BadMemories: DEATHLOOP e la sorpresa di trovarsi di fronte a un titolo innovativo | Speciale

DEATHLOOP è arrivato sul mercato come un fulmine a ciel sereno, sconvolgendo tutti con un'innovazione che da mancava al mercato videoludico

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Come abbiamo avuto occasione di ripetere più volte negli ultimi giorni, DEATHLOOP è un titolo davvero sorprendente. La cura riposta dai ragazzi di Arkane Lyon all'interno della propria opera è qualcosa che si vede raramente, ma che da sempre ha caratterizzato le produzioni del team francese. Dishonored e Prey, infatti, hanno entrambi dimostrato di saper portare qualcosa di nuovo all'industria dei videogames. Qualcosa che permette al giocatore di rimanere a bocca aperta una volta avviato il titolo e di trovarsi tra le mani qualcosa di, inizialmente, indecifrabile.

Ma non è forse una sensazione che dovremmo trovare in tutti i videogiochi?

Una domanda che potrebbe apparire banale, ma che ci porta a una risposta per nulla scontata. Ebbene sì: il linguaggio videoludico è pensato per intrattenere, stupire ed emozionare il giocatore. Questo è vero sin dall'alba dei tempi, quando gli utenti rimanevano a bocca aperta per la grafica di Pong e per la trama di Colossal Cave Adventure. Sono però passati quasi cinquant'anni e il suddetto linguaggio ha subito numerose mutazioni e perfezionamenti.

Ci troviamo nel 2021 ad aspettare con trepidazione la prossima nuova opera che saprà emozionarci, continuando però a giocare a prodotti dal gusto nostalgico e ridondante. Franchise che ripropongono anno dopo anno le stesse meccaniche, accompagnate da storie poco memorabili e in grado di lasciare in bocca un vago sapore di deja-vu. In questa triste metafora culinaria, DEATHLOOP assume il ruolo di quel cibo etnico, che non ti saresti mai azzardato a provare, ma del quale non potrai più farne a meno.

Nonostante alcune somiglianze con The Legend of Zelda: Majora's Mask, l'opera di Arkane è davvero qualcosa di nuovo all'interno del mercato videoludico. La trama è avvolgente. Il gameplay crea assuefazione. Il comparto tecnico spezia il tutto con una palette cromatica ben precisa e con un gusto musicale vicino a quello degli anni Sessanta. Una volta provato si rimane inizialmente confusi per le nuove meccaniche che ci troveremo ad affrontare. La confusione lascia però rapidamente spazio alla soddisfazione e, successivamente, alla felicità.

Esattamente con la stessa naturalezza di quando da bambini provavamo una tipologia di gioco del tutto nuova, al giorno d'oggi il nostro io cresciuto si trova a confrontarsi con DEATHLOOP. A poco serviranno le vostre abilità pregresse ad altri titoli simili, dato che, di simile, non è stato realizzati nulla. Come un timido animale uscito dal periodo del letargo, il giocatore comincia quindi a muoversi per l'isola di Blackreef. Inizialmente guardandosi attorno, ma prendendo pian piano confidenza con i controlli e con quanto di più folle ideato da Arkane. Nel giro di poche ore ci si trova a correre e teletrasportarci per le quattro grandi aree di gioco, tentando di risolvere quello che è, a conti fatti, un gigantesco puzzle ambientale farcito di proiettili e superpoteri.

DEATHLOOP ci ha fatto provare, dopo tanto tempo, il piacere della novità. Un piacere che è spesso associato al mercato indie, ma all'interno del quale manca la mera potenza economica per mettere un piedi un prodotto di un certo calibro. Ecco perché, senza alcun dubbio, consigliamo a tutti i possessori di PlayStation 5 e PC di mettere le mani sulle avventure di Colt e Julianna. E non siate timidi. Non importa se conoscete gli FPS o se la (splendida) narrazione di Prey non vi ha entusiasmato. DEATHLOOP è qualcosa di mai visto prima. E già per questo merita la vostra attenzione.

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