BadChronicles: Stan Lee, il demiurgo dell'Universo Marvel
È difficile credere che ci sia qualcuno che non abbia mai sentito parlare di Stan Lee, uno degli autori più creativi di tutti i tempi: ecco la sua storia
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
È difficile credere che ci sia qualcuno, anche estraneo alla Nona Arte, che non abbia mai sentito parlare di Stan Lee. Facciamo finta di sì e introduciamo con questo nuovo episodio di BadChronicles uno degli sceneggiatori più creativi di tutti i tempi, sicuri che anche gli innumerevoli fan troveranno tra le righe qualcosa che ancora non sapevano.
Nel 1939, neanche maggiorenne, dopo essersi diplomato alla scuola superiore, il Nostro entra alla Timely Comics grazie all'aiuto dello zio e della cugina, nonché moglie di Martin Goodman, proprietario della compagnia, e viene assegnato alla divisione dedicata al pulp, molto in voga allora.
Dopo incarichi di secondo livello, Stanley debutta su Captain America #3 con un testo dalle funzioni riempitive intitolato Captain America Foils the Traitor's Revenge, firmandosi con lo pseudonimo di Stan Lee; il motivo è il non voler bruciare il suo vero nome, per poterlo utilizzare più avanti come scrittore di romanzi. Il giovane si cimenta poi con una sceneggiatura di una storia breve, Headline Hunter, Foreign Corresponden (illustrata da Charles Nicholas per Captain America #5, dell'agosto 1941), passando poi a quelle regolari.
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Nel 1942, Simon e Kirby passano alla DC Comics e Lee si ritrova a vent'anni alla guida della casa editrice come Editor-In-Chief. Conserverà tale carica anche quando questa cambierà nome in Atlas e poi in Marvel Comics, fino al 1972, divenendone poi il direttore.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale si apre una lunga parentesi di declino del genere supereroistico: Stan Lee, negli anni '50, lavora su soggetti horror, fantascientifici, western e umoristici, tra cui la fortunata serie Gunsmoke Western e la strip My Friend Irma (La mia amica Irma) insieme a Dan DeCarlo, tratta dalla commedia radiofonica molto nota all'epoca.
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Nella seconda metà del decennio, tuttavia, Lee è stanco, insoddisfatto e deciso a mollare, ma come accade nei momenti più difficili, si presentano occasioni imprevedibili: l'editor Julius Schwartz affida a Robert Kanigher e a Carmine Infantino il rilancio dei super eroi DC Comics. Il loro Flash esordisce su Showcase #4 (ottobre 1956). Unanimemente viene considerato il manifesto della Silver Age dei comics. Tre anni dopo tocca a Lanterna Verde (Showcase #22, ottobre 1959), ad opera di John Broome e Gil Kane. Tutte le grandi icone della Golden Age vengono ringiovanite, aggiornate e talvolta stravolte, ma l'archetipo funziona ancora e le vendite lo dimostrano.
Nel 1960, su The Brave and the Bold #28, Gardner Fox e Mike Sekowsky battezzano la Justice League of America, una versione moderna della Justice Society. Goodman non può rimanere a guardare e chiede a Lee di rispondere con qualcosa di adeguato, ma le sue idee sono molto diverse, come lui stesso spiega:
Martin pensava che i fumetti fossero un prodotto per lettori assai giovani, o più vecchi ma stupidi. Voleva che le storie fossero molto semplici [...] Ero stanco di sottostare a quelle regole […] Così dissi a mia moglie Joanie che avrei lasciato i fumetti e provato con qualcos'altro. Lei mi disse: “Martin ti ha chiesto di realizzare una nuova serie […] Perché non la fai come piacerebbe a te? La cosa peggiore che può succederti è che ti licenzi, comunque vada tu hai già detto di volertene andare."
Lee si lancia così anima e corpo nell'impresa, e insieme a Kirby, tornato in azienda, plasma sul finire del 1961 il primo super gruppo Marvel: i Fantastici Quattro.
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Sono un esempio di progresso e tradizione nello stile dell'originale Timely Comics. La nuova Torcia Umana, membro del quartetto, è un omaggio alle origini della casa editrice e all'androide ideato da Carl Burgos, mentre già in Fantastic Four #4 riappare Namor, il Sub-Mariner di Bill Everett. I modelli e i riferimenti di Lee sono diversi da tutto il resto e dal passato. Hanno poteri stupefacenti e caratteristiche incredibili, ma sono fragili, umani. Lo scrittore conia per loro lo slogan “Supereroi con superproblemi”, investendoli di insicurezze e difficoltà. Il favore e l'immedesimazione del pubblico ne sanciscono il trionfo.
Sulle pagine di Incredible Hulk, dove il protagonista è addirittura un mostro, un diverso, ispirato a Frankenstein di Mary Shelley e a Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson, il concetto viene esasperato e per poi essere raffinato e arricchito di temi sociali e razziali su X-Men, dove la sua irrefrenabile fantasia trae spunto da elementi già esistenti della cultura, della mitologia e del folklore nazionale e internazionale, fondendoli in qualcosa di completamente diverso. L'Uomo Ghiaccio, ad esempio, ricorda il suo Jack Frost, nato nel 1940.
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Il paradigma da lui coniato viene sviscerato in quello che diventa il simbolo della neonata Marvel: Spider-Man. Questa volta il design non è di Kirby, ma di Steve Ditko. A margine, resta inalterato il rapporto conflittuale con il suo datore di lavoro:
Quando andai da Martin e gli esposi la cosa elettrizzato, lui mi disse: “Stan è la peggior idea che abbia mai sentito. Prima di tutto la gente odia i ragni e in secondo luogo non può essere un adolescente, gli adolescenti sono comprimari e spalle, non super eroi. E poi che vuol dire problemi personali? Sai cos'è un super eroe?"
Ancora una volta è Lee ad avere ragione e nell'arco di pochi mesi L'Uomo Ragno si guadagna una testata tutta sua, dopo l'esordio su Amazing Fantasy #15 (Agosto 1962), con Amazing Spider-Man #1 (marzo 1963).
In un lustro vengono dati alla luce Thor (1962), Iron Man (1963), Avengers (1963), Gli Inumani (1965), Silver Surfer (1966) e Pantera Nera (1966) in collaborazione con Kirby, Daredevil (1964) con Everett, la Vedova Nera (1964) con Don Heck e Doctor Strange (1963) con Ditko. Vengono gettate le basi dell'intero Universo Marvel, e Lee è il suo demiurgo, colui che plasma una materia infinita a dà forma a mondo magnifico e irresistibile. È una rivoluzione nell'ambiente.
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Nel 1971, contrariamente alle imposizioni del Comics Code (l'organo di censura del Fumetto statunitense, creato nel 1954 e ispirato dal testo Seduction of the Innocent dello psichiatra Fredric Wertham), Lee pubblica su Amazing Spider-Man #96 un racconto in cui il miglior amico di Peter Parker fa uso di droghe, e dove compare esplicitamente il termine “stoned” (“fatto”). È un successo e l'autorità preposta rivede il protocollo e acconsente l'applicazione del bollino di idoneità ad albi che dipingano negativamente tutto ciò che in precedenza veniva proibito perché diseducativo.
Stan Lee è ormai una figura eminente e autorevole: oggi è una leggenda vivente. Il suo paradigma del super eroe ha influenzato irreversibilmente le nuvole parlanti, reggendo inalterato fino all'arrivo di Watchmen (1986). Ma questa... è un'altra storia.