BadMemories: Fortnite e la paura della strada | Speciale

Nell'episodio di oggi di BadMemories parliamo di Fortnite e di quanto i giovani di oggi siano tenuti lontani dalla strada

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Ammettetelo: se dovessimo fare una lista dei dieci giochi più importanti degli ultimi quindici anni, non potremmo fare a meno di citare Fortnite.

Chi vi scrive non ha particolare simpatia per il genere dei battle royale, ma è innegabile che Epic Games sia riuscita a dar vita a una sorta di miracolo. Un miracolo che mescola capacità di sviluppo, una costante attenzione nei confronti dei videogiocatori e delle sensazionali doti di marketing. Dopotutto, a maggio del 2020, Fortnite vantava ben 350 milioni di giocatori e, sommando le ore giocate da tutti gli utenti, potevamo raggiungere la straordinaria cifra di 10,4 milioni di anni di gioco effettuati.

Fortnite trascende quindi il "semplice" videogame, per assurgere a fenomeno culturale di massa. Per capire questo basti pensare anche a quanto gli streamer debbano all'opera di Epic Games. Personalità di spicco come Ninja hanno costruito il proprio successo proprio su Fortnite, dando vita a una sorta di ciclo infinito che spinge nuovi giocatori a pubblicare i propri video, che verranno visti da altri utenti che faranno altrettanto. Un'autoalimentazione che porta costante guadagno nelle tasche dei dev, spingendoli a trovare soluzioni sempre nuove per mantenere in vita il proprio prodotto.

Impossibile non citare poi un evento come il concerto di Travis Scott, capace di fondere spettacolo e videogioco come mai prima di allora. Uno show che, se vissuto in tempo reale, ha avuto dell'incredibile, ma che vi consigliamo di recuperare anche in ritardo su YouTube per capire la potenza e le potenzialità di un titolo come Fortnite. Non è nostra intenzione proseguire con le lodi a un prodotto che, ormai, conoscerete senza dubbio tutti. Ci teniamo però a evidenziare come negli ultimi anni i giocatori più giovani siano spinti a rimanere in casa, trovando come principale fonte di aggregazione proprio videogiochi come questo.

Non vogliamo apparire nostalgici, ma negli anni Ottanta e Novanta si riusciva a trovare lo spazio per videogiocare e, allo stesso tempo, per poter uscire in strada e stare con gli amici. Con il passare del tempo, però, le strade hanno assunto quasi una denominazione negativa, spingendo i genitori moderni a trattenere i figli in casa per evitare che possa accadere loro qualcosa di male. Non riuscendo poi a stare al passo con l'evoluzione del linguaggio videoludico, mamme e papà si sono trovati spiazzati dalla presenza di titoli come Fortnite. L'opera sviluppata da Epic Games, come molti altri titoli multiplayer, ha l'abilità di unire i giocatori, spingendo gli utenti a socializzare e a passare del tempo insieme.

Il fatto che tanti ragazzi si divertano con il colorato battle royale ha quinti puntato i riflettori dei media generalisti su Fortnite, dipingendolo spesso con tratti negativi. Chi vi scrive trova però che il discorso vada allontanato da quel "i videogiochi fanno male" che tanto imperversa nei contesti poco acculturati. Psicologicamente, i videogiochi possono essere un collante sociale e una valvola di sfogo per giocatori di tutte le età. A dimostrazione di ciò sono stati fatti numerosi studi, legati anche al difficile periodo che stiamo vivendo da più di un anno. Il numero di videogiocatori è aumentato, ma in particolare sono proprio i titoli multiplayer ad aver subito un boost nelle vendite. Questo perché l'essere umano è un animale sociale e cerca sempre, in ogni situazione, di poter far gruppo con i propri simili.

Ci rendiamo conto che sia il periodo peggiore per parlare di certe cose, ma il bisogno di uscire di casa, di tornare in strada, è qualcosa che sentiamo nel profondo del nostro animo. Speriamo che, una volta che la situazione si sarà risolta, ci possa essere una sorta di ritorno ai succitati anni Ottanta e Novanta. Non dobbiamo perdere il desiderio di tornare a vederci fisicamente, di poter esplorare il mondo insieme e, perché no, di giocare ai videogiochi fianco a fianco con i nostri amici.

Fortnite è sicuramente uno dei titoli in grado di fungere da palliativo in questi mesi difficili, ma non può essere la cura al bisogno di socializzare. Sta a tutti noi riuscire a comprenderne i suoi benefici e a sfruttarli di conseguenza. E sta sempre a noi far capire a chi ci circonda quanto i videogame siano importanti nella società attuale e come i genitori non debbano limitarsi a tenere i figli in casa, ma debbano comprendere le loro passioni. Perché è solo con la conoscenza che possiamo raggiungere un domani migliore.

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