Bad School - Trainspotting, di Danny Boyle

Il Bad School della settimana è Trainspotting di Danny Boyle, pietra miliare del 1996 fortemente influenzata da Pulp Fiction e in grado di far esplodere il cinema inglese

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Drugstore

Droga & Cinema? Ma quale tipo di droga? "La nicotina è una droga. La caffeina è una droga" dice meccanicamente alla barista tabagista Irene l'Agente FBI Sam Stanley in Fuoco Cammina Con Me (1992) di David Lynch. Irene si arrabbia e precisa a Sam che nicotina e caffeina sono droghe sì... ma legali. Quante volte abbiamo visto al cinema gli effetti fisici e drammaturgici della droga legale per eccellenza? Quella che Aldous Huxley chiamava: "la droga dei barbari"? Tantissime. Dal miliardario che quando è sobrio odia Charlot e quando è ubriaco fradicio lo ama (idea non male di Chaplin portata avanti a lungo in Luci Della Città) a tutta la generazione degli alcolizzati estetizzanti, dal Paul Newman de La Gatta Sul Tetto Che Scotta (1958) di Richard Brooks al Dean Martin di Un Dollaro d'Onore (1959) di Howard Hawks. L'alcool è uno status symbol di uomini duri e casanova, da Ernest Hemingway ad Arturo Modigliani passando per gli inglesi Richard Burton e Richard Harris. L'eroina suggerita come iniettata dentro il corpo dell'eroina del film Janet Leigh ne L'Infernale Quinlan (1958) di Welles è a fine anni '50 uno shock, tra i tanti, di quel capolavoro che ispira Psyco (1960) di Hitchcock ma taglia le gambe al gigantesco Welles in quel di Hollywood. Tre anni prima, nel 1955, il compagno di bevute di Dean Martin dentro il Rat Pack Frank Sinatra recita nei panni di un morfinomane ne L'Uomo Dal Braccio D'Oro (1955) di Preminger. Ovviamente non c'è niente da ridere. La droga è IL problema del protagonista così come la marijuana tanto bene non fa, visti i comportamenti psicotici, all'Indio di Gian Maria Volonté dentro Per Qualche Dollaro In Più (1965) di Leone citato con affetto dalle fumate d'oppio, diciamo più terapeutiche, di Ethan Hawke nel remake I Magnifici 7 (2016) firmato Fuqua. Per cominciare a ridere degli stati alterati di coscienza ecco i prodromi dello stoner movie dentro Easy Rider (1969) di Hopper dove vediamo il dramma e le fucilate contro i capelloni drogatoni ma ci facciamo anche qualche risata esistendo pure il lato bello dell'esperienza psicotropa a seconda delle persone con cui "ti fai" (se sono della tua generazione è meglio) + il momento emotivo in cui lo fai. Antonioni è ancora molto old school in Blow-Up (1966; la marijuana che gira presso gli swingers londinesi rende le porte della percezione delle prove del delitto captate dal fotografo Thomas ancora più difficili da confermare ed aprire). Anche i cartoni animati cominciano a intossicarsi grazie al Ralph Bakshi di Fritz Il Gatto (1972) mentre Kubrick, sempre avanti anni luce rispetto a tutti, rende l'esperienza molto lucida, quotidiana, nichilista e acida grazie alla mescalina aggiunta al latte in Arancia Meccanica (1971). Ad Alex piace tanto. Il primo, classico, stoner movie nel senso del sottogenere della commedia picaresca amatissimo da Tarantino e presente nella storia del nostro cinema solo recentemente grazie al Marco Risi da Ammaniti de L'Ultimo Capodanno (1998) e i più recenti Smetto Quando Voglio (2014) + tutto il lavoro web dei The Pills... arriva con Up In Smoke (1978) di Lou Adler con la mitica coppia Cheech & Chong, padri di Harold & Kumar. La droga leggera può essere uno sballo al box office e una trasgressione così leggera da diventare commediona borghese. L'eroina? No. Con l'eroina c'è il drammone sociale, la periferia degradata, le famiglie grigie spezzate. Il film deve essere cupo, sgraziato, sporco. La droga pesante per antonomasia non può far ridere. Non accade ciò in Christiane F. - Noi I Ragazzi Dello Zoo Di Berlino (1981) di Edel mentre in Amore Tossico (1983) di Caligari, grazie al tormentone del gelato, qualcosa di ironico c'è.
Poi arriva Trainspotting (1996).
Peccato che Andrea Pazienza fosse già morto di overdose prima di vederlo. Forse non gli sarebbe dispiaciuto.

1996

Irvine Welsh pubblica il libro nel 1993. Si tratta di vari personaggi di Leth (vicino Edimburgo) i quali parlano in prima persona della loro dipendenza dall'eroina attraverso un personale punto di vista. Sette sezioni, qualche avventuretta sgangherata, una cornice storica: fine anni '80. Il 25 marzo del 1996 Mel Gibson ha appena reso la Scozia cool e da Oscar grazie a Braveheart (1995;  lì compaiono James Cosmo e Peter Mullan pre-Trainspotting), trionfatore all'edizione Oscar di quell'anno (vedi Bad School). È un momento d'oro per la regione dello United Kingdom nota per l'avarizia, il kilt, lo scotch, Sean Connery e Highlander (1986). Il regista inglese nemmeno quarantenne Danny Boyle, al secondo film dopo Piccoli Omicidi Tra Amici (1994), e lo sceneggiatore scozzese trentaduenne John Hodge, al secondo copione dopo Piccoli Omicidi Tra Amici, hanno le idee chiarissime: l'eroina deve essere anche allegra e in più ci vuole tanta voglia di tradire Irvine Welsh (presente in cammeo). Boyle ancora oggi parla di Mtv come punto di riferimento. Non la Mtv razzista e retrograda nata nel 1981 che vuole vietare la trasmissione del videoclip Billie Jean diretto da Mike Barron per il colore della pelle della popstar protagonista ma quella Mtv degli anni '90 che possiede animazioni grafiche da urlo, programmi divertenti, una bella aria progressista e una coolness visiva di grandissimo impatto e simpatia istantanea. Il cambiamento da Welsh deve essere chiaro e kubrickiano (sempre stato, il grande Stanley, un inesorabile traditore dei tanti scrittori adattati). Un solo protagonista e voce narrante (con io narrante beffardo e bruciante alla Alex di Arancia Meccanica), un-inizio-un-centro-una-fine in tre atti (Welsh, invece, non è lineare), una diversa cornice storica (da fine anni '80 a quella metà anni '90 lì con brit pop e techno-dance pronte a sfidarsi in colonna sonora insieme a vecchie glorie come Lou Reed e Iggy Pop).
Poi c'è anche Pulp Fiction (1994).
Boyle, il produttore Andrew Macdonald, Hodge e mezzo mondo lo vedono. E sicuramente lo adorano.

Dipendenza da un titolo

La dipendenza più forte è con Tarantino. Sì certo... il locale Volcano di Glasgow (molta parte del film è girata lì e non ad Edimburgo) è ripreso al suo interno in lento avvicinamento da totale come Kubrick fa all'inizio di Arancia Meccanica con il Korova Milk Bar. Ma il Volcano è anche uguale al Jack Rabbit Slims di Pulp Fiction soprattutto per la sua ossessione iconografica riguardo la cultura pop (vedremo graffiti di Taxi Driver con Jodie Foster e Robert De Niro). Boyle, Macdonald e Hodge vogliono fare un film mainstream e supercommerciale su cosacce triviali come eroina, sesso e violenza esattamente come Tarantino è riuscito a fare con quel capolavoro su gangster losangelini logorroici fotografato con una palette cromatica pastello degna di un musical di Vincent Minnelli. Boyle vuole lo stesso effetto. Vuole colore, humour, energia, sesso, chiacchiere sulla cultura pop e sintesi di topiche epocali (si parla tanto di 007, Sean Connery, Iggy Pop, calcio, aids, musica). Se Friedkin riprende la preparazione della dose di eroina per il test dell'espertone ne Il Braccio Violento Della Legge (1971) come fosse qualcosa di grigio e scientifico, Tarantino, nel 1994, filma la preparazione della "spada" che Vincent Vega si fa prima di andare a prendere Mia Wallace per il famoso appuntamento come qualcosa di rovente, morbido, eccitante e swing. Boyle è leggermente meno glamour (ma solo leggermente) perché sa che non avrà giacche e cravatte a Los Angeles ma t-shirt e jeans puzzolenti a Edimburgo. E sa anche che Los Angeles è una luminosa City of Star e quindi già postmoderna prima del tempo. Mentre i suoi protagonisti (gli scozzesi) sono figli del brutto tempo, frustrazione e da riprendere con un occhio figlio del socio-realismo. Ma è un occhio-figlio che si è rotto un po' le palle del padre. Trainspotting, anche per quanto riguarda il geniale lancio pubblicitario architettato da Macdonald in patria e nel mondo, è totalmente Pulp Fiction per quanto riguarda la voglia di arrivare a raccontare la droga come un'avventura commerciale per un pubblico borghese da intrigare, eccitare e spaventare esattamente come fece Tarantino o il nostro immenso Andrea Pazienza nel campo del fumetto.
C'è anche la questione del titolo. Trainspotting, come Pulp Fiction, è una suggestione. Sappiamo che una scena rimossa avrebbe reso il tutto più comprensibile (veniva usata l'espressione "trainspotting") ma questa assenza di riferimenti concreti, come nel caso di altri grandi film dai titoli elusivi come La Dolce Vita (1960), Brazil (1985) o Drive (2011), rende tutto ancora più affascinante.

Heroes 

C'è bisogno per Boyle di eroici eroinomani, corpi freschi ma possibilmente passibili di stardom. Li trova in un venticinquenne Ewan McGregor (Mark Renton; già provato con successo in Piccoli Omicidi Tra Amici ma qui con quasi 13 kg in meno), un ventiquattrenne Jonny Lee Miller ("Sick Boy"; sposerà Angelina Jolie un mese dopo l'uscita in sala in Gran Bretagna di Trainspotting), un ventiquattrenne Ewen Bremner (il simpatico "Spud" era stato Mark Renton nei primi adattamenti teatrali del libro di Welsh pre-film), un ventitreenne Kevin McKidd (Tommy) e la debuttante Kelly Macdonald (Diane), appena diciannovenne e già lanciata in un'energica scena di sesso con McGregor circa al minuto 28. Poi c'è anche il trentacinquenne Robert Carlyle (Begbie), eroe gentile del socio-realismo lanciato dallo splendido Riff-Raff - Meglio Perderli Che Trovarli (1991) di Ken Loach, qui villain e prima motivazione per l'ultima scelta del nostro eroe Mark Renton.

Il viaggio dell'eroe

Boyle e Hodge sentono che c'è bisogno di immedesimazione e carisma. Trainspotting film allora diventerà il viaggio di Mark Renton diviso in tre rigidi atti per la durata perfetta di 94 minuti. I atto: il divertimento (minuti 0-30: la droga è un gioco bellissimo come la partita di calcetto con gli amici ed è anche divertente provare a smettere perché tutto, anche tuffarsi in un cesso lurido, diventa un'avventura picaresca con risse, scopate occasionali e fucilate nel parco a orridi skinhead calzanti Dr. Martens 1940); II atto: la botta (minuti 30-60: l'uscita all'aria aperta e la Scozia fuori dalla stanza tossica rende tutto più triste e amaro per Renton & Co. anche per via della morte di un bambino come simbolo di zero futuro per la vita del e nel gruppo) III: il nichilismo (minuti 60-90: Mark è diventato un cinico agente immobiliare che vorrebbe farsi i cavoli suoi fino a che Begbie e "Sick Boy" non vanno a rompergli le scatole a Londra; dovrà liberarsi di loro dopo una scalcinata vendita di eroina con un personaggio che sarebbe poi morto nella timeline del film girato in realtà prima ovvero Piccoli Omicidi Tra Amici).
Il vero viaggio, anche visivo, è quando non ci si fa e si vuole smettere (le allucinazioni di Begbie sotto le lenzuola e il bambino sul soffitto che gira la testa a 360 gradi come ne L'Esorcista).
Il fatto che la sobrietà sia allucinatoria è un'idea cinematograficamente sovversiva all'interno dello stoner movie.

Conclusioni

Il film fa un sacco di soldi. Ma non solo.
Nasce una star mondiale: Ewan McGregor.
L'Inghilterra riesplode dopo i '60.
Quattro Matrimoni E Un Funerale (1994) è la prova che possono fare Harry, Ti Presento Sally... (1989).
Trainspotting (1996) è la prova che possono fare Pulp Fiction (1994).
Due capolavori cinematografici risollevano il cinema britannico, una rivista di cinema comincia a dominare il mondo con il suo approccio sofisticato al pop (Empire), le star di ieri (Madonna) e di domani (Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow) vogliono fare l'amore e sposare degli artisti inglesi mentre Guy Ritchie nel 1998 urla: "Ci sono anch'io!".
Quel momento è un momento d'oro.
È come se oggi in Italia, dopo Jeeg, si cominciasse a fare sistematicamente, con produttori, registi e sceneggiatori editorialmente all'altezza di Macdonald, Boyle e Hodge, spaghetti cinecomic a modo nostro, con personalità, furore latino e supereroi diversi e peculiari tra nostri patrimoni artistici. Sarebbe bello se succedesse, no?
A proposito di Italia...  il primo settembre 1997  nasce Mtv Italia, a meno di un anno di distanza dall'uscita nelle nostre sale di Trainspotting. Viene diretta da Antonio Campo Dall'Orto fino al 2011. Chi è?
L'avete visto recentemente seduto in prima fila al Teatro Ariston ringraziato pubblicamente da Carlo Conti e Maurizio Crozza.
Dal 6 agosto 2015 è il Direttore Generale della Rai.
Dal 22 febbraio 2009 Danny Boyle è Miglior Regista e autore del Miglior Film alla 81ª edizione degli Oscar. Ciò che ieri era estremo e nuovo, oggi è canone.
Il 27 gennaio 2017 esce in Gran Bretagna T2 Trainspotting, un sequel atteso da molti, diretto da Boyle, scritto da Hodge, prodotto da Macdonald e interpretato da tutto il cast originale.
Ma questa è un'altra storia.
E anche un altro saggio.

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