BadChronicles: Jacovitti, una risata vi seppellirà

Per la prima volta approcciamo una delle categorie più complesse, quella della comicità e lo vogliamo fare con un protagonista assoluto: Jacovitti

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


Condividi

Per la prima volta nel nostro viaggio approcciamo direttamente la comicità, una delle categorie più complesse per i meccanismi e la sensibilità che richiede. Lo facciamo per il mondo delle nuvole parlanti con un protagonista assoluto della scuola italiana e di quella internazionale: Jacovitti.

Benito Jacovitti nasce a Termoli (CB), il 9 marzo del 1923. Su quel nome ingombrante scherzerà sempre con l'acume che è parte del suo patrimonio genetico:

Mio padre mi ha chiamato così perché era fascista […] Io ho quattro nomi di grandi dittatori: Benito [Mussolini], Franco [Francisco Franco] Giuseppe [Iosif Stalin] e Antonio [de Rivera]. Ho i nomi giusti per essere un liberale estremista di centro.

Inizia col disegno, come ama ricordare, sul selciato della strada, con un pezzo di carbone e con le pietre come vignette. Da piccolo dimostra subito uno spirito ribelle, indomabile, imprevedibile:

A sette anni avevo disegnato il trasvolatore Italo Balbo, un vero eroe di quei tempi, con al posto dei fasci, nelle mostrine della divisa, due falci e martello. Mio padre, che non s'era accorto del pasticcio, portò alla casa del fascio il disegno. Certamente non fu ben accolto. Ma quella volta non ci furono conseguenze.

A Macerata frequenta le elementari e le medie, mentre a Firenze il liceo artistico. È proprio qui che i compagni gli affibbiano il soprannome di "lisca di pesce", tanto è alto e magro, e con una lisca di pesce rossa firmerà la maggior parte delle sue opere; anche quando divenuto corpulento scherzerà dicendo di essere più appropriata una balena. Debutta nel 1940, a soli 17 anni, sul settimanale umoristico fiorentino Il Brivido, con La Linea Maginot, una panoramica (ovvero una rappresentazione a pagina intera piene di gag) che ironizza sulla guerra.

[caption id="attachment_68135" align="aligncenter" width="400"]Panoramica della Linea Maginot - Il Brivido (1940) Panoramica: La Linea Maginot - Il Brivido (1940)[/caption]

L'occasione, quella vera, arriva lo stesso anno, per il noto giornale Il Vittorioso, dove vi lavorerà per quasi tre decenni, divenendo famoso in tutto il Paese. Vi debutta con la storia a puntate Pippo e gli inglesi, ideando il suo primo personaggio importante. Gli è ispirato dai suoi ricordi scolastici l'allegro e sveglio ragazzino che insieme agli amici Palla e Pertica forma il gruppo 3P. Si può già notare una padronanza della logica sequenziale unita a un tratto ancora acerbo ma in cui è già presente una forte personalità, frutto innegabile di una predisposizione naturale. Anche durante la maturità non userà mai la matita come traccia, servendosi subito della china per dar forma finale sulla carta alla sua fantasia.

[gallery columns="2" size="medium" ids="68136,68137"]

Sul periodico e sugli altri albi editi dalla casa editrice di orientamento cattolico A.V.E. (Anonima Veritas Editrice), Jacovitti lancia un universo di racconti comico-avventurosi che stravolgono il panorama italiano legato alle tavole senza balloon del Corriere dei Piccoli. È un tripudio di figure bizzarre e indimenticabili come Cip l'arcipoliziotto e il suo antagonista, Zagar, l'abile criminale in calzamaglia nera, volendo, un antesignano di Diabolik. Non si possono dimenticare il guastafeste Oreste, la manesca signora Carlomagno e il gangster pasticcione Jak Mandolino che si porterà appresso al Corriere dei Piccoli, con il quale collaborerà a partire dal 1968, affiancando allo sprovveduto delinquente il diavoletto Pop Corn.

[caption id="attachment_68139" align="aligncenter" width="400"]Jack Mandolino Jack Mandolino[/caption]

Nel 1957 interrompe il rapporto esclusivo con Il Vittorioso e crea per il supplemento del giovedì de Il Giorno, Il Giorno dei Ragazzi, il suo personaggio più conosciuto: Cocco Bill. È una rivisitazione in chiave spassosa e irriverente del Western, il genere più in voga allora, e delle sue icone. Non è la prima volta per Jac: nel 1946 aveva fatto il verso con Mandrago, al mito di Le Falk e Phil Davis, Mandrake the Magician.

[gallery size="medium" ids="68141,68142,68143"]

Il quotidiano raddoppia la tiratura e offre alla fervida matita molisana carta bianca. Si susseguono a ruota Tom Ficcanaso (1957), il pirata Gambadiquaglia (1960), il pollo Chicchirino (1963) e tanti altri ancora. Come abbiamo anticipato Jacovitti passa nel 1968 al Corriere dei Piccoli per il quale dà vita a una riuscitissima finzione ridicolizzando un'altra leggenda, Zorro, con il suo Zorry Kid. È ormai un artista affermato e apprezzato e collabora anche con Linus, sotto la guida di Oreste del Buono. Per via della sua indipendenza che sfugge a qualsiasi schedatura politica, viene attaccato da ogni schieramento:

Mi arrivarono, questa volta, perfino delle telefonate minatorie. Sfottevo il movimento studentesco: "Raglia, raglia giovane itaglia", era una delle battute che fece imbestialire più di un lettore.

Da sinistra ci sono state delle persone che hanno scritto a Linus dandomi del fascista, quelli di estrema destra mi hanno telefonato minacciandomi di morte.

[gallery columns="2" size="medium" ids="68149,68148"]

Pochi sanno di una sua produzione di fumetti per adulti, contraddistinte dal suo solito stile, ma comunque esplicite sul sesso. Nel 1977 pubblica per i testi di Marcello Marchesi, il libro Kamasultra, una parodia del celeberrimo testo indiano dedicato alle pratiche erotiche che lo costringe alla sospensione di un'altra intuizione innovativa, il Diario Vitt, una serie di diari realizzati dal 1949 al 1980 per l'A.V.E.

[gallery columns="2" size="medium" ids="68151,68150"]

La sua ultima attività di fumettista inizia nel 1978 con Il Giornalino delle Edizioni Sanpaolo, ma continua a produrre per il Carosello della RAI e per una miriade di campagne pubblicitarie, ammettendo candidamente:

Mi chiamano professore. Ma non sono laureato […] Io sul biglietto da visita posso scrivere Prof. ma potrebbe dire profugo, profilattico, profeta, non so che altro.

Faccio solo ciò che mi va di fare. A volte per non fare una cosa che non mi piace, chiedo una cifra enorme, questi accettano. Io dico “senza tasse!” E accettano… E mi tocca farlo.

Manterrà sempre una forma di pudore, di modestia misti alla sfrontatezza peculiare di uno spirito limpido e geniale, in cui è impossibile separare l'animo artistico, pubblico, da quello privato:

Io sono un clown, un pagliaccio. Sono orgoglioso di essere un pagliaccio. Sono un matto.

La faccenda degli altri oggetti ossia gli ossi, i vermi, i pettini le matite […] Sono solo una scusa per me. Quando faccio una tavola non so mai come andare avanti. Faccio la prima vignetta e mentre penso come fare l'altra riempio gli spazi vuoti con qualche cosa, che non centra nulla […] Il salame mi è piaciuto tantissimo, l'ho messo parecchie volte.

Si spegne il 3 dicembre 1997 a Roma. Il suo contributo al fumetto umoristico mondiale è incommensurabile, così come i soggetti che sforna con una creatività vulcanica. Ma la sua capacità di interpretare il mezzo espressivo, reinventandolo e utilizzando un gergo modernissimo per i tempi, avranno influenze consapevoli o meno sulle generazioni future fino alle nostre, anche su quelle firme che non sono legate alla risata. Jacovitti è un visionario e un precursore come Moebius o come Andrea Pazienza e forse entrambi gli devono qualcosa. Tutti noi gli dobbiamo molto.

Tre sono gli autori che hanno descritto meglio l'Italia del Novecento: Federico Fellini, Alberto Sordi e Jacovitti.

- Oreste del Buono

BENITO JACOVITTI

Continua a leggere su BadTaste