BadChronicles: Hugo Pratt, il fumetto italiano diventa adulto
Oggi BadChronicles è dedicato a "colui che ha inventato il fumetto moderno", come disse Milo Manara: il grande Hugo Pratt
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Riprendiamo il viaggio di BadChronicles con un autore che non necessita di troppo presentazioni. Basta la definizione che ci ha dato di lui il maestro Milo Manara nella nostra recente intervista al BGeek 2015:
Hugo Pratt è stato colui che ha inventato il fumetto moderno.
Hugo Eugenio Pratt viene alla luce il 15 giugno 1927 a Rimini, ma l'infanzia trascorsa a Venezia lo segnerà per sempre e alla magica città lagunare resterà fedele e debitore tutta la vita. Nel 1937 si trasferisce con la famiglia in Etiopia. In Africa frequenta non solo l’esercito italiano, ma anche quello inglese, abissino, senegalese e francese; è per lui un'esperienza illuminante attraverso il fascino di quelle divise, di quegli stemmi, dei colori, di quei volti e di quelle genti con cui entra a contatto e in rapporti di amicizia, studiandone la lingua locale.
Nel 1945, nel capoluogo veneto, con Alberto Ongaro e un gruppo di promettenti giovani, fonda la testata Albo Uragano, che diventa nel '47, l’Asso di Picche, dal nome del personaggio principale. Arrivano in redazione altri talenti dal futuro radioso come Dino Battaglia, Roy D'Amy (alias Rinaldo Dami) e Giorgio Bellavitis. Per il grande seguito che la rivista ottiene in Argentina, il “Gruppo di Venezia" si sposta a Buenos Aires nel 1949 e Pratt vi rimane per tredici anni.
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Il continente sudamericano rappresenta un altro tassello fondamentale nel suo già ricco bagaglio culturale ed esistenziale. Impara lo spagnolo e si innamora degli scrittori latino-americani e di due donne in particolare, Gucky Wogerer e Anne Frognier, che gli daranno due figli. Durante questo periodo produce un numero impressionante di strisce. Con Ongaro firma Junglemen (che vedrà poi la collaborazione anche di Battaglia); nel 1953 illustra per il settimanale Misterix, il ribelle Sargento Kirk (Sgt. Kirk), nel '57 il corrispondente di guerra Ernie Pike e l'eroico cacciatore Ticonderoga, tutte con il suo sceneggiatore preferito: Hector Oesterheld. Il suo tratto ha ormai raggiunto una piena personalità e carattere e nella figura di Kirk si possono già intravedere le sembianze del suo capolavoro assoluto: Corto Maltese.
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Contemporaneamente insieme all'amico Alberto Breccia veste i panni di insegnante, tenendo corsi di disegno presso la Esquela Panamericana de Arte che gli offre la possibilità di visitare anche il Brasile. Tra i loro allievi figurano Walter Fahrer e José Muñoz. Nel 1959 esce il primo titolo dove si occupa anche dei testi: Anna nella Giungla, una trama classica, pubblicata nel nostro Paese a puntate sulle pagine del Corriere dei Piccoli, a partire dal maggio 1963. L'anno prima era tornato in patria e aveva iniziato una lunga collaborazione con lo storico settimanale, dopo una breve permanenza a Londra che ha portato alla nascita di Capitan Cormorant e Wheeling, sempre come autore completo.
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Dal ’62 al ’67 esegue per il Corriere dei Piccoli le trasposizioni di diversi classici come Le avventure di Simbad, Le avventure di Ulisse e su sceneggiature di Mino Milani, caporedattore del giornale, Billy James (1962), Le avventure di Fanfulla (1967) e due adattamenti dai romanzi di Robert Louis Stevenson, L’isola del tesoro e Il ragazzo rapito. Nello stesso periodo collabora con Ongaro, creando la serie L’ombra, un giustiziere mascherato dall'aria scanzonata, ben diverso dall'Asso di Picche e che indossa una tuta alla Diabolik (1962).
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Nel 1967 incontra Florenzo Ivaldi, un genovese appassionato di fumetti; i due decidono di lanciare un mensile per presentare al pubblico italiano la produzione argentina di Pratt oltre a qualche novità. Nella prima uscita, Sgt. Kirk, appaiono nove tavole inedite, intitolate Una ballata del mare salato, dove esordisce il personaggio di Corto Maltese. Nel 1969, al 5° Salone Internazionale di Lucca, conosce Georges Rieu, caporedattore del settimanale francese Pif, intenzionato a pubblicarlo in Francia. Sul treno che da Genova lo porta a Parigi, Pratt decide di riutilizzare il suo malinconico marinaio. Nell’aprile del ’70, con l’episodio Il segreto di Tristan Bantam, lo riporta in scena. È la nascita di un mito che consacra il suo creatore come uno dei più importanti autori del mondo.
La serie completa dedicata al protagonista sarà di 29 storie. L'unica amarezza è constatare che sono i cugini d'oltralpe a comprenderne e divulgarne la grandezza. Lascia così Genova e si stabilisce a Parigi, continuando a viaggiare e diventando lui stesso una vera icona dell'avventura. Pratt testimonia con la sua personale interpretazione della vita, che essa è una dimensione intima dell'uomo, una condizione dello spirito e non un semplice atteggiamento, affermando:
L'avventura per me esiste. Esiste perché la posso trovare quando voglio, dipende dalla fantasia di un individuo.
E aggiunge a proposito della sua più brillante intuizione:
C'è sempre stato un Corto Maltese, nelle storie di Jack London, nei personaggi di Joseph Conrad, di Herman Melville, c'è sempre stato un po' un Corto Maltese, fino al film Il trono nero [His Majesty O'Keefe, 1954] dove c'è una specie di vestizione di Burt Lancaster che indossa i panni di capitano della marina mercantile, ed è Corto Maltese.
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Oltre al suo capolavoro, per Sergio Bonelli Editore sigla 4 storie per la collana Un uomo un’avventura. Nel 1983 scrive per Manara, Tutto ricominciò con un’estate indiana e nel 1991, El Gaucho. Del 1984 è Cato Zulù, del 1988 Mû, l’ultima avventura di Corto Maltese, sull’omonima rivista Rizzoli. Nel 1994 fonda a Roma, con Patrizia Zanotti, sua collaboratrice da anni e colorista, la casa editrice Lizard, che attualmente pubblica tutta la sua produzione. Del 1995 è l'ultima sua fatica, Morgan, ambientato durante il secondo conflitto mondiale. Il 20 agosto dello stesso anno si spegne in Svizzera dove dimorava dal 1984.
Ma è il 1971 l'anno che tutti noi dobbiamo ricordare, quando il Corriere dei Piccoli pubblica a puntate la lunga graphic novel, Una ballata del mare salato. Tutti i lettori, adolescenti e adulti, comprendono di trovarsi davanti a qualcosa di anomalo, complesso, anche ostico, ma che presenta uno stile affascinante, che descrive un soggetto profondo, romantico, un supereroe interiore. Il pubblico italiano scopre il fumetto come narrazione e mezzo espressivo adulto, colto e nello stesso tempo d'evasione. Ecco la più grande eredità che ci ha lasciato Hugo Pratt, poeta, artista e avventuriero.