BadChronicles: Il Big Bang del Fumetto, Yellow Kid

Benvenuti su BadChronicles, la nuova rubrica con cui ci soffermeremo sulle nozioni indispensabili e gli aneddoti più curiosi della storia della Nona Arte

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Iniziamo oggi una passeggiata a ritroso nel passato della Nona Arte. Senza pretese accademiche ci soffermeremo sulle nozioni indispensabili e gli aneddoti più curiosi. Se lo vorrete, vi daremo appuntamento qui nei prossimi fine settimana, a spasso nel tempo, pardon, nel Fumetto. Benvenuti su BadChronicles!

[caption id="attachment_46171" align="aligncenter" width="500"]Domestic Intelligence - dal  Vol. 1, No. 3: Glasgow Looking Glass 9 luglio 1825 Domestic Intelligence - dal vol. 1, n. 3: Glasgow Looking Glass (9 luglio 1825)[/caption]

Partiamo da dove tutto ebbe inizio, dal Big Bang di questo favoloso universo: Yellow Kid. Prima di questo però non regnava il nulla. Raccontare per immagini è qualcosa di profondamente radicato nella nostra specie, dalle innumerevoli testimonianze di incisioni rupestri ai più raffinati prodotti della creatività umana, legati alla scoperta continua di materiali innovativi fino alla rivoluzione della carta e poi della stampa. Il Fumetto è tuttavia concezione recente. L'800 è disseminato di soluzioni visive sorrette da una logica sequenziale, accompagnate talvolta da scritte con intenti satirici, didattici o morali.

[caption id="attachment_46173" align="aligncenter" width="580"]Una pagina di Rodolphe Töpffer Una pagina tratta dall'opera di Rodolphe Töpffer[/caption]

La rivista scozzese Glasgow Looking Glass nata nel 1825, poi ribattezzatasi in Northern Looking Glass, prediligeva la critica pungente verso la politica e i costumi. In Svizzera Rodolphe Töpffer, su insistenza di Goethe si decise a divulgare nel 1833 la sua Histoire de monsieur Jabot (tradotta anche in USA), dando nella prefazione una prima, consapevole definizione del un nuovo strumento narrativo:

Questo piccolo libro è di natura mista. È composto da una serie di disegni accompagnati da una o due righe di testo. I disegni senza testo avrebbero un significato oscuro. I testi senza disegno non avrebbero alcun significato.

Le “nuvole parlanti”, è unanimemente condiviso, fecero la loro comparsa alla fine del XIX secolo sui supplementi dei quotidiani statunitensi le cosiddette sunday pages, ossia pagine domenicali. Il pioniere fu The Yellow Kid di Richard Felton Outcault.

Mickey Dugan, il neonato pelato dalle grandi orecchie a sventola, era il protagonista della serie Hogan's Alley, ambientata in un multietnico ghetto newyorkese. Apparve occasionalmente sulla rivista Truth in bianco e nero, ma esordì ufficialmente il 5 maggio 1895 sull'appendice domenicale e a colori del New York World di Joseph Pulitzer. Il piccolo monello indossava un lungo camicione giallo, da cui il nome, su cui presto comparvero battute e slogan salaci (spesso in slang) mentre gli altri personaggi si esprimevano attraverso frasi all'interno di cartelli.

[caption id="attachment_46175" align="aligncenter" width="580"]The Yellow Kid and his new phonograph The Yellow Kid and his new phonograph[/caption]

Cosa lo differenziava univocamente da tutte le esperienze precedenti? Innanzitutto un'esposizione basata sulla successione di 4/5 vignette poste orizzontalmente una a fianco all'altra, dunque una strip (striscia); era inoltre un formato uniforme che facilitava la riproduzione commerciale. Ma l'innovazione fondamentale fu la comparsa dei balloon. Il primo spuntò il 16 febbraio 1986 accanto al pappagallo, una presenza frequente tra i comprimari di Outcault e affermava: "Sic 'em towser" ("Acchiappali cagnone").

Quando l'artista passò al New York Journal di William Randolph Hearst, allettato da una paga più alta, nella prima uscita del 25 ottobre 1896, The Yellow Kid and his new phonograph, anche il bimbo si esprimeva attraverso nuvolette. Ulteriori caratteristiche distintive erano la trovata di ripetizioni e variazioni sul tema di base e la nascita di character fissi, destinati a diventare gli eroi delle moderne avventure.

Fatto curioso fu certamente l'anomalia che il New York World continuò a pubblicare The Yellow Kid facendolo disegnare da George Luks. In contemporanea dunque, le due testate rivali proposero lo stesso soggetto fino al 1898, in cui entrambe lo terminarono. La tutela dei diritti d'autore non era contemplata allora e non lo sarebbe stato ancora per parecchi lustri. Sull'onda del successo di Yellow Kid i due giornali della Grande Mela e molti altri cominciarono a diffondere quelle che da allora, per l'argomento principalmente umoristico, vennero indicate come comic strips. Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia.

Al prossimo week-end. Stick around.

The Yellow Kid

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