BadChronicles: Sua maestà, il Re Jack Kirby
Non potevamo chiudere questo secondo ciclo di BadChronicles dedicato agli autori senza un tributo al Re dei comics: Jack Kirby
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Non potevamo chiudere questo secondo ciclo di BadChronicles dedicato agli autori, senza un tributo al Re: Jack Kirby. Non ci soffermeremo sulla sua immensa produzione e sulla sua biografia che molti di voi conosceranno già e che la Marvel Entertainment ha recentemente riassunto in uno splendido video-documentario. Vogliamo invece raccontarvi soprattutto l'uomo e il genio, ripercorrendo i momenti particolari di una carriera densissima di eventi, alzando il velo su piccole e grandi curiosità attorno a uno dei signori del Fumetto di tutti i tempi.
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I pulp sono stati i miei insegnanti di grammatica, i film e i fumetti quelli di disegno.
A 21 anni, convinto di una discreta dote artistica, decide di guadagnarsi da vivere disegnando fumetti. Lavora per i quotidiani e anche per una delle tante agenzie gestite da Will Eisner. Viene impressionato particolarmente non solo dall'artista straordinario ma dall'intelligente imprenditore di se stesso; cosa che lui non riuscirà mai a essere. La maggior parte degli editori dell'epoca sono filibustieri senza soldi e senza stile, con il fiuto per l'affare o la fortuna sfacciata di ritrovarsi in casa gente come Jerry Siegel, Joe Shuster e Bob Kane.
Uno di questi avventurieri si chiama Victor Fox e recluta il personale con inserzioni sul New York Times. Jack vi risponde insieme a Bill Everett, Joe Simon e Charles Nicholas Wojtkoski (a cui si deve il primo supereroe della Fox, Blue Beetle). Bisogna rifarsi ad allora per capire da dove venga il suo soprannome "il Re". Mentre i dipendenti di Fox sono sfruttati e maltrattati, il boss sventola i dati di vendita vantandosi di essere “il Re dei Fumetti”: “I'm the King of the Comics!”, è solito ripetere ad alta voce. Jack e Bill Everett iniziano a salutarsi rispettivamente così ogni giorno, arrivando in studio, prendendosi gioco del proprio titolare.
Decenni dopo, alla Marvel, nella seconda metà degli anni '60, Jack Kirby è l'affermato autore di Fantastic Four, X-Men e Avengers, mentre Everett si occupa di Namor il Sub-Mariner e, insieme a Stan Lee, di Daredevil. Stanno ricordando Fox quando entra nell'ufficio Lee che mostrandogli una bozza del Bullpen Bulletin, il redazionale in uscita mensilmente su tutti gli albi della Casa delle Idee, gli annuncia:
Farò di te un monumento, Jack! Vedi qui? Ti chiamo il Re!
Everett e Kirby scoppiano in una fragorosa risata, ma quest'ultimo si ritroverà quell'appellativo appiccicato addosso: lo imbarazzerà sempre e lo accetterà solo con una strizzata d'occhio.
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Il sodalizio con Simon inizia con Blue Bolt, eroe spaziale creato per la Novelty Press. È scritto e disegnato da Simon ma le date di consegna sono spietate, così chiede a Jack di aiutarlo con le tavole. A partire dal quinto numero, Jacob Kurtzberg appare per la prima volta come Kirby, ispiratogli dall'adorato vignettista Rollin Kirby (1875 - 1952). Kurtzberg, spiegherà dopo, non era un nome da autore di successo, Kirby invece si. È straordinariamente più bravo a disegnare del collega, ma questi lo straccia in un altro campo: il fiuto commerciale, la capacità di leggere un contratto e negoziare. Lo raggiunge poco tempo dopo alla Timely Comics di Martin Goodman, ma Red Raven, il primo titolo della coppia per il nuovo editore, è un fiasco. La storia in appendice Mercury però, interamente realizzata Kirby, parla di un dio che vagabonda sulla Terra mescolandosi ai mortali, un concetto assai innovativo per l'epoca.
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Poco dopo arriva The Vision, con protagonista un alieno in grado di spostarsi tra le dimensioni e di materializzarsi con dense volute di fumo. Questa la versione di Kirby sulla sua genesi:
Io e Joe ce ne stavamo lì seduti a fumare questi grossi sigari. Lo studio era pieno di fumo e un bel giorno abbiamo deciso di infilare tutto quel fumo in una storia!
La guerra è alle porte e sembra impossibile pensare a un villain più malvagio di Adolf Hitler. Ci vuole un supereroe che rappresenti valori come la patria e la libertà. Goodman ne è entusiasta e prende un'iniziativa senza precedenti: Capitan America debutta sulla sua serie personale nel dicembre 1940 (la copertina reca però la data marzo 1941). Non è un soggetto rivoluzionario, la MLJ Magazines aveva lanciato non molto prima The Shield, ma non aveva Simon e Kirby a far letteralmente esplodere l'avventura in ogni singola pagina.
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Anche la Fawcett Comics ha il proprio “Capitano”, ideato dall'artista C.C. Beck e dallo scrittore Bill Parker. Appare su Whiz Comics cogliendo subito un grande seguito per la freschezza e l'ampio pubblico a cui si rivolge. Si vuole cogliere la palla al balzo e bruciando i tempi andare subito in edicola con un titolo tutto suo. È umanamente impossibile per le risorse a disposizione e l'editor France Herron contatta Simon e Kirby con un bel assegno in mano. Così, i due lavoravano di notte per la Fawcett e di giorno per la Marvel, concedendosi qualche ora di sonno e una doccia per restare in piedi. Confessa Kirby:
Fin da subito avevamo tutti la sensazione che quel personaggio avrebbe potuto spazzar via Superman.
E il futuro Shazam andò vicino all'impresa. Quando però bisogna apporre i nomi sull'albo, Joe e Simon sono titubanti, hanno paura di una ripercussione da parte della Timely e alla fine decidono di non comparire su uno dei più grandi best-seller della storia dei comics.
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Intanto appare sulla scena una faccia nuova in redazione, il giovane Stanley Martin Lieber che in futuro ricorderà:
Io ero il galoppino di turno. Andavo a prendere il caffè, facevo il fattorino, compravo i sigari di Jack. E ogni tanto mi lasciavano scrivere qualcosa.
Simon però se ne vuole andare, sta trattando con Jack Liebowitz della DC Comics, insoddisfatto del trattamento di Goodman, che viene a sapere della cosa e caccia sia lui che Kirby.
Alla Distinta Concorrenza sono accolti trionfalmente. Rilanciano due titoli originali serializzati su Action Comics, rielaborandoli da zero, Manhunter e Sandman, e lanciano due fumetti con protagonisti bande di ragazzini, Newsboy Legion e Boy Commandos, ispirate alla gioventù di Kirby. Sono un tripudio di dinamismo e vitalità. Joe e Jack sono all'apice della loro carriera professionale e artistica, critica e vendite sono alle stelle. Kirby lo definirà come “il miglior periodo della sua vita”, se non per un tragico imprevisto: La Seconda Guerra Mondiale.
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Il dopoguerra vede un mercato dei comics stravolto. I supereroi sono scomparsi ma Kirby e Simon si rimettono al lavoro con la domanda del momento: gangster, western, horror e storie d'amore. Young Romance per l'ediore Prize è un successo paragonabile a quello di Captain America Comics e i due tornano in sella. A stravolgere ancora gli eventi arriva nel 1954 il Comics Code Authority (CCA), l'organo di censura del fumetto statunitense, sotto la spinta del libro Seduction of the Innocent dello psichiatra Fredric Wertham. La miglior produzione di allora, ricorda Kirby, è Fighting American, che non è Captain America riciclato, ma un fumetto carico di humor e battute, fino a diventare quasi una parodia dei supereroi.
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Sono tempi difficili che lo costringono a lavori saltuari o mal retribuiti. Vanno ricordati per la DC Comics Challengers of Unknown, che ottiene un discreto successo, e per la Archie Comics Adventures of the Fly. Quest'ultimo nasce rielaborando il design di un supereroe che Simon aveva in mente da tempo, Silver Spider: originariamente dotato dei poteri di un ragno, cammina sulle pareti senza problemi. Vi ricorda qualcuno? I riconoscimenti economici sono tuttavia scarsi.
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Il rientro alla Timely è praticamente obbligato: il Re vi torna dopo 16 anni e trova il "galoppino" Stan Lee nelle vesti di responsabile generale, che garantisce 10 testate al mese. Kirby si dedica un po' a tutte e abbozza personaggi prodromi dei futuri successi Marvel: un bruto spacca-tutto chiamato La Cosa e vari mostri denominati vagamente Hulk. La novità è che i mostri non sono scontatamente i cattivi. Kirby come suo solito non si limita ai disegni ma inventa, propone, suggerisce e scrive, alternandosi con Lee alle sceneggiature. La rinascita della Marvel è curiosamente dovuta alla ripresa della DC Comics che con Justice League of America rilancia i supereroi dando adito a una vera e propria inversione di tendenza. Le si risponde con un altro gruppo: i Fantastici Quattro. Reed Richards si rifà in qualche modo al Plastic Man della concorrenza, Johnny Storm alla Torcia di Carl Burgos e Ben Grimm è costruito sui titani di Kirby, quasi un personaggio autobiografico come ammette lui stesso:
Se fate bene caso a come parla e come si muove Ben Grimm, noterete che la Cosa ha i miei atteggiamenti, il mio modo di esprimersi e pensa le stesse cose che penso io.
Fantastic Four #1 è un clamoroso successo. Arriva sugli scaffali l'8 agosto del 1961 con un impatto simile sul pubblico a quello generato da Action Comics #1 agli albori della Golden Age. La fantasia di Lee è strabordante ma non sarebbe tale senza l'apporto di Kirby, la profondità esteriore e interiore che riesce a imprimere loro. Il resto è la cronaca di un'ascesa della casa editrice che pare inarrestabile. Hulk e Thor sono del 1962 così come Spider-Man. Si passa di trionfo in trionfo ma i meriti paiono sempre e solo di Lee. Lo stesso Uomo Ragno, ideato insieme a Steve Ditko, deve qualcosa ad Adventures of the Fly di Simon e Kirby.
Del 1963 è Sgt. Fury and his Howling Commandos, accompagnato da questo commento del Re:
Nick Fury è come vorrei che gli altri mi vedessero, Ben Grimm è come probabilmente mi vedono.
Nel '63 è la volta degli Avengers e degli X-Men e l'anno successivo del ritorno di Capitan America. Tra il 1962 e il 1964 Kirby produce per la Marvel 3.130 tavole e 285 copertine, con la media di un albo a settimana. Nel 1967 su Fantastic Four arriva la cosiddetta Trilogia di Galactus, una pietra miliare del genere supereroistico.
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Kirby decide di dare al Divoratore di Mondi un araldo: Silver Surfer. Lee ne stravolge le origini e lo fa suo. È rottura. Jack contatta l'amico Carmine Infantino e torna alla DC Comics.
Come sempre si impegna al massimo ma le politiche della major americana non sono fatte per lui. Il soggetto viene prima del suo autore: un fumetto DC Comics deve sembrare un fumetto DC Comics, non di Kirby. Chiede allora una testata di ripiego dove possa sbizzarrirsi e dimostrare il proprio valore. Gli viene affidata Superman's pal, Jimmy Olsen. Ma il genio si dà anima e corpo creando un nuovo universo di dei, l'evoluzione di quello che aveva raccontato con Thor alla Marvel.
Nati su un pianeta poi scissosi in due, I Nuovi Dei buoni vivono su Nuova Genesi, quelli cattivi sulla desolante Apokolips, tiranneggiato da un dittatore cosmico: Darkseid. L'intera vicenda si distribuisce su tre testate bimestrali. Forever People introduce le divinità più giovani, modellate sulla gioventù dell'epoca. New Gods, la serie portante, è incentrata su Orion, campione di Nuova Genesi e figlio ripudiato da Darkseid. Infine c'è Mister Miracle, superartista della fuga con la sua amata Big Barda; è ispirata alla cantante Lainie Kazan ma ha il carattere della moglie di Kirby, Roz.
Per motivi sconosciuti l'insieme di questi lavori viene ribattezzato Il Quarto Mondo. La risposta del pubblico non è soddisfacente, ma Kirby non si perde d'animo e si lancia su altri due progetti che diventeranno dei cult: Kamandi e Demon. Il primo è la sua versione de Il Pianeta delle Scimmie, in uno scenario post-apocalittico in cui l'unico essere umano sopravvissuto è circondato da animali antropomorfi. Il secondo è la personale interpretazione di un fumetto horror, basato sulla mitologia arturiana, uno dei primi esempi di horror-fantasy. Anche in questi casi le vendite non sono entusiasmanti ma non si tratta comunque di flop. Nel 1974 la sua creatività vulcanica e bizzarra genera OMAC (One Man Army).
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A metà degli anni Settanta, Jack Kirby è un uomo amareggiato e addolorato dalla mancanza del riconoscimento che merita. Torna alla Marvel, scegliendo, dice, “il minore dei due mali”. Il risultato sono Gli Eterni, una geniale rivisitazione del tema “contatti del terzo tipo”. Poi tocca all'adattamento a fumetti di 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, nel formato tabloid di una settantina di pagine, un capolavoro di sintesi e di arte. Nello stesso anno, il 1976, torna su personaggi classici della Casa delle Idee, Capitan America e, nel 1977, Pantera Nera. La Hanna-Barbera Productions di Hollywood lo contatta per la realizzazione animata di una serie dedicata ai Fantastici Quattro. Si lavora su grandi pannelli, una benedizioni per i suoi problemi di vista che cominciano ad aggravarsi. Jack si ritrova fianco a fianco con Stan Lee. Gli screzi sono alle spalle, il sodalizio rinasce e produce una graphic novel su Silver Surfer e lo stravagante Devil Dinosaur.
Finalmente giungono anche i riconoscimenti per le sue opere, che pian piano diventano un riferimento per chiunque. Il merchandising e i giocattoli ispirati ai suoi personaggi valgono miniere d'oro, ma nelle sue tasche non arriva nulla. Con la Marvel si apre una guerra per i diritti e le tavole originali. I suoi rappresentanti vengono insultati alle convention per come trattano Kirby, che comincia troppo tardi a raccogliere ciò che gli era stato da sempre negato. Si spegne il 6 febbraio 1994, tradito dal suo grande cuore. Tutti i media gli rendono l'affettuoso e doveroso omaggio, quello che davvero si addice a un Re.
I fumetti non riflettono la realtà, la trascendono. Un riflesso trasmette la realtà al contrario. Trascendendola invece, si ottiene un quadro ben più preciso di come sia veramente la situazione.