originale.

Come nasce il tuo amore verso la cultura orientale e i tanti maestri dell'animazione giapponese?

La mia è una passione per la letteratura a fumetti e per il cinema di animazione,  prima di tutto. E quindi questa racchiude anche i prodotti Giapponesi (manga, anime e i loro autori) che a loro volta mi hanno stimolato una curiosità per la cultura orientale. Ma credo che sia contiguo ai disegni animati perché in realtà da anni, da parte di molti, c’è questo interessamento verso il Giappone, ma non verso la cultura di Taiwan o delle Filippine, per dire, anche se è pur sempre Oriente!

Magari, anzi sicuramente, sto invecchiando, ma trovo che i prodotti mainstream dell'animazione televisiva giapponese abbiano visto un drastico crollo della loro qualità. Tu hai avuto modo di lavorare a alcuni di quelli recenti che, personalmente, salverei e non perché sto qua a parlare con te sia chiaro. Parlo di roba come Golden Boy dal manga di Egawa e Inuyasha di Takashi Rumiko, che fra le altre cose è la mia mangaka preferita. Qual è la tua opinione in merito?

Golden Boy e Inuyasha sono considerati prodotti obsoleti, ormai! Anche in Giappone non hanno più lo stesso “appeal” di anni fa perché sorpassati da una gran quantità di prodotti nuovi. Ma è vero che nella loro patria c’è  stato un crollo della qualità e della quantità e molte produzioni nuove vengono mandate in onda su canali tv via cavo o direttamente in OAV. Alcuni  sono interessanti, altri sono meri esperimenti cervellotici per adolescenti introversi e altri ancora sono prodotti commerciali che seguono il successo di altre serie . I prodotti sono di meno e quindi c’è meno scelta rispetto ad anni fa, ma consideriamo che in Italia in pochi anni sono state importate trent’anni di serie televisive Giapponesi e quindi c’era più varietà e di conseguenza anche più prodotti interessanti.

Il doppiaggio è una tradizione italiana, ma quando hai a che fare con opere come I Simpson, che vengono doppiati da gente Dan Castellaneta – che oltre che a Homer dona la voce anche al tuo Krusty – o Hank Azaria – che adoro letteralmente – c'è il rischio dell'ansia da prestazione? Contestualizzo meglio. Talvolta, guardando un film prima in lingua originale e poi in italiano – o viceversa - ho l'impressione che il doppiaggio tenda a caratterizzare le voci degli attori seguendo delle sonorità più consone alla nostra lingua. Ma coi cartoni animati, trattandosi di voci artefatte in partenza potrebbe esserci il rischio, o quantomeno il timore dell'effetto pappagallo?

Il lavoro del doppiatore è - o dovrebbe essere - quello di non sovrapporsi a quanto fatto dal l’attore originale, perché allo spettatore bisogna riproporre il personaggio (che sia disegnato o in carne e ossa) e le sue caratteristiche. Le gigionerie del doppiatore non devono prevalere. Personalmente quando doppiavo la serie Pinky and the Brain mi rifacevo all’originale, poi magari non ci sarò riuscito fino in fondo, ma tutte le mie energie erano rivolte a fare questo. Per Krusty seguo la stessa regola, ma non ho ansia da prestazione, mi sento più tranquillo a seguire Dan Castellaneta, non è difficile. Però chiaramente il vissuto artistico, un “qualcosa” di personale lo metti , non siamo robot, l’importante è che non prevarichi o si cade in un provincialismo becero e  un lavoro raffazzonato. Negli anni 80 sono stati tanti i prodotti completamente diversi dall’originale. E’ pur vero che alcuni  hanno anche avuto successo e allora in questo caso… come regolarsi?

Immagino che oltre a lavorare alle serie tv, tu sia anche un fruitore di serial tv. Quali sono i tuoi preferiti di sempre e quali stai seguendo attualmente?

Io divoro libri (a fumetti e non ), cinema e televisione. Perciò sono un appassionato di telefilm. Potrei rimanere ore incollato davanti alla tv! Attualmente seguo con grande piacere Fringe, American Horror Story, the Following, The Vampire Diaries, Grimm, 666 Park Avenue, Suits, Castle, Revenge, Franklin & Bash, Awake, Teen wolf, Hunted, Sherlock, Misfits, White Collar, Homeland… e tantissimi altri.  Da alcuni anni in qua molte serie non hanno nulla da invidiare alle produzioni cinematografiche, in quanto a sceneggiature e attori. Uitimamente, poi, le produzioni Inglesi sono di grande livello con una scrittura  che dovremmo prendere come esempio, qui in Italia. I miei preferiti da sempre sono Law & order Unità speciale, Desperate housewives, Profit, Dexter e… Dynasty !

E passando ai film?

Anche qui spazio in vari generi e la mia videoteca fa testo! Mi piacciono vecchi film in bianco e nero come Gilda, Orizzonti di gloria, Viale del tramonto o commedie come Gli uomini preferiscono le bionde. Mi piacciono i film di Hitchcock e quelli di Kubrick, ma anche blockbuster come Guerre stellari, Harry Potter, X-men. Rivedo sempre con piacere film quali Seven, Minority Report, Memento, La piccola bottega degli orrori, Misterious skyn, Fight club, Tutto su mia madre…. Trovo che vedere un bel film sia una goduria, oltre che un arricchimento!

Riesci a “distaccarti” dalla tua professione quando guardi “qualcosa” che magari è stato doppiato da qualche tuo collega?

Si, ed è una cosa strana perché riconosco gran parte delle voci, ma allo stesso tempo riesco a “distaccarmi” e godere a pieno quello che sto guardando.  Mi godo la recitazione, le emozioni, mi immedesimo nella storia. Poi magari, alla fine, valuto il doppiaggio .

Parlando in termini generali, quali sono state le esperienze lavorative che ricordi con maggior piacere?

Ricordo con piacere gli inizi. Quello che so fare lo devo ad alcuni direttori di doppiaggio che hanno creduto in me e mi hanno “allevato” professionalmente. Ricordo la pazienza di Carlo Baccarini in Piccoli gangster , la professionalità di Fede Arnaud ( Gli anni in tasca, L’attimo fuggente…), ma soprattutto gli insegnamenti e la tenacia di Rino Mencuccini dal quale ho imparato tante cose di questo lavoro. Tra l’altro fu il primo che mi diede la possibilità di cimentarmi nel doppiaggio di un cartone animato creando delle caratterizzazioni vocali. ( La famiglia Addams, Gli Antenati…). E poi ho lavorato tanto sotto la direzione di Willy Moser e ascoltavo il suo modo di doppiare Kermit la rana del Muppet Show per poter, un giorno, essere bravo anch’io a doppiare cartoni animati. E naturalmente ricordo con piacere il cavallo di battaglia che è Eros nella fortunata serie di Pollon, ma anche la serie de I Puffi . Tra le direzioni di doppiaggio metto la lunga serie di Ranma ½ dove si instaurò una bellissima atmosfera con tutti.

E quelle che ti fanno ancora fare gli incubi la notte?

Ce  ne sono, naturalmente! Ma le dimentico quasi subito! La rimozione  mentale è una gran comodità!

Ora, anche se parliamo di argomenti faceti come le opere cinematografiche e televisive, un paio di domande “scomode” te le devo fare. Fermo restando che la tua direzione del doppiaggio è stata impeccabile, in quanto amante degli anime e dei manga, non è stato arduo lavorare al film di Dragonball?

Indubbiamente il film-live di Dragonball è molto diverso dal manga e dalla serie tv e molti appassionati sono stati delusi. Tuttavia bisogna considerare alcune cose: si è trattato dell’ennesimo adattamento di un fumetto, come ce ne sono tanti, e molti elementi spesso vengono cambiati, non è certo una novità. Nel caso di questo film, poi, si trattava di rendere realistico il tutto, ma avere un maiale parlante o una Bulma coi capelli turchini avrebbe reso ridicolo il film. Non sempre quello che è valido sulla carta lo è anche al cinema. Anche le voci dei doppiatori sono diverse da quelle della versione Mediaset e da quelle dei film di animazione usciti in dvd, anni fa. Perché le vocette buffe e garrule mal si adattavano agli attori Americani. Comunque io ho fatto un’opera di ricerca, coerenza e adattamento nel curare il film. In americano alcuni nomi erano cambiati e io ho ripristinato termini e nomi a noi conosciuti, basandomi sull’opera di Akira Toriyama. In definitiva è stata una bella lavorazione che ripeterei all’istante!

Cosa ne pensi dell'opinione di alcuni secondo cui un qualsiasi film, telefilm o cartone animato andrebbe fruito in lingua originale?

E’ una vecchia questione che ogni tanto fa capolino per permettere ai rotocalchi di sprecare pagine. Se dobbiamo dare retta a queste argomentazioni andrebbero letti anche i libri, in originale. Ma tutti! Da “Guerra e pace” di Tolstoj , in Russo, a quelli di Banana Yoshimoto! E non solo: anche a teatro i drammi di Shakespeare andrebbero recitati in Inglese, o Moliére andrebbe gustato in Francese. E invece le cose non funzionano così, perché traducendo e adattando (e doppiando) si fa una cosidetta mediazione culturale,  cioè si avvicina una grande massa di pubblico a delle opere dell’intelletto. E questo non può che essere positivo! Senza contare che ascoltare un buon Italiano non può che essere educativo, considerate le aberrazioni che si leggono nei post dei forum, su facebook o negli sms! Non dimentichiamoci che - se fatto bene - il doppiaggio è un’arte: l’arte del recitare. Poi ci sono doppiaggi fatti in maniera superficiale, ma è pleonastico parlarne! Va detto, a discolpa, che da qualche anno i tempi di consegna sono sempre più pressanti (anche quando non ce ne sarebbe motivo o ci si potrebbe organizzare meglio, per evitare questo) e le cifre stanziate per il doppiaggio sono sempre più esigue. Fomentando, tra l’altro, una sorta di mercato sottobosco che realizza doppiaggi in economia, a discapito della qualità. Nonostante le tariffe di un contratto Nazionale scaduto da anni e non ancora rinnovato! Ma è anche vero che le abitudini dello spettatore sono cambiate. Ora c’è la possibilità di poter sentire un film o un telefilm nella lingua originale grazie ai sottotitoli, ai dvd o alle apposite sale del cinema. Ben vengano! Non sono affatto contrario, ci mancherebbe! Il diritto di sceltà, neanche a dirlo, è sacrosanto! Ma far passare il messaggio subliminale che il doppiaggio è una “pratica criminale” è sbagliato. Il doppiaggio serve a farti godere uno spettacolo fatto di recitazione, sguardi, intonazioni, fotografia, suoni, effetti speciali, e con i sottotitoli questo sarebbe più scomodo. Oltretutto anche i sottotitoli “tradiscono” l’opera, in quanto un sunto delle battute originali. E  non dimentichiamoci dei bambini che seguono i cartoni animati o del pubblico delle soap opera o delle fiction.  E’ difficile seguire i prodotti  nella lingua originale,  specialmente se  sono in slang , nonostante l’Inglese sia una lingua conosciuta da molti. Forse fra cinquant’anni la globalizzazione ci permetterà di essere completamente poliglotti e fruire di qualsiasi tipo di prodotto nella lingua originale (libri e film ), ma per ora così non è. La tendenza è iniziata, ma per ora è prematuro discuterne.  Ben venga la globalizzazione e il progresso! Nessuno si lamenta del fallimento delle fabbrchec di rfustini per cavalli da carrozza, perché le carrozze non esistono più. Il mondo va avanti! Però non vorrei che tutto questo fosse una manovra delle grandi aziende per  guidare il pubblico: denigrare il doppiaggio per avere il motivo di abbassarne ancora di più i costi. Sarebbe grave intralciare le nobili professioni (culturali, poichè attoriali) per interessi economici.

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la notizia secondo cui la Mgm vuole il seguito di Un Tuffo nel Passato, commedia per la quale hai curato il doppiaggio italiano e che, personalmente, trovo divertentissima e sottovalutata. Tu cosa ne pensi? Sei lieto della prospettiva di gustarti una nuova avventura di Rob Corddry and co.?

Sono d’accordo: quella commedia è stata sottovalutata. Più da noi che in America, tant’è che ne è stato annunciato un seguito. Sembrava fosse una delle tante commedie demenziali, ma tra una battuta e l’altra, alla fine, c’era anche una morale un po’ melanconica, che non è sempre frequente in questo tipo di film e assolutamente inaspettata. Inutile dire che le interpretazioni di tutti gli attori sono state esemplari! Ma  Rob Corddry, Chevy Chase, Crispin Glover, Clark Duke e gli altri sono attori rodati e dal meritato successo!  Dal punto di vista della direzione del doppiaggio ho voluto essere fedele al timbro di voce e alle tonalità di John Cusack e a doppiarlo è stato l’eccellente Alessio Cigliano. Nell’adattamento dei dialoghi ho tolto parecchi “fuck”, non per una censura (perché molti altri sono rimasti), ma solo perché  a lungo andare al nostro orecchio sarebbero risultati stucchevoli. Mi è piaciuto molto curare l’edizione Italiana di questo film e spero di rimettermi al lavoro al più presto sulla seconda avventura!

Continua a leggere su BadTaste