BadChronicles: Bonvi, l'artista “che non sapeva disegnare”

Oggi BadChronicles ci parla di uno dei più grandi artisti del fumetto italiano, Franco Bonvicini in arte Bonvi

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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La mia vera grandezza è che io non so disegnare!

Con una delle sue frasi più celebri e rappresentative introduciamo uno degli autori più estroversi e dirompenti, probabilmente la nostra matita satirica più nota al mondo: Bonvi.

La sua è stata definita "una vita inventata" e sono in effetti innumerevoli gli episodi degni di un romanzo della purtroppo breve esistenza di Franco Bonvicini. La nascita, avvenuta il 31 marzo 1941, è contesa per esempio, tra Modena e Parma. In realtà la madre lo registrò all'anagrafe di entrambe le città per avere una doppia tessera annonaria (che dava diritto all'approvvigionamento dei viveri durante i rigidi razionamenti imposti dalla guerra). Ma è nell'ex capitale del Ducato degli Este dove vive e cresce, appassionandosi al disegno e stringendo presto un legame profondo con un concittadino destinato ad altrettante illustri fortune in campo musicale: Francesco Guccini. A metà degli anni '60 entra nello studio di animazione di Paul Campani, la Paul Film e successivamente approda alla Vimder Film. Qui incontra un'altra persona speciale per i suoi affetti e la carriera professionale, Guida De Maria, presentatogli dal cantautore modenese. In questo periodo elabora caroselli pubblicitari per il piccolo schermo concependo Cattivik e Capitan Posapiano.

[caption id="attachment_77143" align="aligncenter" width="400"]Da sinistra Francesco Guccini, GiancarloRroversi e Bonvi Da sinistra: Francesco Guccini, Giancarlo Roversi e Bonvi[/caption]

Mentre collabora alla Gazzetta di Parma e al settimanale Giovani, conosce Hugo Pratt che lo immortala nel suo capolavoro, Una ballata del mare salato, nelle vesti del luogotenente Slütter. Nel 1968 partecipa e vince l'unico premio che il quarto Salone dei Comics di Lucca aveva organizzato insieme al quotidiano Paese Sera. La Miglior Strip Italiana di quell'anno è la sua: Sturmtruppen. Ambientata nel Secondo Conflitto Mondiale, è inizialmente l'irresistibile parodia dell'esercito del Terzo Reich, ma diventa poi, mantenendo l'estroso tedesco maccheronico nei balloon, espressione della follia di tutte le guerre; viene tradotta in 11 lingue, compreso il russo per l'Unione Sovietica. Dal 1969 appare sull'economicissimo Off-Side diretto da Marco Giovannini per poi passare su varie testate: proseguirà per 25 anni, facendosi conoscere anche all'estero e diventando il primo fumetto nostrano ad avere un adattamento teatrale nel 1972 da parte dei Folli di Marina Faggi e Nino De Tollis, insieme a due film diretti da Salvatore Samperi (1976, 1982) che vedono come interpreti molti comici famosi come Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Umberto Smaila e tra cui compare lo stesso Bonvi. Varie sono pure le serie animate e le declinazioni commerciali e di merchandising.

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Sempre nel '68, insieme a Guccini inizia a scrivere e disegnare per il periodico Psyco episodi dai toni realistici e di genere fantascientifico, quasi antesignani delle future Guerre Stellari di George Lucas per atmosfere e situazioni. Saranno raccolti nel volume Storie dallo spazio profondo. Così Guccini descrive il progetto:

Mi chiamò dicendo che aveva grandi idee. Insieme pensammo una storia di fantascienza: s’intitolava Storia dello spazio profondo; l’eroe era lo stesso Bonvi che si autodisegnava, bello, biondo, io ero il robottino, un po’ sfigato.

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E ancora nello stesso anno prende corpo un altro successo multimediale, Cattivik, in cui si diverte a fare il verso a Diabolik e simili, molto in voga all'epoca, sbizzarrendosi anche in questo caso con un linguaggio strampalato per il suo antieroe. Debutta sul mensile Tiramolla e viene realizzato insieme a un giovane promettente che frequenta il suo studio modenese (la Playcomics), a cui poi lo lascerà in eredità: Guido Silvestrini, in arte Silver. Con lui e con un altro allievo dal futuro radioso, Clod (al secolo Claudio Onesti) negli stessi anni per la rivista Cucciolo della casa editrice Alpe, adatta Capitan Posapiano.

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Di fine anni '60 è anche Incubi di provincia, che prosegue a singhiozzo fino al 1977; sono autentici gioielli di umorismo grottesco. Ma è del 1972 un'altra sua felice intuizione: Nick Carter. È l'ennesima caricatura, questa volta del detective infallibile alla Sherlock Holmes, ma con un taglio indirizzato ai più giovani. Irresistibili sono le due spalle del protagonista, il grande e grosso Patsy e il piccolo e saggio Ten. Ne condivide insieme a De Maria la paternità per la rivoluzionaria trasmissione ideata da quest'ultimo e da Giancarlo Governi: Gulp! Fumetti in TV. La RAI porta sul media più popolare il meglio della Nona Arte italiana e straniera. Le investigazioni di Nick Carter finiscono su carta l'anno successivo sul Corriere dei Ragazzi e nel 1977 esplode il fenomeno SuperGulp! Fumetti in TV.

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Nel 1973 la sua inarrestabile e vulcanica creatività gli suggerisce il tragicomico horror le Cronache del dopobomba e nel '74 su testi di Mario Gomboli si autoritrae in Milo Marat sul giornale francese Pif. Nel 1978 per la collana Un uomo un'avventura della Sergio Bonelli Editore (allora Editoriale Cepim), firma L'uomo di Tsushima, capolavoro drammatico nel quale si raffigura nei panni di Jack London. Nel '79 partorisce Marzolino Tarantola, scherno dello sceneggiato in voga ai tempi Saturnino Farandola, tratto dal libro di Albert Robida, curandone la trasposizione animata per Supergulp!. Del 1982 per la versione italiana di Playboy finiscono sotto il suo sguardo attento e dissacrante i manga e i cartoni giapponesi in Heidi contro Ufo Robot.

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Gli anni '80 e '90 sono di impegno politico nel comune di Bologna e vicino all'amico e collega malato Magnus (alias Roberto Raviola). Fonda insieme a Red Ronnie il magazine Be Bop a Lula che diventa poi una trasmissione televisiva. Proprio recandosi alla registrazione di una sua puntata, viene falciato da un pirata della strada il 10 dicembre 1995. L'anno prima aveva ancora lanciato un personaggio inedito, Blob, mentre usciranno postumi i racconti La città (1998) e Maledetta Galassia (1999), scritti da lui e disegnati da Giorgio Cavazzano per la miniserie Zona X ma pubblicate ne I Grandi Comici del Fumetto sempre per la Bonelli.

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Sguaiato, plateale, eccentrico in pubblico, Bonvi, animo sensibile e altruista in privato, è stato un accorto e intelligente gestore del proprio talento, tanto da essere probabilmente il primo autore italiano a mantenere i diritti delle proprie opere senza mai cederne l'esclusiva. A lui va il merito di aver importato il formato orizzontale per le tavole e l'uso regolare di retini. Del suo genio il destino a voluto privarcene troppo presto. L'edizione della fiera di Lucca di quest'anno gli dedicherà una mostra a Palazzo Ducale.

Te ne sei andato, coi tuoi casini, la tua fantasia e generosità.
Te ne sei andato a girare in quello "Spazio Profondo" che avevamo
inventato, dove ci sono "venefiche entità su Urano", dove "i protocastori
mugghiano in letizia", dove ci sono "giacimenti di ostriche fossili, prelibata
leccornia del popolo di Kaa.

- Francesco Guccini

Bonvi

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