Bad Taste, il sito più plagiato?

E’ da tempo che il nostro sito viene utilizzato come ‘fonte’ da altri spazi analoghi. Un omaggio alla bontà dei nostri articoli? Non proprio, considerando che il furto dei nostri pezzi ha raggiunto proporzioni preoccupanti…

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Succede spesso che i nostri pezzi compaiano sul altri siti. No, non si tratta di una collaborazione consapevole. Molti lo fanno su qualche forum, copincollando (di solito interamente, ma almeno segnalando la fonte) i nostri articoli. In questo caso, difficile lamentarsi, visto che è un fenomeno non gestibile. Più spiacevole quando lo fa qualche webmaster, che ovviamente dovrebbe avere qualche responsabilità (e un rispetto) maggiore. Certo, il link al nostro sito indica chi è l’autore del pezzo, ma perché uno dovrebbe venire da noi a leggerselo, quando può farlo sul sito esterno, che ha effettuato il solo sforzo di copiarlo ed incollarlo?
In questi casi, quando ce ne accorgiamo, segnaliamo ai siti in questione (che magari, molto coerentemente, hanno la dicitura “vietata la riproduzione totale o parziale” dei LORO articoli) che sarebbe molto più indicato e corretto estrapolare qualche riga del nostro pezzo e poi rimandare a Bad Taste. Ma cosa fare quando un sito ti copia integralmente gli articoli, SENZA rendere esplicito che si tratta di un lavoro esterno e fingendo implicitamente che sia frutto del proprio lavoro?

E’ quello che è successo recentemente. Tra le ultime settimane del 2006 e quelle iniziali del 2007, un sito commerciale (considerando che era gestito da una società di comunicazione e che aveva diversi banner cinematografici) ha deciso che alcuni nostri articoli meritavano ‘l’onore’ di essere riproposti sulle loro pagine e (ulteriore ‘onore’) essere spacciati per roba loro. In alcuni casi, si trattava di copie ridicole, come un elenco dei nomi del cast di Ocean’s 13, che avrebbe potuto benissimo essere ‘riadattato’ e reso (semi)originale. In altre situazioni, il discorso era più complesso, come quando si riprendeva il mio articolo sugli incassi di Eragon (che, peraltro, conteneva previsioni decisamente troppo pessimiste per questo film) e si eliminava la mia introduzione, facendolo così apparire quasi come una notizia ufficiale (cosa che ovviamente non era).

La discussione con i gestori del sito non è stata serena all’inizio (sembrava quasi che si vantassero dell’accaduto), decisamente migliore in seguito. Quello che però mi ha sorpreso (e mi ha fatto riflettere) è la ragione che ha portato a questo comportamento. Io, francamente, mi aspettavo che si trattasse di un collaboratore poco serio, che si volesse far bello copiando i nostri pezzi. In realtà, come purtroppo è prassi, l’idea di fondo è che su Internet copiare è normale e che sia (cito testualmente dalla mail della controparte) “una pratica diffusa ed accettata”. Cosa, purtroppo, vera (almeno per quanto riguarda la diffusione).

Ora, visto che ve lo starete chiedendo, non vi diremo il nome del sito in questione. Non certo per paura (anzi, considerando che potevamo fare denuncia…), né per generosità (non ci allarghiamo, non siamo così buoni), ma per due validi motivi. Primo, perché sembrerebbe una vendetta, sentimento comprensibile, ma che, nei limiti del possibile, andrebbe tenuto a bada. Secondo (e cosa più importante), perché sarebbe un modo per indicare un colpevole preciso, in una situazione che è invece generale.

E qui, è forse il caso di fare un discorso più ampio. Parafrasando Raymond Carver, di cosa parliamo quando parliamo di Internet? In linea teorica, è un mezzo straordinario, che permette a tutti di fare informazione e di diffonderla con costi ridottissimi (almeno rispetto ai mass media tradizionali), magari in uno spirito di collaborazione democratico. In pratica, soprattutto in Italia, la realtà è ben diversa. Molto spesso non si controllano minimamente le fonti, si parla a ruota libera (magari di cose di cui non si è esperti) e si cade spesso in contraddizione. Prendiamo quello che è, indubbiamente, il sito indipendente più importante d’Italia, ossia il blog di Beppe Grillo. Alcune volte, ci si trovano articoli interessanti e originali. Ma spesso Grillo non si preoccupa minimamente di controllare se le notizie che diffonde siano veramente tali e/o tende (per superficialità o altro) ad esagerare nelle sue denunce.
Se poi paragoniamo le edizioni inglese ed italiana di Wikipedia (sia nei contenuti che nello stile di scrittura), il confronto risulta drammatico.

Prendiamo invece un caso che ci riguarda più da vicino, ossia il mio pezzo su Eragon e sugli incassi deludenti che ha ottenuto. E’ stato un articolo molto ripreso (in maniera corretta o meno) e commentato. In alcuni casi, era chiaro che chi lo riprendeva non era molto pratico di box office. Nulla di male, ma allora perché non mandarmi una mail chiedendo spiegazioni (insomma, andare alla fonte)? E ancora, perché utilizzare brani del mio articolo, estrapolarli e dargli un significato completamente diverso? Come quando dicevo che il film era primo a livello internazionale (per la cronaca, le classifiche internazionali sono quelle senza i dati statunitensi, quindi è scorretto parlare di Eragon “primo nel mondo”…), ma che comunque i risultati non erano straordinari, mentre invece altri decidevano di mettere in evidenza soltanto il primo posto (e facevano paragoni assurdi con Casino Royale, uscito un mese prima).
Inoltre, seguire in questo modo superficiale l’andamento del film significa non analizzarne bene l’evoluzione. Le stime che avevo fatto (in cui avevo sottovalutato l’importanza del pubblico natalizio) si sono rivelate decisamente inferiori ai risultati reali. E anche se questo non rende il film un successo (tutt’altro), non è neanche il disastro che pensavo. Ma questo si può constatare (correggendo l’errore fatto) soltanto continuando a seguire il film con attenzione e competenza.

Insomma, da una parte si esaltano le possibilità di questo mezzo, come quando una recente copertina di Time, dedicata a tutti gli internauti, ha mandato in visibilio buona parte dei blog italiani. Che, presi un po’ dall’esaltazione, non si sono neanche soffermati sulla follia dell’iniziativa (la più importante rivista cartacea del mondo che sostiene che ormai l’informazione si fa in Rete? Ma allora perché continuare ad esistere?). Per fortuna che c’era la trasmissione di Jon Stewart a farsi beffe dell’iniziativa (purtroppo, la clip su YouTube non si trova).
Dall’altra, si fa più attenzione ai tono urlati che alla serietà di quello che si scrive: insomma, proprio come i media tradizionali…
In generale, quello che manca quasi totalmente ai siti cinematografici italiani (ma anche quelli stranieri non scherzano) è una netiquette adeguata, un rispetto verso i concorrenti e i lettori. Intanto, bisognerebbe citare sempre la fonte, una scelta non solo doverosa verso chi ha portato la notizia alla luce, ma anche importante per far capire l’attendibilità della stessa (un articolo su Variety non è valutabile come uno del Sun). E poi, non pensare che il lavoro altrui sia messo a disposizione per essere copiato, ma che invece segnalarlo nel modo adeguato sia la maniera migliore per creare un vero network alternativo ai grandi mass media e aiutare il lettore a trovare informazioni sempre più interessanti.

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