Bad School - Voci Lontane... Sempre Presenti, di Terence Davies
Il Bad School della settimana è Voci Lontane... Sempre Presenti di Terence Davies, la pellicola che rivelò il talento del regista inglese di A Quiet Passion
Ben prima di affrontare la famiglia Dickinson inquadrando spesso e volentieri sia l'interno che l'esterno della sua casa in stile federale, poi diventata museo, ad Amherst Massachusetts (ricostruita, nel film, meticolosamente in Belgio), un giovane cineasta inglese di nome Terence Davies inquadrò la facciata di casette a schiera popolari in stile vittoriano in quel di Londra (47 Whistler Street; per gli appassionati di location) facendole passare per la dimora della sua infanzia a Liverpool tra gli anni '40 e '50 (la vera casa del regista era stata demolita nel 1961). Davies, all'epoca 43enne, era nel pieno di un periodo autobiografico e con Voci Lontane... Sempre Presenti (1988) voleva rimettere in scena la sua infanzia attraverso frammenti di un ricordo tra l'odioso e l'amoroso. Grazie alla presenza attiva del British Film Institut Production Board, ufficio del BFI che aiutò non poco a finanziare i primi lavori di Greenaway, Jarman e lo stesso Davies, il regista si imbarcò nel suo esordio nel lungo verso una pellicola in costume ambientata nel Regno Unito della sua infanzia, lunga solo 85 minuti, divisa in due parti (un anno di interruzione della produzione), con una fotografia virata verso il marrone raffigurante un'Inghilterra working class che non ha ancora scoperto la spensieratezza del rock'n'roll e dei Beatles esattamente come gli Stati Uniti di Emily Dickinson non avevano ancora assaporato la piena emancipazione femminile. Ancora una volta Davies racconta un luogo mitico (la Liverpool dei Beatles come il New England della Dickinson) prima che lo diventi. I protagonisti sono i D. (per Davies) nella formazione di padre, madre e tre figli (identico quintetto anche in A Quiet Passion). Quanto raccontano di noi le nostre case? Tutto. Lo sanno bene autori di epopee familiari come Victor Fleming (Via Col Vento, 1939), John Ford (Com'era Verde La Mia Valle, 1941) Orson Welles (L'Orgoglio Degli Amberson, 1942), Luchino Visconti (Il Gattopardo, 1963), Ingmar Bergman (Fanny e Alexander, 1982) o Ettore Scola (La Famiglia, 1987). Quella finestra, porta, rampa di scale e/o corridoio. Un salone dove un tempo si ballava. Davies qui si concentra sull'uscio (ripreso da dentro e fuori), carta da parati fangosa e quei gradini che salgono al piano superiore (anche in A Quiet Passion c'è molta enfasi su ciò che porta al secondo piano da cui la Dickinson, a un certo punto, non vuole più scendere). Vedremo una famiglia vivere circa 20 anni tra matrimoni, battibecchi, violenze, amore, amicizia, bombardamenti, amici, pub, esterni ai D. che diventano familiari. È tutto montato come se fossero i ricordi intermittenti dei tre figli come la prima parte di The Tree Of Life di Terrence Malick.
Chi è cresciuto adorando Pete Postlethwaite ne I Soliti Sospetti (1995) di Bryan Singer, troverà qui l'attore inglese scomparso sette anni fa nei panni di un padre autoritario e violento. Almeno è così che lo ricordano i figli Maisee e Tony laddove invece Eileen, la più alta dei piccoli D., di lui conserva anche memorie dolci. In un racconto per immagini che va avanti e indietro nel tempo attraversando funerali, nascite e matrimoni, Postlewhite e Davies creano un padre severo (come il fantastico Brad Pitt di The Tree of Life) affetto in più da turbe mentali (l'apparizione a lume di candela di suo fratello Ted, ancora più squilibrato, è forse il momento più bello di tutto il film), fuori e dentro gli ospedali, distrutto dal senso di colpa sul letto di morte (dove chiede scusa al figlio) e con un passato più lieve ignaro alla sua prole ("Perché lo hai sposato mamma?" "Perché era un bel tipo e ballava bene"). Con una squisita eleganza Davies ci fa vedere nella seconda parte figlie che diventano prima mogli e poi madri, in compagnia di mariti che si ubriacano ai pub e che ricordano a queste signore come ormai siano sostanzialmente al loro servizio (tranne una: a Maisie va benissimo perché trova un uomo assai gentile e simpatico). Quel padre prevaricatore potrebbe essersi trasformato nei loro consorti affannati ad ubriacarsi ai pub, fare le schedine del totocalcio e parlare animatamente della Premiere League. Voci Lontane... Sempre Presenti è un film molto particolare da recuperare oggi anche perché è più cantato che parlato. I personaggi, non particolarmente a loro agio con le parole, trovano nelle canzoni un mezzo di espressione per comunicare le loro emozioni più nascoste vivendo così anche la bellezza dello stare insieme. Tutto il film di Davies è accompagnato da ritrovi familiari in cui qualcuno chiede a qualcun altro di intonare una melodia. Sentiremo tanto blues e soul con una ventina di motivi musicali nella colonna sonora live del film. In un momento sublime in cui Davies inquadra l'interno di un cinema in lacrime durante la visione de L'amore È Una Cosa Meravigliosa (1955) con William Holden e Jennifer Jones, sentiamo in sottofondo il motivo di Love Is A Many-Splendored Thing nella melodia di Sammy Fain. Sarà uno dei rari momenti in cui le note musicali non saranno prodotte direttamente dai personaggi in scena.
Il film piacque non poco grazie ai calibrati movimenti di macchina, la working class raccontata con stile, l'assenza di protagonisti, la mancanza di voice over, la naturalezza del passaggio del tempo senza didascalia o altri mezzi per imboccare lo spettatore (stesso procedimento, leggermente meno esasperato, utilizzato in A Quiet Passion). Un paese e una generazione venivano fuori attraverso manifesti cinematografici, alcolici da ordinare al bancone del pub, squadre di calcio o musica leggera. Vinse il Premio Fipresci al Festival di Cannes, il Pardo d'Oro a Locarno e il premio dei critici internazionali al Toronto Film Festival. La carriera di Davies esplose, poi si bloccò fino a La Casa Della Gioia (2000), poi ristagnò nuovamente fino a questi ultimi anni assai intensi con tre buoni successi di fila come The Deep Blue Sea (2011), Sunset Song (2015) e A Quiet Passion, in cui va in scena un'altra famiglia D. Sono i celeberrimi Dickinson anche se i trasfigurati Davies, grazie a questo bizzarro esperimento del 1988, fanno ormai parte di un piccolo classico cinematografico.